L’ appello dei leader di Confcommercio
Una manovra finanziaria coraggiosa che rilanci i consumi con misure che mettano più soldi in tasca agli italiani, e in particolare al ceto medio: è questo che chiede il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che ieri ha partecipato a Napoll all’assemblea generale regionale dell’associazione dal titolo “80 anni di Impresa, Futuro di Comunità: il ruolo della Confcommercio in Campania”, organizzata in occasione dell’ottantennale della confederazione, fondata il 29 aprile 1945. «Nel 2024, la crescita del Pii italiano è stata moderata, +0,7%, con i consumi poco dinamici. Secondo le nostre stime, anche nel 2025 ampie aree del Paese presentano livelli di Pii e di consumi ancora inferiori a quelli del 2007. Quindi è fondamentale ridare fiducia alle famiglie e rivitalizzare i consumi» sottolinea Sangalli, che aggiunge: «Questo va fatto attraverso la riduzione delle tasse. Nell’incontro di lunedì con il governo, infatti, abbiamo ribadito l’urgenza di ridurre la seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%, innalzando il corrispondente scaglione di reddito da 50mila euro a 60mila, e di valutare interventi di alleggerimento del prelievo fiscale sugli aumenti contrattuali e sulle tredicesime ». Ma non basta.
IL NODO CONTRATTI
Per sostenere i redditi, secondo il leader di Confcommercio, è anche necessario contrastare il dumping salariale e normativo dovuto ai cosiddetti ··contratti pirata”, cioè ad accordi sottoscritti da organizzazioni sindacali poco o per nulla rappresentative che incentivano la concorrenza sleale, legittimando salari ridotti, meno ferie, orari più lunghi e carenza di forme di welfare, danneggiando così le imprese corrette che devono competere con chi risparmia sul costo del lavoro. «In Italia, presso il Cnel, sono depositati oltre mille contratti collettivi nazionali. Più di dieci derivano dal nostro sistema, a partire da quello del Terziario, il più diffuso, a quello di Fipe, a quello di Federalber;ghi. Ma accanto a questi, si moltiplicano i cosiddetti contratti pirata» spiega Sangalli che continua: «Secondo il nostro Ufficio studi, in campania sono oltre 28mila i lavoratori impiegati con contratti pirata, pari all’8,5% del totale dei contratti del terziario di mercato della regione, contro una media nazionale del 3,51%». Il numero uno della Confcommercio ritiene necessario «certificare la rappresentanza. E su questi temi abbiamo un cantiere aperto con Cgil, Cisl e Uil» aggiunge, convinto del fatto che sia arrivato il tempo «che le stesse istituzioni, a partire da meccanismi premiali negli appalti pubblici,».
I DATI
Nel suo intervento, Sangalli, ricorda come il mandato associativo di Confcommercio «sia rendere più resistenti i fili invisibili che tengono insieme città e territori, economia e società, persone e comunità.
A partire dalla campania: terra di spirito d’iniziativa e di intrapresa; luogo di passione e vitalità; regione viva e vivace, a cui non manca lo spirito e il coraggio». Una regione in cui, sottolinea il presidente di Confcommercio Campania, Pasquale Russo. citando dati della Banca d’Italia, «il Terziario conta oltre 320mila imprese attive che occupano 1’85% dei lavoratori del settore privato, e vale il 55% del Pil regionale, a fronte del 19,8 dell’industria. Il solo settore nel quale investimenti e occupazione sono in netta crescita nel triennio 2022-24, con oltre il 70% delle nuove assunzioni nell’ultimo triennio, pari ad 82.500. Numeri che sfatano il mito che il commercio sia un settore stagnante e incapace di produrre crescita e occupazione » aggiunge Russo. che poi ricorda come «in Campania siano almeno 20mila le posizioni ancora scoperte».
Il Mattino, 16 ottobre 2025