Le richieste di Confcommercio alla Regione. «Serve un fronte comune contro il dumping contrattuale per tutelare imprese e lavoratori — sostiene il presidente Enrico Postacchini»
Basta contratti pirata e basta dumping. Lo ribadisce Confcommercio Emilia-Romagna durante il primo incontro per aggiornare il Patto regionale per il lavoro e per il clima che, una volta completato, si chiamerà Patto per l’Emilia-Romagna. «Serve un fronte comune contro il dumping contrattuale per tutelare imprese e lavoratori — sostiene il presidente Enrico Postacchini —. C’è la necessità di affrontare con decisione un fenomeno che continua a minacciare la qualità del lavoro, la competitività delle imprese e la coesione sociale del territorio». Secondo un’indagine nazionale, recentemente presentata da Confcommercio, oltre 200 contratti collettivi sottoscritti da sigle minoritarie penalizzano i lavoratori del terziario e del turismo, con tagli significativi a salari, tutele e welfare. Il ricorso ai cosidetti contratti pirata, quelli cioè non firmati dalle più rappresentative sigle sindacali, comporta perdite retributive che variano in media tra i 3 mila e i 4 mila euro lordi annui, ma che in alcuni casi possono superare — come rivela l’ultima ricerca Adapt sul tema — anche i 7/8 mila. «I contratti siglati dal sistema Confcommercio si basano su modelli innovativi che tutelano un numero molto significativo di imprese e di lavoratori, rappresentando — ricorda Postacchini — un pilastro per la tenuta economica e sociale della regione. In Emilia-Romagna, dove le piccole e medie imprese sono fondamentali, difendere la contrattazione collettiva significa difendere il futuro».
Nella fase di confronto per la definizione del nuovo Patto per il lavoro e per il clima in corso, insomma, la Confcommercio regionale sottolinea come il contrasto alla concorrenza contrattuale sleale sia perfettamente coerente con le priorità del nuovo Patto, che pone al centro lavoro di qualità, legalità, sostenibilità e innovazione. L’associazione ha anche proposte precise. Innanzitutto, il riconoscimento del dumping contrattuale come pratica da contrastare attivamente, in quanto lesiva dei principi di equità, trasparenza e qualità del lavoro. Poi, il sostegno alla contrattazione di qualità e alla bilateralità, come strumenti di valorizzazione del lavoro e di competitività sana tra imprese. Infine, Confcommercio chiede misure di monitoraggio, in collaborazione con le parti sociali, per prevenire l’applicazione di contratti non conformi nei settori maggiormente esposti come il terziario, il commercio e il turismo.
Alessandra Testa, Corriere di Bologna- 11 ottobre 2025
