Santi Francesco e Petronio. Le festività sovrapposte. A casa un giorno extra o più soldi in busta paga

Fuori città, il 4 ottobre 2026 i lavoratori godranno di un riposo supplementare. A Bologna, la coincidenza sarà affrontata a seconda del contratto di categoria

San Francesco d’Assisi torna a essere festività nazionale. Si comincia il 4 ottobre 2026. Una doppia festa per Bologna, che già celebra San Petronio, patrono della città. Ma che, per i lavoratori e le aziende, potrebbe comportare qualche cambiamento. Ma andiamo con ordine. La legge è stata promulgata ieri dal presidente Sergio Mattarella – che ha segnalato «qualche criticità» nella concomitanza con la festa civile di Santa Caterina -, e dunque il ritorno della festività del santo di Assisi – già in vigore dal 1958 al 1977 – è cosa fatta. Insomma, quello vissuto sabato scorso sarà l’ultimo San Petronio in ‘solitaria’, visto che poi sarà condiviso con San Francesco (e la festività civile di Per quanto riguarda la scuola, sotto le Due Torri la fermata non sarà recuperata successivamente Santa Caterina).

NELL’HINTERLAND

La domanda a questo punto è: cosa cambia? Chi sta fuori da Bologna città, quindi in tutto l’hinterland da Casalecchio a San Lazzaro, avrà un festivo in più: il 4 ottobre, infatti, sarà giorno di chiusura o verrà pagato come festivo, con la dovuta maggiorazione, nel caso l’azienda restasse aperta. Dunque, guadagnano un giorno di festa. A livello nazionale, è stato calcolato, questa modifica comporta costi aggiuntivi (indennità per chi lavora quel giorno: medici, poliziotti, altre categorie di pubblico impiego) stimati attorno ai 10 milioni di euro.

BOLOGNA CITTA

Per i lavoratori che dipendono Le maggiorazioni per il giorno festivo vanno dal 20 al 30% della quota giornaliera da aziende nel perimetro di Bologna città, il discorso è diverso, visto che il 4 ottobre stavano già a casa (o prendevano la maggiorazione dovuta in caso di giorno lavorato). Ma il discorso varia in base al contratto nazionale. «A rigor di logica – spiega Georgiana Cicu, referente dell’Ufficio vertenze della Cisl – questa sovrapposizione è simile al caso di una festività che cada di domenica, giorno già non lavorativo. In questa fattispecie, alcuni contratti prevedono un extra in busta come festività non goduta». Insomma, se il lavoratore non gode di San Petronio (perchè già sovrapposta con San Francesco), la festività persa va pagata con la maggiorazione. Ci sono però delle eccezioni. «Alcuni contratti, penso in questo momento a quello dell’edilizia prevedono che l’organizzazione sindacale debba concordare con il datore di lavoro un’altra giornata in cui recuperare il festivo ‘perduto’. La logica è questa», chiude Cicu.

SANITÀ E SCUOLA PUBBLICA

Anche nella Sanità pubblica, fa sapere un referente Cgil del comparto, «nelle tre Ausl cambia poco, il festivo resta pagato con la maggiorazione o recuperato entro i termini previsti dal Contratto collettivo nazionale di lavoro». Per quanto riguarda la Scuola, nell’hinterland esterno a Bologna si guadagnerà un giorno, mentre negli istituti sotto le Due Torri nessun cambiamento di rilievo, si continuerà a stare a casa il 4 ottobre e il giorno non verrà ovviamente recuperato.

IL COMMERCIO

«II 4 ottobre è festa per la città, ma non è per tutti gli altri Comuni della provincia che hanno una loro festività, che già si celebra in altre giornate – analizza il direttore generale di Confcommercio Ascom, Giancarlo Tonelli, che fa un punto sullo scenario del settore del commercio e dei pubblici esercizi -. La novità, dunque, peserà più sulle aziende di provincia che su quelle cittadine, perché dovranno fare i conti con un’ulteriore festività». In termini tecnici, dal 2026, «ci sarà un nuovo 26esimo che i titolari dovranno riconoscere ai loro dipendenti – scandisce il dg -. Si tratta di un 30% della paga giornaliera in più per chi ha un contratto nel commercio e il 20% in più per i pubblici esercizi. Quindi bisognerà capire, a livello legislativo, cosa avviene con la reintroduzione di una festività a suo tempo soppressa». La richiesta dei commercianti, dunque, è che «sia prevista una defiscalizzazione per le imprese, che permetta loro di affrontare con tranquillità l’aumento dei costi – chiude Tonelli -. Oltre a questo, chiederemo che le 32 ore di permesso retribuito, frutto delle quattro giornate festive soppresse (tra cui, appunto, San Francesco nel 1977, ndr), scalino a 24».

IL SALUTO DI ZUPPI

A salutare la reintroduzione della festività di San Francesco,era stato alcuni giorni fa anche il cardinale e presidente della Cei, Matteo Zuppi: «Accogliamo con gioia la notizia. Questa decisione diventa occasione per riscoprire la figura del Patrono d’Italia, che ha profondamente segnato il carattere del nostro Paese. Lo è ancora di più in questo tempo, lacerato dalle divisioni, da tensioni internazionali crescenti e da una drammatica escalation di violenza globale».

Andrea Bonzi, Il Resto del Carlino – 9 ottobre 2025

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