San Donato, labirinto tram. « Qui le attività chiudono per colpa della linea rossa»

I commercianti sul piede di guerra: «Spariti parcheggi e clienti di passaggio». E c’è chi vuole l’infrastruttura: «Ma bisogna occuparsi di spaccio e sicurezza»

Sono le 11 in via San Donato e, nonostante il ‘limbo’ tra le ore di punta del mattino e quelle più concitate della pausa pranzo, le auto sono ferme e procedono a passo di lumaca. Il serpentone parte più o meno all’altezza della rotonda di via dell’Artigiano, percorre tutti i binari della (futura) linea rossa e arriva fino al semaforo all’incrocio con via Salvini. Ma è tutto attorno alla lunga coda fatta di auto, furgoni, bus e pure scooter, che si respira la quotidianità del quartiere. «Qual è la situazione con il tram? Qui non si vive più», tuona una signora per strada, con le buste della spesa in mano. Il benzinaio Esso è completamente avvolto dalle reti arancioni. Le strisce pedonali sono sbiadite o – in molti casi – non ci sono neppure e i pedoni si districano tra la gincana urbana, con qualche pertugio per camminare che si apre qua e là consentendo, se non altro, di continuare la passeggiata. Dietro le transenne, spunta l’edicola San Donato al civico 68: «Da novembre dello scorso anno fino ad aprile del 2025 abbiamo avuto il cantiere proprio davanti al chiosco: la recinzione arrivava fino alla nostra tenda – raccontano Marco e Anna –. Ora abbiamo almeno qualche metro di distanza e hanno rifatto il marciapiedi, ma ci hanno anche comunicato che
presto tutto dovrà indietreggiare di un metro o un metro e mezzo. E allora spariremo di nuovo dietro ai lavori del tram…».
C’è anche Claudia, che ha raggiunto l’edicola per comprare il Carlino: «Cosa dicono i residenti? Si lamentano tutti. E onestamente li capisco». Un altro signore si rischiara la voce: «Ma, piuttosto che il tram, non si potevano fare o potenziare i filobus?». «Purtroppo non ci sono più i clienti di passaggio – proseguono gli edicolanti –, quelli che si fermavano con l’auto, perché muoversi in zona è diventato impossibile e le persone rinunciano, o comunque fanno fatica a fermarsi. I parcheggi non ci sono più e ormai vengono solo i clienti abituali o quelli che possono raggiungerci a piedi. Non ne possiamo più, insomma». La solfa è più o meno la stessa girando tra negozi e attività. Giulio Marinelli dentro l’ottica Giulietti e Guerra, insieme con il suo staff, ha visto sparire tutte le strisce blu che costeggivano l’attività: lì, ora, ci sono le rotaie del tram. La curva che dalla Fiera porta a San Donato. «Sindaco e assessore li abbiamo visti una volta sola e, oltre a
dire che dobbiamo ‘portare pazienza’, non ci hanno confortati molto – raccontano i commercianti –. Qua però le attività chiudono, anche quelle con le spalle più larghe, e i numeri calano. Si è deciso di fare un’opera enorme in quattro e quattr’otto, spalmandola su tre anni, e queste sono le conseguenze per chi qui vive o lavora. Forse, però, qualcuno poteva pensarci prima: mi sembra il minimo, no?».
Al tabaccaio, pochi metri più in là, c’è un ragazzo che lavora dietro al bancone: «Io il tram lo voglio, penso sia utile e non sono assolutamente contrario – spiega –. Quello che però non mi sta piacendo è la gestione del quartiere: siamo ancora più ‘ghettizzati’ di prima e la microcriminalità gongola. Lo spaccio è sotto gli occhi di tutti, anche in pieno giorno. Al di là dei cantieri, che fisiologicamente vanno fatti se si vuole l’opera, qui bisogna fare di più sulla sicurezza». È d’accordo anche un’altra signora, in coda al tabacchi: «Tantissime attività hanno chiuso, di nuovo
c’è soltanto un internet point. Ma a noi residenti, stufi e stanchi, chi ci pensa?

Il Resto del Carlino, 1 ottobre 2025

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