Omo, l’angelo custode dei giardini Fava

Il 31enne nigeriano allontana i consumatori di droga dal parco: «Questo polmone verde va protetto»

A chi arriva al parco Graziella Fava in via Milazzo per giocare a basket, far sgambare i cani, far giocare i bambini o andare al chiosco Favaloso, potrebbe capitare di avvistare un ragazzo coi rasta raccolti che parla animosamente con altri fruitori occasionali del piccolo spazio verde di quartiere. Lui è Ambrose Omo Irogho, per tutti Omo, 31 anni, originario della Nigeria, arrivato in Italia a 18 anni, attraverso quel maledetto viaggio della speranza che porta attraverso il deserto e nelle prigioni libiche, narrato anche da Matteo Garrone nel suo film ’Io Capitano’. Omo è arrivato a Bologna tre anni fa e dopo un giro dei parchi cittadini per capire quale sarebbe stato il miglior punto d’attracco sociale per lui, ha scelto il Fava, dove ha anche iniziata giocare a basket e dove, parallelamente, ha subito iniziato a preoccuparsi dei frequentatori pericolosi per lo spazio, ovvero i consumatori di crack, divenendo un indefesso guardiano del parco. Nessuno glielo ha chiesto, nessun altro lo aveva mai fatto, ma lui non ha perso tempo, capendo che se non avesse preso l’iniziativa personalmente, tutta la comunità avrebbe rischiato di perdere il parchetto che negli anni ha sempre avuto molti problemi coi consumatori di droghe. «Sono arrivato qui dopo aver vissuto alcuni anni vicino a Firenze – racconta Omo, che lavora a chiamata in un garage dove si lavano le auto – e appena arrivato ho girato la città per capire dove trovare un posto di comunità e tranquillo dove socializzare e giocare a basket». E prosegue: «La situazione mi è stata chiara da subito, perché certe dinamiche le conosco bene: in passato anch’io ho fatto degli errori, ma ero giovane, perso in un Paese nuovo. Ma poi ho messo la testa a posto e ho capito che la presenza di gente pericolosa potrebbe compromettere la vita del parco e se succedesse qualcosa di grave potrebbe anche essere chiuso».

Eccolo quindi in azione: avvicina le persone moleste dicendo «Ehi amico, qui non si fuma crack», parla loro e in caso le caccia. Il trattamento di ’park angel’, per così dire, è riservato anche a chi lascia in giro lattine, spazzatura: «Hey bro, cosa stai facendo? Qui giocano i bambini». E pare sia molto convincente. Sono in molti a ringraziarlo. Il parchetto Fava è del resto un punto di incontro di almeno 200 ragazzi che giocano a basket – il colpo d’occhio regala uno spaccato di società ideale, le nazionalità più diverse sono rappresentate – di vicinato grato di avere un polmone verde e di tante persone che vengono qui per mangiare la sera. Nel chiosco Favaloso che a Omo ricorda tanto quello della mamma nel suo paese in Nigeria, che a 17 anni ha deciso di lasciare, in cerca di una nuova vita.

Benedetta Cucci, Il Resto del Carlino – 25 settembre 2025

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