Parlano le volontarie di Re-Use With Love, uno dei cinque progetti valorizzati da IGPDecaux. «Abbiamo donato 800mila euro in beneficenza e aiutato l’ambiente». Il Carlino è media partner
«Smart people donate to reuse». Quella di Re-Use With Love è una storia iniziata 15 anni fa, che col tempo si è trasformata in un’avventura che ripensa all’abito come una scelta etica. Simona, Monica, Veronica, Leopolda e altre 160 associate sono un gruppo di amiche che ha contribuito alla rivoluzione nel mondo del riutilizzo: 800mila euro raccolti e donati a progetti solidali, 250mila quintali di capi movimentati, 6mila persone svantaggiate rivestite gratuitamente all’anno, 3mila euro di risparmio medio all’anno a famiglia. Il progetto è tra i cinque scelti per ’Segnali d’Italia Bologna’, l’iniziativa itinerante ideata e promossa da IGPDecaux, leader in Italia per la comunicazione esterna, con il supporto di CIAL – Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio, il patrocinio del Comune di Bologna e la media partnership di Qn-il Resto del Carlino, che racconterà i protagonisti di queste storie.
Cos’è e come nasce Re-Use With Love?
«Re-use With Love è nata a Bologna nel 2010 da donne che volevano dare nuova vita ad abiti inutilizzati, trasformandoli in risorse solidali». Questo ha dato vita alla prima boutique solidale in Italia.
Ce la raccontate?
«Doniamo gratuitamente abiti alle persone fragili e sempre con questi capi abbiamo creato il Vintage Market solidale. Tutto è nato dal progetto ’Re-use for good’, con l’idea di offrire a persone in difficoltà, seguite da servizi sociali o da enti del territorio, un aiuto concreto e un luogo accogliente dove poter scegliere con cura il proprio abito».
Cosa significa per voi?
«Per noi la frase andrebbe riscritta in ’dietro un abito usato c’è un mondo’. Far parte di questa realtà dà la possibilità di unire passione, solidarietà, rispetto per il pianeta e vedere in che modo un gesto semplice può fare la differenza ogni giorno».
Invece cosa fate all’interno del vostro laboratorio?
«Recuperiamo, smontiamo e ricostruiamo attraverso tessuti usati altri accessori di uso comune».
Qual è il futuro del processo di riciclo dei materiali tessili?
«Il futuro del riciclo dei materiali tessili è una componente cruciale nella transizione verso un’economia circolare e sostenibile. L’industria tessile, notoriamente impattante sull’ambiente, è responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile a causa dei processi di tintura e finissaggio».
In che modo il riuso salverà il nostro Pianeta?
«Il riutilizzo di tessili ha un impat to ambientale fino a 70 volte inferiore rispetto alla produzione
di nuovi capi. Il riuso può ricreare equilibrio tra ambiente, persone e relazioni, significa anche
vivere in modo consapevole, nel rispetto di Madre Natura, creare legami autentici e valorizzare ciò che già esiste a beneficio di tutti. È una pratica che nasce con l’uomo. Anzi, con la donna».
Qual è il vostro sogno per questa attività?
«Dopo la riqualificazione dell’ex centrale elettrica ai Giardini Margherita, vogliamo che diventi un esempio di welfare per il bene comune e un centro di divulgazione e studio legato a riuso, sostenibilità e solidarietà. Nel 2010 nessuno credeva in questi valori. Oggi il vintage è diventato più glamour di un abito firmato. Contraddistingue la personalità, stimola la creatività e propone un messaggio di sostenibilità ambientale».
Giovanni Di Caprio, Il Resto del Carlino – 24 luglio 2005