Il giudice dà ragione al ricorso presentato da 20 famiglie che abitano in tre delle vie alluvionate.
Esulta il comitato: «Si aprono scenari impensabili per tutelare i cittadini». Ora la causa per i disastri passati
Hanno vinto i residenti. Nella battaglia contro Comune e Regione, il primo round se lo aggiudicano gli alluvionati del Ravone, che esultano per quanto disposto dal tribunale civile: gli enti dovranno versare tre milioni e 600mila euro. Il giudice Paolo Siracusano, infatti, ha accolto il ricorso di danno
temuto, presentato dai venti cittadini di via di Ravone, via del Genio e via Zoccoli tramite l’avvocato Adriano Travaglia e supportati dal Comitato per la tutela dal dissesto idrogeologico: ha disposto che le amministrazioni «prestino garanzia per i danni eventualmente derivanti a parte ricorrente (i cittadini stessi) dal bacino idrogeologico del torrente Ravone». Ora, Comune e Regione possono decidere se versare un deposito cauzionale parti alla somma richiesta o sottoscrivere una polizza assicurativa a copertura dei danni riconducibili al torrente, sempre per lo stesso importo. Questo perché il giudice ha ritenuto che dal ricorso dei ricorrenti «emerge con chiarezza che l’istanza di tutela giurisdizionale si fonda sull’urgenza, sentita nella quotidianità del vissuto, che chi sia munito delle competenze faccia qualcosa per assolvere alla sua funzione, che è quella di tutelare la sfera giuridico-patrimoniale delle persone dal rischio idrogeologico», dato che «lo scenario di rischio del bacino ’a monte’, noto alla Regione senz’altro a partire dal 2013, si è già drammaticamente concretizzato a ottobre 2024». Una decisione che «apre scenari finora impensabili per la tutela dei
cittadini – le parole dell’avvocato Travaglia –, abbiamo dato la possibilità di una garanzia a tutti i residenti che vivono sul Ravone, ma potremmo parlare benissimo di qualsiasi altro corso d’acqua che
crea pericolo. Un provvedimento che quindi potrebbe essere usato da qualsiasi tribunale. Questa decisione crea un precedente.
E proprio perché ha una portata deflagrante, credo che Regione e Comune vorranno fare un reclamo». Le amministrazioni hanno 15 giorni di tempo per fare ricorso. Non è tutto. Ora i residenti chiederanno il risarcimento per i danni passati. A ottobre 2024 il disa stro che ha coinvolto i residenti: in quella zona fu sfiorata la tragedia, con due persone salvate dei vigili del fuoco e danni alle abitazioni. I residenti si sono uniti e hanno promosso un’azione per denuncia di danno temuto con cui chiedevano di obbligare le amministrazioni a provvedere alla messa in sicurezza del Ravone, prevedendo una penale per ogni giorno di ritardo e una cauzione di 3 milioni e 600mila euro. Davanti al giudice, il 2 luglio, l’avvocato Travaglia aveva insistito «sugli interventi da porre in atto» perché «non è possibile aspettare anni: le amministrazioni devono farsi carico di questi lavori, che sono urgenti, senza rimandare ulteriormente. Qui non si tratta solo di proteggere la proprietà privata, c’è la questione dell’incolumità: parliamo di salvare la vita a queste persone. Non si può rinviare al 2032. Stando infatti al piano del governo per tutti i territori colpiti dall’alluvione, questa è la data entro cui si dovranno concludere i lavori. A oggi, ancora, non si muove nulla. Siamo ancora in alto mare».
E ieri, spiega il legale, «il giudice ha pienamente compreso il pericolo e la situazione di paura che i
residenti vivono quotidianamente. È solo un primo passo, certo, ma sono tutti molto soddisfatti.
Se il provvedimento dovesse diventare definitivo, è certo che almeno per il futuro i ricorrenti saranno al riparo dai danni economici che verranno causati da altri fenomeni alluvionali». «Dopo tanto impegno – scrive il Comitato – il Tribunale ha compreso pienamente lo stato di paura in cui versano i residenti, così aprendo la strada a forme innovative di tutela dei cittadini nei confronti delle inerzie della pubblica amministrazione e al risarcimento degli ingenti danni».
Chiara Gabrielli, Il Resto del Carlino – 10 luglio 2025