Tra un mese addio al negozio di via Farini, il titolare Pierpaolo Parotto va ’in pensione’. «Nessuno prenderà il mio posto». I clienti in fila: «Ditemi che non è vero. Mancherete tanto»
Dietro quel bancone storico pieno di attrezzi, maniglie, chiavi e utensili di ogni tipo, Pierpaolo Parotto è impegnato con una cliente. Non smette di ascoltare e di sorridere. In fila, tanti aspettano il
proprio turno. «Questo è il meglio che c’è». Da 104 anni, alla Ferramenta Tedeschi non hanno mai smesso di servire i clienti, con competenza e passione. Ma ora, «per sopraggiunti limiti di età», scherza Parotto, deve chiudere i battenti. Fuori, sulla vetrina di via Farini, un grande cartello recita: ’Liquidazione totale per cessata attività’. «Vi prego, ditemi che non è vero», commenta una cliente abituale entrando. Il centro di Bologna perde un pezzo importante. Perché questo, a detta di tutti, non è solo un posto dove si va per fare acquisti: è la competenza nel mestiere, la professionalità, la gentilezza e la pazienza. È la storia stessa di Bologna e «un punto di riferimento insostituibile per chi vive in centro e non solo», commentano i clienti affezionati. Il negozio prende il nome dal suo fondatore, Luigi Tedeschi, che lo apre nel 1921 in via Altabella e lo porta avanti con tutte e tre le figlie.
All’inizio tratta utensileria per stufe, ghiacciaie, pentole e tegami, articoli casalinghi, ma soprattutto maniglie e chiusure per porte, casseforti, cassette porta valori. Durante la Seconda guerra mondiale, però, il negozio viene completamente distrutto dai bombardamenti alleati. Rimangono solo macerie, come si vede anche dalle foto storiche che Parotto tira fuori dai cassetti, ma incredibilmente «si salvarono i cassetti originali, tutti e 360, la parete rimase completamente intatta». Così, Luigi Tedeschi non si perde d’animo e riapre l’attività, il 25 aprile 1946, in via Clavature. Poi il negozio, dal 1960, si trasferisce definitivamente in via Farini, dove si trova oggi. «Io sono di Roma – racconta Parotto, che è il nipote di una delle figlie di Tedeschi –, avevo fatto il militare a Bologna e poi, una volta finito, non sapevo cosa fare. Mio zio mi chiese se mi andava di provare questo mestiere. Così tornai a Bologna. Entrai in questo negozio che avevo 22 anni. Il mio maestro è stato Vincenzo Montanari, commesso dell’attività dal 1921, che mi insegnò tutti i segreti del mestiere». Segreti che ha custodito con orgoglio e fatto fruttare per offrire sempre il miglior servizio possibile. «Mi dispiace moltissimo abbandonare. Ma ho 80 anni, devo fermarmi. E non c’era nessuno che potesse continuare al posto mio». Pierpaolo oggi è commosso, viene travolto dai complimenti. Sa che tra pochi giorni, tutto questo sarà un ricordo. Sul vetro sopra il bancone c’è un foglio, si legge: ’Pensieri, commenti, ricordi, critiche’. E sotto, un quaderno dove si possono lasciare pensieri. I messaggi dei clienti sono già centinaia. E di critiche non se ne vedono. «Ricordi della mia infanzia! Negozio storico gestito da Paolo, persona eccezionale di altri tempi. Che dispiacere». «Un posto speciale con persone competenti, gentili e appassionate del proprio lavoro. Mi mancherete molto. Vi direi…ripensateci, ma capisco che anche voi abbiate voglia di cambiare vita. Vi auguro tutto il meglio». «Professionisti come questi sono difficilmente sostituibili».
«Un negozio storico e meraviglioso. Un altro pezzo di Bologna che se ne va». C’è chi cita Montale: «Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale. Ed ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino…». Chi, magari solo di passaggio ma affezionato, una visita al negozio la faceva sempre: «Ogni volta che veniamo a Bologna la nostra tappa fissa è da Tedeschi. Ora dove andremo? Si diverta e si riposi». E c’è pure chi ‘non ci sta’: «Sono arrabbiatissima, non chiudete per favore». E ancora: «Paolo ‘ripara tutto’ mi mancherai. Grande professionista, con tanta pazienza». Le parole sono le più diverse, ma il pensiero è unico: «Chiude un pezzo della storia di Bologna. Il centro sarà più povero». La chiusura sarà il 15 giugno.
Il Resto del Carlino, 22 maggio 2025