Ascom ha consegnato la targa-benemerenza a Marina e Alberto, terza generazione di osti che guidano l’osteria di Savigno fondata nel 1934
Premio alla carriera, all’eccellenza ma anche un esempio per i più giovani. Così l’altra mattina a palazzo Segni Masetti il presidente di Confcommercio Ascom Bologna, Enrico Postacchini, ha consegnato la targa benemerenza per i primi 90 anni di attività alla trattoria Da Amerigo di Savigno. Un riconoscimento consegnato a Marina Malavasi e Alberto Bettini, 64 anni, terza generazione di osti che negli stessi spazi, nel centro del paesino dell’alta Valsamoggia, conducono una osteria con locanda e bottega fondata nel 1934 da Amerigo Bettini. Locale di fama internazionale che da 27 anni vanta fra l’altro la stella Michelin più longeva della ristorazione emiliana. «È una osteria che è vanto non solo della ristorazione bolognese, ma una eccellenza italiana nota nel mondo. Un locale unico che attrae turisti italiani e stranieri valorizzando prodotti e produttori del territorio – commenta il direttore di Confcommercio, Giancarlo Tonelli –. Savigno non è proprio vicina a piazza Maggiore, eppure sono tanti i turisti che ci vanno apposta per una ‘visita’ ad Amerigo. Così si valorizza l’Appennino, i suoi luoghi e i suoi tesori. Col presidente Postacchini vogliamo premiare e incoraggiare le eccellenze capaci di traguardi così importanti, che diventano un esempio per i giovani». A fianco di Postacchini e Tonelli il presidente dei ristoratori Ascom Roberto Melloni. Una storia che viene da lontano quella della trattoria di via Marconi, nata come osteria di paese, pochi
tavoli usati per consumare un pasto specie i giorni di mercato, per giocare a carte, bere un bicchiere di vino davanti allo schermo della prima televisione arrivata nel borgo. Il salto di qualità arriva con Alberto, che a un certo punto decide di fermarsi nel suo paese di origine, di lasciare il mondo della moda con la quale aveva girato il mondo per dedicarsi a tempo pieno alla passione per la cucina coltivata fin da ragazzo e dare continuità al locale di famiglia.
«All’inizio la cosa più difficile da fare digerire al mio paese fu la trasformazione del bar in trattoria. Fin dai primi anni ho collaborato con tutte queste associazioni che hanno contribuito alla crescita del gusto e della qualità di tanti locali – racconta Bettini –. Forse a differenza di altri, noi non ci siamo mai lasciati trascinare in questa ondata di cucina troppo orientata alla tecnica e all’estetica del piatto rispetto alla sostanza, alla ricerca della materia prima attraverso una rete di fornitori locali».
Gabriele Mignardi, Il Resto del Carlino 18 maggio 2025