L’agricoltura del futuro. «Le sfogline si allarghino anche ai nostri dolci tipici»

La proposta di Taschetta, Aldo Zivieri: «Bisogna restare legati al territorio». E il 10 giugno torna la festa sui colli per il Carciofo Violetto di San Luca

Una mattinata intensa quella di ieri ad Agrofutura che ha visto la serra green di piazza Minghetti, Casa Carlino, animata da Caffè #Carlino140. Il tema dell’agricoltura del futuro può essere declinato in tanti modi e quello del cibo – quello che mangiamo, come lo mangiamo, da dove arriva, chi lo trasforma, chi ce lo fa apprezzare, chi si appassiona alla salvaguardia di prodotti legati al territorio – è stato un tema caldo affrontato in particolare con Angelo Taschetta, presidente dell’Associazione Sfogline di Bologna, Aldo Zivieri della storica Macelleria Zivieri e dal 2021 fondatore coi fratelli della Fattoria omonima a Sasso Marconi e Esther Maria Martelli, presidente Associazione Carciofo Violetto di San Luca. Fare corsi, eventi, aggiornamento, promozione, questi sono gli obiettivi al centro dell’Associazione Sfogline, come spiega Taschetta, che però guarda al futuro di questa grande tradizione di Bologna dalla filiera cortissima e limpida, in abbinamento al mondo della panificazione: «Perché la sfoglina deve saper fare la sfoglia a mano, al mattarello – dice– però dovrebbe iniziare a introdurre i prodotti tipici bolognesi, la pinza, la raviola, la torta di riso, qualcuno già lo sta facendo».


La parola è poi passata al ’veterano’ di questo mondo agricolo, il marchio Zivieri, che per Bologna è ambasciatore di eccellenza alimentare. «Credo che per dare un futuro all’agricoltura e soprattutto agli agricoltori – ha affermato Zivieri – occorra uscire dalla logica di un’agricoltura che si basa sugli aiuti, perché è normale che a fine anno le spese superino i ricavi. Credo che l’agricoltura del futuro possa essere capace di creare reale ricchezza, solo se visceralmente legata al territorio in cui si materializza, creando così un volano capace di muovere diverse direttive economiche». Altro aspetto fondamentale per l’imprenditore, la creazione di un percorso virtuale che porti verso una reale qualità del prodotto di filiera, attento all’ambiente, alle persone, ai territori e agli aspetti socio sanitari del cibo. Un intervento che ha portato il pubblico nel solco più profondo della tradizione bolognese recuperata, è stato quello della presidente Martelli, che ha raccontato come il carciofo violetto di San Luca, già presidio Slow Food, recentemente riconosciuto come De.Co e prodotto che
sta riscontrando interesse oltre i confini regionali, sia stato riportato in auge dalla famiglia Albertazzi, che vive sulle colline intorno a Bologna. E ha invitato i bolognesi a festeggiarlo all’Azienda agricola La Galeazza il 10 giugno nella manifestazione giunta al quarto anno in cui una degustazione itinerante con sei piatti a base di carciofo porta a scoprire questo frutto della terra.

Benedetta Cucci, Il Resto del Carlino – 18 maggio 2025

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