l piano di aiuti alle impresela premier: “Patto per la crisi 25 miliardi in arrivo dal Pnrr”

La presidente del Consiglio e i ministri a confronto con le categorie produttive. L’invito: “Fare fronte comune rispetto alla delicata congiuntura economica”

Nella sala Verde di Palazzo Chigi Giorgia Meloni incontra le principali sigle del mondo produttivo tormentate dai dazi targati Trump. «Rischiamo una pandemia economica», l’awerte Confartigianato; i consumi delle famiglie «potrebbero far registrare una minore crescita di 11,9 miliardi in due anni», è il calcolo che scodella Confesercenti. Alle imprese spaventate dalla crisi, la premier offre un piano di incentivi da 25 miliardi: soldi europei già incassati, che cambiano destinazione e che dunque non avranno «impatti sulla finanza pubblica». Niente debiti extra. Nello specifico, 14 miliardi arrivano dalla revisione del Pnrr «per sostenere l’occupazione », altri li miliardi saranno pescati dal bacino dei fondi di coesione, per destinarli «a imprese, lavoratori e settori più colpiti». Si sta poi ragionando su come reimpiegare almeno parte dei 7 miliardi del piano sociale per il clima, per «ridurre i costi dell’energia», ma la manovra in questo caso non è facile. Tutto il pacchetto andrà concertato con Bruxelles, naturalmente, ma quando si accomoda al tavolo di Chigi la premier ha già avuto informalmente rassicurazioni dalla commissione. Il «forte negoziato» annunciato è in realtà già Su un punto, non marginale, non c’è intesa con l’Ue: Meloni ha chiesto e parte del mondo produttivo è d’accordo – di sospendere o comunque allentare i lacci del patto di stabilità. Da Bruxelles però non arrivano aperture, anzi: «La discussione non è ancora iniziata, è presto», tagliava corto ieri un alto funzionario dell’Unione. Meloni punta pure a «un regime transitorio sugli aiuti di Stato», per poter sostenere direttamente le imprese in affanno, mossa oggi vietata, ma anche in questo caso l’operazione appare in salita. Nella sede del governo, le imprese vengono ricevute a scaglioni: prima
il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, con l’Ice e la camera della moda; poi le pmi, da Confapi a Confcommercio; poi ancora, nel terzo blocco, il comparto agricolo, da Confagricoltura a Coldiretti, che chiede per il settore il 13% della torta degli aiuti. Dal lato dell’esecutivo, accanto alla premier, si accomoda il vice Antonio Tajani (Matteo Salvini appare in video-collegamento dal Friuli), i ministri Giancarlo Giorgetti, Adolfo Urso, Tommaso Foti e Francesco Lollobrigida, più i sottosegretari
Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Meloni per la prima volta parla di «crisi» e alle imprese propone «un patto per fare fronte comune». Evita di mostrarsi troppo morbida, stavolta,
sull’alleato americano. Rispetto alle uscite precedenti, rincara il giudizio sulla mossa di Tmmp, descritta descritta come «decisamente sbagliata, uno choc che finirà per danneggiare Ue e Usa>> e che è «penalizzante in particolare per l’talia», anche se «il panico e l’allarmismo rischiano di fare molti più danni». L’obiettivo di fondo è sempre quello di arrivare a tariffe «zero per zero», da entrambi i lati dell’Atlantico. Trattando «con l’Unione Europea per definire un accordo positivo». Di questo la premier parlerà con il presidente americano, nel viaggio ufficializzato ieri: «Sarò a Washington il 17 aprile», annuncia agli imprenditori. Meloni torna a riservare critiche aspre pure all’Unione: «Se l’Europa pensa di sopravvivere continuando a far finta di niente o a iper regolamentare tutto, non sopravviverà e abbiamo un problema più grande dei dazi americani». Torna dunque a pizzicare le corde di questi giorni, anche per non scoprirsi a destra con Matteo Salvini, sempre più anti-Ue: l’Europa, per Meloni, dovrebbe togliersi «i dazi che si è auto-imposta»,
applicando subito ~<fortissime correzioni” Al Green deal che sarebbe ormai insostenibile. Di più per la premier servirebbe una moratoria su tutti i nuovi regolamenti. e ancora : se la commissione avesse scelto un escalation con gli USA, l’ Italia non l’ avrebbe supportato. La premier loda però Ursula von der Layen per avere allestito una task force che terrà d’ occhio la Cina e i rischi che la sovrapproduzione di Pechino impatti nel nostro mercato.

Lorenzo De Cicco , la Repubblica -9 aprile 2025

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