Antonio Di Benedetto, presidente dei panificatori, protagonista del podcast ‘il Resto di Bologna’. «Abbiamo fatto ricerche storiche e scelto questo nome per un prodotto legato alle nostre radici»
Antico e moderno, buono e durevole, perfetto da abbinare ai cibi bolognesi per esaltarli, il pane identitario che a Bologna e provincia mancava, è arrivato. Si chiama ‘Pane del Reno’ ed è il protagonista oggi del Resto di Bologna, il podcast ascoltabile gratuitamente sul nostro sito e su Spotify, in cui ascolterete il racconto di Antonio Di Benedetto, il presidente dei Panificatori, che, dopo vari studi e a un anno dall’inizio del suo incarico, ha presentato qualche giorno fa alla ‘Festa di Primavera’ la sua idea meravigliosa per cui è stata chiesta la De.Co, ovvero la Denominazione Comunale. L’incontro conviviale organizzato con l’aiuto di Ascom per celebrare la tradizione della panificazione bolognese è stato un momento entusiasmante, perché i fornai del territorio «avevano bisogno di essere un po’ stimolati con una nuova sfida», spiega Di Benedetto, fornaio a San Pietro in Casale.
Va ricordato che sotto le Torri esistono certamente pani felsinei, si pensi alla esse, al barillino, al pane comune, al baffo, alla crocetta, ma un portavoce dalla biografia che passa dal suo nome, ancora andava immaginato. «II pane del Reno è un nome di fantasia che ho individuato per riscoprire il vero pane bolognese, creando un prodotto che potesse legare tutti i fornai della Città metropolitana, già uniti dal fiume Reno che alimenta l’acquedotto e porta l’acqua a tutti», racconta il presidente che sogna di vedere i turisti entrare nei panifici e chiedere «un pane del Reno, please!». «Con l’amico Alberto Adolfo Fabbri, per tanti anni governatore dell’Emilia-Romagna per l’Arcigola Slow Food – prosegue – abbiamo fatto una lunga ricerca all’Archiginnasio, tra i libri storici, sulle vere forme e la preparazione del pane bolognese, perché a Bologna un pane davvero tipico non c’è, magari gli anziani lo sanno, ma i giovani no».
Ma come sarà il pane identitario che già si trova in qualche forno del centro? «Innanzitutto è un pane esternamente croccante, con una mollica molto compatta perché, se si usano le farine del nostro territorio, come in effetti sarà obbligatorio, l’effetto è quello dato da farine derivanti da grani dal basso contenuto proteico e dimenticate, quindi l’alveolatura eccessiva riguarda altre farine, non le nostre». Segni particolari sono quindi la mollica compatta, la crosta croccante, due forme, una parallelepipeda da pane in cassetta e con una fioritura in superficie, e l’altra, una pagnotta tra i 400 e 600 grammi, a forma di pallone da rugby.
Benedetta Cucci, Il Resto del Carlino – 4 aprile 2025