La sindaca Cinti e il parroco hanno partecipato alla tavolata per l’anniversario dell’apertura. Liliana è al lavoro da quando aveva 13 anni e oggi è affiancata dai tre figli Carlo, Chiara, Marzia
Non è solo la trattoria che ha fissato il ricordo di centinaia di pranzi di nozze e poi di battesimi, cresime, comunioni, anniversari e bandighe. Perché Mattarozzi per Monte San Pietro vuol dire anche locanda, macelleria, bar e negozio di vicinato, di quelli ormai rari, dove si trova di tutto, a un passo dalla scuola e dalla chiesa. A portata di paese insomma, ma anche dei tanti bolognesi che la domenica vanno a caccia della classica trattoria fuori porta. Quelle che ci sono da sempre, e in questo caso da sessant’anni tondi. Festeggiati pochi giorni fa, ovviamente a tavola, nella grande sala, con sindaca e parroco, clienti, fornitori e dipendenti di ieri e oggi. In cucina e di servizio ci sono la seconda e la terza generazione Mattarozzi.
A capo della brigata la Liliana, figlia di Ettore e Irene, ex contadini che alle fatiche di un’agricoltura di stenti, tra boschi, calanchi e sgrotti, a un certo punto all’esodo in città preferirono restare legati alla loro terra, per approdare in quelle botteghe-osterie sul fronte strada. Era il 1965, e la prima licenza di drogheria, bar e trattoria la esercitarono al Palazzo della Colombara. A mezzo chilometro dalla palazzina attuale, sempre affacciata sulla via Lavino, ma costruita pezzo su pezzo, in quattro cantieri successivi, conclusi a forza di tagliatelle, crescentine, risparmi e sacrifici. «A un certo punto, dagli anni Sessanta agli anni Novanta, questa era definita ‘la valle dei matrimoni’», racconta la sindaca Monica Cinti, che ha fatto gli auguri personalmente alla famiglia Mattarozzi. Liliana in bottega ci sta da quando aveva 13 anni. Oggi ne ha 73 e tra cucina, macelleria e sala ha tutti i suoi tre figli: Chiara, Marzia e Carlo. La zia Laura è all’accoglienza.
g. m., Il Resto del Carlino – 30 marzo 2025