I lavori interessano due tratti della strada, tagliandola letteralmente in due. «Gli ingressi sono calati della metà e stiamo segnando un -50% negli incassi».
Sotto i portici di via Ugo Bassi c’è un discreto via vai di persone, complice anche il calore della giornata e il sole che batte sulle Due Torri. In via Indipendenza, invece, i raggi si interrompono lungo i pannelli grigi del cantierone del tram, che blocca la viabilità in direzione periferia, lasciando percorribile un solo senso di marcia in direzione piazza Maggiore e «nascondendo inevitabilmente il lavoro di noi attività commerciali».
L’umore dietro le casse dei negozi di abbigliamento o al di là dei banconi dei bar e dei pubblici esercizi non è dei migliori da entrambi i lati della strada, coinvolta dai lavori nel tratto iniziale (da via dei Mille all’autostazione) e in quello che va da via Augusto Righi fino a via del Monte. Un clima comprensibile, quello evidenziato dai negozianti, visto che il cantiere fa da spartiacque per i pedoni che percorrono la via dello shopping per eccellenza: tra il tratto centrale interessato, infatti, ci sono solo due attraversamenti pedonali possibili e «chi cammina da un lato del portico, non vede al di là della strada – inizia Alessio Zito di Fusaro Antonio dal 1983 –. Questa chiusura ci sta rovinando: gli ingressi sono calati della metà e stiamo già segnando un -50% negli incassi. Non c’è collegamento tra un lato della via e l’altro».
Anche per Franco Rossi, dell’omonimo ristorante che si trova in via Goito, la problematica è costituita in particolare dalla «mancanza di passaggio – dice –. Transitare in via Indipendenza è diventato complicato, perché tra i due lati della strada c’è una netta chiusura. Un disastro commerciale per chi affaccia sul cantiere, ma anche per chi si trova nelle vie laterali. I clienti fanno fatica a raggiungerci». È complesso anche per lo scarico e il carico della merce, perché «non ci sono posti in cui si può effettuare – racconta Andrea De Cicco del Bar del Cuore –. Abbiamo anticipato la chiusura del bar: se prima chiudevamo verso le 20.30, ora aspettiamo le 18.30». Questo, ovviamente, perché «la clientela è diminuita e manca il passaggio: sotto i portici ora girano anche le biciclette e l’utenza è cambiata con la chiusura. Siamo invisibili per chi si trova dall’altro lato e loro lo sono per noi». Per le attività che hanno la porta di ingresso sulla carreggiata ancora aperta, questa è una fase di monitoraggio: «Sono ancora in fase di osservazione – sostiene Rebecca Fornasari –. Al momento non siamo colpiti dal cantiere, visto che i lavori non sono a ridosso dell’attività. Vedremo prossimamente».
Non solo Indipendenza è in difficoltà, perché di riflesso lo sono anche le vie limitrofe, più piccole e spesso meno trafficate. «Con lavori così importanti bisognava organizzare e programmare prima degli aiuti per chi lavora, lavorando prima con le associazioni di categoria – dice Marzia Malaguti dell’Antica Cappelleria Malaguti –. Dopo il Covid, questo non si può sopportare. E per i clienti è difficile anche raggiungerci in negozio. È un’emergenza vasta, visto che in alcune zone investite dai cantieri ci sono stati dei furti». Nel frattempo, in via Ugo Bassi sembra che il peggio sia passato: «Chiederemo i rimborsi, ma il nostro angolo con piazza Maggiore è abbastanza fortunato – sostiene Stefano Carravetta di Central Fiori –. Risentiamo del cantiere a giorni alterni, ma non vediamo l’ora che torni il servizio di trasporto pubblico. Di sera la chiusura incupisce la zona e si manifesta il degrado». Più ottimista Dario De Paz, del negozio di abbigliamento: «Noi siamo fortunati e ‘protetti’ perché abbiamo il portico, dove c’è movimento. Ma il cantiere non ci coinvolge o colpisce troppo e non abbiamo subìto dei cali. Per i pubblici esercizi la questione è diversa».
Mariateresa Mastromarino, Il Resto del Carlino – 21 febbraio 2025

La proposta è stata avanzata da Ascom per migliorare la sicurezza nei condomini di edilizia popolare. L’ipotesi di collocare più famiglie di agenti e militari nelle palazzine scelte