Quarto tentativo di sfratto a vuoto. «Impedito dai soliti collettivi»

L’avvocato del proprietario: «L’inquilino non paga l’affitto da oltre un anno e non lascia la casa»

Il quarto tentativo di sfratto andato a vuoto: davanti a ufficiale giudiziario, medico, proprietà, avvocato e forze dell’ordine, un muro di persone impedisce a chiunque di entrare anche solo nel cortile dell’appartamento di via Zaniboni. Eppure quell’inquilino non paga l’affitto da marzo del 2024. Il legale del proprietario dell’immobile, Andrea Rimondini, racconta la vicenda che si trascina da quasi un anno. «L’appartamento, circa 55 metri quadrati, è stato acquistato dal mio assistito nel gennaio 2024 da una società che aveva già risolto il contratto di locazione con l’inquilino che pagava regolarmente l’affitto – spiega –. Ma non appena la proprietà è cambiata questa persona ha smesso di pagare il canone e non è uscito, come da accordi, quindi spontaneamente, il 12 marzo 2024 E il mio assistito non ha mai ricevuto un euro di affitto da allora».

L’inquilino, come spiega l’avvocato Rimondini, «è un uomo di 67 anni, originario del nord Africa, che ha avuto un intervento al cuore, ma all’interno dell’appartamento c’è anche la figlia, che ha una bambina di due anni, poi ci sono altre persone che a volte vi alloggiano. Visto che di lasciare in modo spontaneo l’appartamento non se ne parla, partiamo con lo sfratto che il giudice convalida: la data è fine giugno 2024. Non accade nulla. Quindi faccio il secondo con la presenza dell’ufficiale giudiziario e la forza pubblica, poi un terzo al quale si aggiungono il medico e il fabbro. Oggi (ieri) – prosegue l’avvocato – siamo arrivati al quarto tentativo di sfratto, senza nessun risultato: già prima che noi arrivassimo c’erano già tantissime persone del collettivo Plat (Piattaforma di intervento sociale, ndr) davanti ai cancelli, per impedirci di entrare». L’inquilino, chiarisce l’avvocato Rimondini «attende che il Comune si faccia carico della sua situazione, ma l’assistente sociale ha reso noto che una sistemazione alberghiera può essere trovata al massimo per la figlia e la bambina, mentre lui ha pure altri figli e non ha i requisiti per l’edilizia pubblica».

Il tentativo di sfratto è stato rinviato ad aprile «ma siamo al paradosso, fare tutto quello che si deve per avere un titolo esecutivo non è servito a nulla. E tutte le volte che ci muoviamo ci sono il fabbro e il medico legale che devono essere pagati dal mio assistito, oltre alla forza pubblica che paghiamo tutti noi: e per concludere zero. Ho fatto denuncia alla Procura». Rimondini riflette poi sul fatto che «situazioni del genere non invogliano certamente i proprietari di immobili ad affittarli. Così aprono dei bed&breakfast o vanno su Airbnb».


Monica Raschi, Il Resto del Carlino- 14 febbraio 2025

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