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La Regione e gli aeroporti «Non c’è soltanto Bologna»

De Pascale: «Per crescere insieme, bisogna puntare anche su Rimini, Forlì e Parma»

L’aeroporto Marconi di Bologna è in crescita. Con un impatto, sul territorio delle Due Torri, che vale un miliardo di euro. Da qui, dopo aver raggiunto i 10,8 milioni di passeggeri nel 2024 fissa già il prossimo obiettivo per il 2030 a 12 milioni. Ma nonostante questi numeri, non c’è solo lo scalo del capoluogo di Regione nei pensieri del presidente dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale. E, nell’ambito del primo ‘Airport day’, l’evento che ha coinvolto 17 scali promosso da Aeroporto e dalle società di gestione aeroportuale, il governatore ha disegnato il futuro dei cieli nella nostra Regione. «L’obiettivo di Viale Aldo Moro è accompagnare i nostri quattro scali, individuando una strategia comune per sostenerli», fa sapere durante una tavola rotonda al Marconi con, tra gli altri, i vertici dell’aeroporto e il sindaco di Bologna Matteo Lepore. L’intento di de Pascale, nonostante i numeri non premino oggi Parma e Forlì, ma Bologna e Rimini, resta quello di non sacrificarne nessuno: «Servono studi dettagliati, ma il trend dei prossimi 10-15 anni è di crescita, quindi è sensato mantenere tutti gli scali». Viale Aldo Moro – che convocherà a breve un summit con le principali società di gestione – non vuole togliere il primato a Bologna, che resta uno dei principali scali italiani, ma fa presente che ha «limiti ambientali e fisici» con i quali fare i conti.

«Il Marconi è lo scalo principale della regione e nessuno mette in discussione il suo ruolo strategico. Il piano aeroportuale della Regione Emilia-Romagna a cui puntiamo e sul quale vogliamo fare anche una legge, parte dalle prospettive di Bologna», assicura de Pascale. Che però, a fronte delle difficoltà degli scali minori (Forlì e Parma), vede anche le difficoltà di una crescita, diciamo così non armonica per lo scalo del capoluogo che portò il Marconi nelle note difficoltà dell’estate scorsa, tra boom di
passeggeri, cantieri in corso e disagi. Insomma, «Bologna può delineare un limite massimo di crescita. Che non può essere il figlio del dibattito politico, ma deve considerare parametri fisici, ambientali e tecnici. Insomma, si può crescere in quantità, ma anche in qualità». Il ragionamento è chiaro: nel complesso dei passeggeri che può fare lo scalo principale, ci si deve porre un tema più ambizioso, valutando il ruolo degli investimenti sugli altri tre scali regionali. Morale: c’è la disponibilità della Regione a scendere in campo. Come? «Non mi interessa – insiste de Pascale – quante società aeroportuali abbiamo, ma una strategia complessiva, affinché l’Emilia-Romagna conquisti uno spazio più grande nei cieli del Paese». Il presidente del Marconi Enrico Postacchini non chiude, ma mette alcuni paletti: «Noi siamo sempre disponibili a dialogare, ma questo ragionamento presuppone grandi investimenti, soprattutto sugli altri piccoli aeroporti e ovviamente sono grandi investimenti che non può affrontare Bologna per conto di altri…». Altro tema finito sul tavolo della discussione è quello del rumore aeroportuale: «Noi abbiamo sempre ottemperato e continueremo a ottemperare e seguire quelle che sono le indicazioni delle normative», assicura Postacchini all’indomani dell’incontro tra l’assessora regionale Irene Priolo e la vice sindaca di Bologna Emily Clancy in previsione dell’approvazione del Piano di risanamento acustico. De Pascale non ha dubbi: «Ci sono delle norme acustiche e vanno rispettate».
Rosalba Carbutti, Il Resto del Carlino -6 febbraio 2025

Per la prima volta, seppure con tutta la prudenza del caso, il Marconi apre alla discussione sul sistema regionale degli aeroporti. Una soluzione più volte invocata dal presidente della Regione, Michele de Pascale, che da tempo ribadisce la necessità del dialogo tra lo scalo del capoluogo che continua a crescere e gli altri tre della via Emilia: Forlì Rimini e Parma. «Come sempre siamo stati disponibili a ragionare con gli enti locali e con gli altri aeroporti, non solo nella regione. — ha detto il presidente del Marconi, Enrico Postacchini —. Vediamo come si sviluppa il discorso e se è affrontabile. Certo presuppone grandi investimenti, soprattutto sugli altri piccoli aeroporti e sono grandi investimenti che non può affrontare Bologna per conto di altri». Le rivoluzioni, ha aggiunto il numero uno di Sab, «si possono fare anche senza spaccare tutto. L’obiettivo dei 20 milioni di passegII tema del rumore Sollevato più volte anche dal Pd, per Postacchini «è insito» nella natura del servizio geri è possibile in Emilia-Romagna, con Bologna capofila ovviamente, perché una volta raggiunti i io non è che si deve regredire. Cercheremo di essere capofila di un ragionamento nuovo con la Regione, tenendo conto che ognuno deve fare i propri investimenti. Bologna continuerà fino al 2046» (l’orizzonte temporale del piano di investimenti in accordo con Enav, ndr). La presa di posizione di Postacchini arriva dopo il consolidamento nel capitale sociale del Marconi con l’acquisto di quasi il 10% da parte delle Camera di commercio di Bologna e Modena che così hanno blindato il controllo pubblico al 58%.11 Marconi ha chiuso il 2024 con oltre io milioni di viaggiatori, record storico che ha rilanciato il tema del limite dell’aumento di traffico di uno scalo che, complice il low cost, ha cambiato marcia negli ultimi dieci. «Bologna può delineare un limite massimo di crescita a cui può arrivare. Che non può essere il figlio del dibattito politico, non è che è il presidente della Regione o la tale associazione che decide qual è il limite massimo di crescita — ha detto de Pascale —. Sono parametri fisici, ambientali, tecnici che devono definire qual è. Io penso che l’Emilia Romagna nel suo complesso si debba porre un obiettivo più ambizioso del numero di passeggeri che può fare Bologna». La Regione, ha aggiunto, «deve conquistare uno spazio più grande: è questo è il senso degli investimenti sugli altri tre scali, che vivono una condizione molto diversa». Nel dettaglio: «Rimini sta crescendo, Forlì e Panna invece sono in una situazione oggettiva di difficoltà, perché i numeri al momento non ci sono. Ci sono stati imprenditori locali che finora si sono fatti carico delle perdite, ma *** nessuno può pensare che questa cosa duri in eterno», ha aggiunto de Pascale. Il tema della crescita del Marconi si porta dietro anche l’impatto su quella porzione di città con le polemiche relative al rumore dei sorvoli, soprattutto notturno. La questione «è annosa perché è insita proprio nell’attività di un aeroporto, quindi fa parte della coesistenza con le comunità in cui si opera. Noi abbiamo sempre ottemperato e continueremo a ottemperare e seguire quelle che sono le indicazioni delle normative», ha detto Postacchini all’indomani dell’incontro tra l’assessora regionale Irene Priolo e la vice sindaca Emily Clancy in previsione dell’approvazione del Piano di risanamento acustico. «Ci sta che in una crescita dell’aeroporto ci sia anche un affinamento delle politiche di azzeramento, fin dove si può, dell’impatto che si procura, ma riguarda tutte le attività economiche», ha chiuso Postacchini.

Marco Madonia, Corriere di Bologna – 6 febbraio 2025

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