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Abbattimento delle liste d’attesa. Il privato accreditato alla Regione. «Gli infermieri? Li ospitiamo noi»

Averardo Orta, delegato Aiop per Bologna e Città metropolitana: «Programmazione almeno triennale. Abbiamo posti letto e tutte le tecnologie. Possiamo fare di più e costiamo meno del pubblico»

Gli ospedali privati accreditati sono in grado di fornire molte prestazioni in più per abbattere le liste d’attesa e con costi inferiori alle strutture pubbliche. Lo sottolinea Averardo Orta, delegato Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) per Bologna e Città metropolitana.

In Regione c’è una nuova giunta, il privato accreditato che cosa si aspetta?

«Di essere utilizzato ancora di più per sostenere il servizio sanitario regionale di cui da venti anni siamo una componente. E una continuità nell’approccio che c’è stato fino a ora, possibilmente incrementando la nostra disponibilità che è ampia e non viene sfruttata appieno».

In quale modo gli ospedali privati accreditati possono aiutare maggiormente la sanità regionale, ad esempio per le liste di attesa?

«Abbiamo posti letto, professionisti e tecnologie. Le nostre strutture sono tutte ottime e possiamo erogare molte più prestazione di quelle odierne, su tutti i fronti. Le decisioni devono essere però prese dall’Ausl, che è quella che ci commissiona le prestazioni. Il nostro potenziale è inespresso e vorrei fare una precisazione». Prego. «Voglio dire in modo molto chiaro a chi per interesse personale o in malafede confonde le acque, che noi non siamo privatizzazione: siamo strutture pubbliche, che diamo un servizio pubblico, quindi far fare più prestazioni a noi per abbattere le liste d’attesa non vuole dire privatizzare la sanità, anche perché da noi il cittadino non paga nulla. Poi noi costiamo meno del servizio pubblico e subiamo controlli molto seri e continuativi, quindi garantiamo ai pazienti i massimi standard».
Quante prestazioni in più, rispetto a ora, siete in grado di fare?

«Dipende molto dalle programmazioni. Se ci dicono fate venti ricoveri o venti interventi in più poi fermatevi abbiamo più difficoltà. Se ci viene detto, ad esempio, per i prossimi tre anni abbiamo bisogno che incrementiate la produzione del dieci per cento, o del due, o del venti, ne abbiamo meno perché ci organizziamo. Facciamo venire dall’estero gli infermieri, li formiamo, facciamo gli affiancamenti, in questo modo ho un orizzonte per dare a queste figure professionali una garanzia di lavoro. E copriamo tutti i settori: dall’ambulatoriale, alla diagnostica, alla chirurgia, alla riabilitazione, ai ricoveri purché ci sia una programmazione almeno di medio periodo».

Il problema del personale quindi persiste?

Mi sembra di capire più per quanto riguarda gli infermieri che i medici. «Sì, è così. Abbiamo avviato rapporti con agenzie internazionali e creato una foresteria con 24 camere singole con bagno e locali comuni per fare arrivare un gruppo di infermieri dall’Argentina. Un aiuto perché qui a Bologna non riuscirebbero a trovare casa. Le soluzioni noi siamo in grado di trovarle, ma non possiamo lavorare sempre e solo in base all’emergenza: serve una programmazione». Ha sottolineato che il privato accreditato costa meno del pubblico.

Perché?

In base a quali parametri? «Il ministero della Sanità, qualche anno fa, ha commissionato all’Emilia-Romagna per tutta Italia, uno studio sui costi per la riabilitazione ed è risultato che costiamo cento euro al giorno in meno a paziente per prestazioni identiche. Questo probabilmente perché siamo più efficienti, abbiamo una componente amministrativa più snella e le strutture sono più piccole quindi con una maggiore capacità di controllo».
Monica Raschi, Il Resto del Carlino – 28 gennaio 2025

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