De Scrilli, Presidente Federalberghi Bologna analizza i dati delle feste: «Si registra una diminuzione tra 5% e 15%. Sono mancati grandi eventi attrattivi: la città deve investire di più sulla promozione»
Netto calo delle presenze turistiche negli alberghi della città per Capodanno. E strutture ricettive del centro che, nei giorni di Natale, hanno preferito restare chiuse. Questo un primissimo bilancio della situazione bolognese, nello scenario descritto da Celso De Scrilli, presidente di Federalberghi Bologna. «Il periodo è stato sottotono, anche e soprattutto per mancanza di grandi eventi». I titolari di hotel e strutture di accoglienza lamentano, in generale, «un calo di lavoro. Chi il 5, chi il 10, chi il 15 per cento in meno rispetto allo scorso anno. E non solo durante i giorni clou di festività natalizie. Tutto il mese di dicembre è stato sottotono. Nei giorni di Natale – il 24, il 25 e il 26 in particolare -, poi, diversi alberghi in centro non sono nemmeno rimasti aperti.
Questo è un segnale. Significa che hanno trovato più conveniente tenere chiuso piuttosto che lavorare». Perché accade questo? «I colleghi albergatori fanno notare la mancanza di eventi. Non è stato organizzato quasi nulla di attrattivo al punto da spingere la gente di fuori a venire a Bologna, a scegliere la città, insomma, per passare il Capodanno. Lo scorso anno c’erano state più iniziative, anche sul fronte privato, come ad esempio alla Unipol Arena, eventi che avevano un po’ mosso il flusso turistico. Quest’anno, invece, una grande calma ed è un peccato, perché Capodanno è un momento importante per le strutture ricettive – spiega il presidente di Federalberghi -. II settore ha bisogno di eventi e, in questo caso, non parliamo certo di iniziative culturali, a Capodanno la gente cerca soprattutto occasioni per divertirsi».
E il futuro prossimo – la sensazione di De Scrilli – non promette rose e fiori. «La mia impressione è che il turismo a Bologna stia andando verso un rallentamento nei prossimi mesi. Bisogna investire di più nella promozione, la città deve sapersi vendere meglio. Non è che una volta che si arriva a determinati livelli poi si campa di rendita. Il turismo, per vivere bene, ha bisogno di continuo lavoro. Non possiamo dire che il bilancio dell’anno sia negativo però, certo, si può fare molto, molto di più». E poi, c’è da dire che «si è lavorato molto sull’outdoor, in provincia, ma in montagna non abbiamo centri di attrazione forti. In provincia c’è stato un aumento netto (ma sempre tenendo presente che si partiva da numeri molto bassi), con una grande presenza di escursionisti, comunque un aiuto importante all’economia locale». Tornando in città, il calo recente può essere legato anche al fatto che molti ora sceglierebbero l’opzione Airbnb? «Non so se ci sia stato un aumento in quel settore. Sicuramente però coloro che non sono in regola muovono una concorrenza sleale – sottolinea De Scrilli -. Quelli che affittano in nero hanno chiaramente un grosso vantaggio dal punto di vista economico ma, spesso, zero tutele dal punto di vista delle misure di sicurezza e dell’assicurazione, costi che, invece, gli alberghi sostengono».
I mesi clou, di massimo afflusso, negli alberghi cittadini restano comunque aprile, maggio, ottobre e novembre, «quelli cioè in cui ci sono tantissime fiere che portano in città gente di alto livello».
Chiara Gabrielli, Il Resto del Carlino 4 gennaio 2025