Intervista al Presidente Carlo Sangalli, Confcommercio: nel 2025 Pil su dello 0,99%
È positivo il giudizio di Confcommercio sulla manovra economica 2025, contenente interventi che, secondo il presidente Carlo Sangalli, «vanno nella giusta direzione». Con l’avvertimento però che si prosegua sulla stessa linea, rendendoli «strutturali».
Presidente, prima di tutto: quali previsioni fate per quest’anno? «Coltiviamo un cauto ottimismo: nel 2024 i consumi hanno mostrato una sostanziale debolezza ma nel 2025 ci aspettiamo una ripresa, anche se graduale».
In cifre? «Prevediamo un Pil in crescita intorno allo 0,9% e un aumento dei consumi dell’1%, grazie anche alla stabilizzazione occupazionale e a tassi d’interesse più bassi. Un’ulteriore spinta potrebbe venire dai saldi invernali, se si tiene sotto controllo l’inflazione. Quanto ai tassi, servirebbe un taglio più coraggioso da parte della Bee per spingere consumi e investimenti».
La manovra vi soddisfa? «La scelta di rendere strutturali l’accorpamento delle aliquote Irpef in tre scaglioni e gli effetti delle misure di riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti va incontro alle nostre richieste. Per il 2025 sono oltre 17 i miliardi di euro destinati al sostegno dei redditi medio bassi».
Ma? «Il nostro auspicio è che si mantenga comunque saldo l’obiettivo di prospettiva della riduzione dal 35% al 3396 della seconda aliquota Irpef, nonché’ quello dell’innalzamento del corrispondente scaglione di reddito da 50 mila a 60 mila euro».
Come valutate l’introduzione dell’Ires premiale? «Corretta. Ma occorrerà dare attuazione anche ad un analogo meccanismo Irpef per imprenditori individuali e soci d’impresa».
Il Mezzogiorno è in grado di crescere? «Ci sono interessanti segnali di dinamismo. Ma andrà monitorato l’impatto del venir meno della “decontribuzione Sud”, mitigato dalla “mini decontribuzione” e dal nuovo fondo per il sostegno di occupazione e investimenti. Quanto al credito d’imposta per la zes Unica Sud, andrebbe specializzato a supporto degli investimenti delle medie e piccole imprese».
La transizione green sta mostrando i suoi costi? «È una sfida irreversibile ma va affrontata perseguendo un mix energetico che ricomprenda idrogeno e nucleare di nuova generazione, all’insegna del principio di neutralità tecnologica».
Il costo dell’energia resta per ora troppo alto? «Le imprese del terziario pagano una bolletta energetica ben al di sopra dei livelli precrisi del 2019: +36% per l’elettricità e +66% per il gas. Quindi, bene le semplificazioni del calcolo dell’efficientamento energetico per il Piano Transizione 5.0. Ma occorre che sia più inclusivo nei confronti delle imprese del terziario».
Cos’altro è necessario per favorire la crescita? «Il credito deve raggiungere anche le imprese meritevoli ma “razionate”, che spesso sono quelle di minori dimensioni. Bisogna tornare a modulare le coperture del Fondo di garanzia in base al rischio, come nel 2019».
Come giudicate gli stanziamenti per il completamento della nuova ferrovia Torino Lione
e per il ponte sullo Stretto? «In positivo, anche se si attinge più che proporzionalmente alle risorse del Fondo sviluppo e coesione. Mentre sono da rafforzare, le risorse stanziate a sostegno dell’intermodalità ».
In che modo si reagisce alla desertificazione commerciale delle città? «Dal 2012 a oggi sono spariti oltre 111 mila negozi al dettaglio e 24 mila attività di commercio ambulante. Servono adeguati progetti di riqualificazione urbana, come il Cities di Confcommercio».
Il neocommissario europeo Raffaele Fitto è vicepresidente esecutivo con delega alle città. Cosa si aspetta?
«Il commissario Fitto ha tutte le caratteristiche per far bene in materia di politica di coesione e di Pnrr, così come ha fatto in Italia. Grazie alla sua delega può svolgere un ruolo strategico per mettere a sistema risorse e buone pratiche per un’agenda urbana che tenga insieme competitività, inclusione, sostenibilità».
Con quali strumenti? «Servono programmi basati sulla rivitalizzazione degli spazi pubblici, sul sostegno alle aree a rischio desertificazione commerciale, sulla tutela delle botteghe storiche e dei mercati tradizionali, sul riconoscimento delle funzioni civiche delle imprese di prossimità e sull’incentivazione alla creazione o al rafforzamento di forme di collaborazione tra gli operatori economici». Esiste ancora un «Certo, innovazione e formazione devono procedere di pari passo con una salda tutela del principio “stesso mercato, stesse regole”, amministrative o fiscali che siano».
Infine cosa auspicate in tema di professioni? «Che venga riconosciuto il ruolo dei professionisti rispetto ai cambiamenti in atto, pensando a nuove misure di welfare e soprattutto a incentivi alla competitività su misura del professionista, riconoscendo anche l’importanza della formazione per adeguarsi alla transizione digitale».
Antonella Baccaro, Corriere della Sera- 3 gennaio 2025