Fondo anti-alluvione. La Voce dei Commercianti
«Alluvione, la tassa non sarebbe giusta»
Il fondo anti-alluvione del Comune verrà definito entro febbraio e servirà a prevenire e riparare i danni legati al cambiamento climatico. La proposta di Lepore arriva in risposta alla devastante alluvione del 19 ottobre e si concentrerà sulla messa in sicurezza del sistema idrico della città, attualmente escluso dai Piani speciali della ricostruzione. «Oltre al danno la beffa, non mi sembra giusto andare a chiedere ai cittadini di pagare un’ulteriore tassa. In particolare penso a chi è stato maggiormente colpito come, ad esempio, i cittadini di via Zoccoli», pensa Renato Nucci. Imposta che, «tra l’altro, noi già paghiamo, ed è la Bonifica renana, e basta e avanza», sottolinea Nucci.
Davide Fornari, via Lame «Bisogna deviare i corsi d’acqua»
Anche via Lame è stata colpita dall’alluvione di ottobre e sono diversi i locali che hanno subito dei danni a magazzini, cantine o seminterrati. «Se non fosse stato aperto il canale, avrei avuto molti meno danni. Qui l’acqua è arrivata a quasi 1,5 metri, ho dovuto buttare tutto quanto quello che avevo nel mio magazzino», dice Davide Fornari. Il consiglio di Fornari è di affidare la questione «a esperti in grado di studiare quale sia la reale portata dei canali che attraversano la città e verificare come allargarli o, ancora, valutare percorsialternativi o crearne di nuovi». Anche Fornari non sarebbe contento di «dover pagare una tassa: semmai si potevano dirottare parte dei soldi usati per il tram.
Ennio Pavani «Si utilizzino i soldi per il Dall’Ara»
Il fondo anti-alluvioni sarà alimentato da risorse comunali, contributi privati da imprese, banche e fondazioni – replicando il modello di raccolta già adottato per la Torre Garisenda – e da stanziamenti nazionali ed europei. Una parte, però, potrebbe arrivare da un contributo diretto dei cittadini. «Chi vuole fare della beneficenza la fa, senza essere obbligato. Ognuno stanzia quanto è in grado di dare, soprattutto nel momento del bisogno», afferma Ennio Pavani. Che suggerisce: «Invece di tenere fermi 30 milioni da investire nello stadio, sarebbe giusto usarli per dei lavori di messa in sicurezza e poi, magari, proporre il fondo in stile Garisenda per il Dall’Ara».
Valentina Borgossi, via Guerrini «Il fondo condiviso è una buona idea»
In una delle vie più colpite dal Ravone, via Olindo Guerrini, «trovare i fondi è fondamentale per ripristinare la situazione perché le alluvioni ricapiteranno, è solo questione di tempo», dice Valentina Bargossi. Eventi eccezionali e piogge intense, «questo sarà il futuro. Capisco che sia dura chiedere ai bolognesi di finanziare il fondo, ma l’unione fa la forza e dobbiamo evitare che problema si ripresenti. Ora, ogni volta che piove, il pensiero va a quella notte di ottobre», racconta Bargossi. «Sono a favore del fondo – dice –. Anche lo Stato, però, deve farsi carico degli eventi catastrofici e dare i soldi a fondo perduto solo a chi ne ha davvero bisogno. Perché ormai è chiaro che ci dobbiamo rimettere di tasca nostra per aiutare chi ne ha bisogno».
Michele Cossio, via Andrea Costa «Le imposte sono già troppe»
Nell’epicentro dell’alluvione, in via Andrea Costa, c’è Michele Cossio. «Noi, come aziende, abbiamo le spalle coperte, ma conosco cittadini che il giorno dopo sono andati a comprare i vestiti per sopravvivere perché hanno perso tutto», apre Cossio, invitando a visitare il marciapiede davanti al suo negozio. «Quell’avvallamento va sempre più giù e nessuno fa niente, ormai sprofonda a colpi di tallone. La prima volta che qualcuno vi passa sopra con una macchina per entrare nel parcheggio di casa, rischia davvero di trovarsi catapultato di sotto nelle cantine o nel Ravone stesso», dice Cossio. Le istituzioni, lamenta, si sono viste poco, e «se, oltre alla Bonifica Renana, devo arrivare a pagare un’altra tassa per finanziare il fondo, preferisco risolvermi la situazione da solo», chiude.
Michele Cossio, via Andrea Costa «Le imposte sono già troppe»
Nella giornata di mercoledì, il sindaco Lepore ha aggiustato il tiro, affermando di non aver «mai parlato di una tassa, ma di costituire un fondo che sarà discusso con la città per trovare le risorse necessarie a mettere in sicurezza Bologna». Il post alluvione, però, non convince Camilla Eleonora Rubbini: «Non abbiamo visto nessuno delle istituzioni, durante l’emergenza di quella notte». E sul fondo anti-alluvione, Rubbini dice: «Andare dai cittadini di via Zoccoli, ad esempio, e chiedere loro di contribuire penso che non abbia molto senso, è il Comune che dovrebbe pagare i danni che ci sono stati». Ci sono ancora persone che non riescono a tornare a casa, «perché inagibile e senza ascensore»: «per questo penso che non sia stata gestita bene la situazione nell’immediato», dice Rubbin.
Il Resto del Carlino, 15 dicembre 2024