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In un libro l’indagine di Roberto Corinaldesi su ’Bologna a luci rosse’

Dal Medioevo alla legge Merlin, vita da prostitute. Le prime testimonianze sono legate agli studenti dell’università. Poi il Comune impose regole e tasse

Se è vero che Bologna è conosciuta universalmente come «la rossa», la sua storia a luci rosse è invece molto meno nota. Il nuovo libro di Roberto Corinaldesi ’Bologna a luci rosse’ (ed Pendragon), indaga questo lato più nascosto della città: dove si trovavano le cosiddette ’case chiuse’? Come si svolgeva la vita al loro interno? Da quale epoca storica abbiamo testimonianze della loro esistenza?.

L’autore, noto medico e presidente della Consulta fra Antiche istituzioni bolognesi, offre risposte accurate a queste domande grazie a uno studio approfondito sui pochi documenti disponibili. «La prostituzione a Bologna risale al Medioevo ed è strettamente legata all’università, che fin da subito attirò migliaia di studenti da tutta Europa. Erano tutti uomini giovani e facoltosi, il che favorì la nascita, nel quadrante sud-ovest della città (zona D’Azeglio e Saragozza), del primo polo della prostituzione», racconta Corinaldesi. A metà del 1300 il Comune decise di regolamentare l’attività, istituendo la prima ’casa chiusa’ comunale in vicolo Spirito Santo, poi alla Corte dei Bulgari, nei pressi dell’attuale Galleria Cavour.

«L’amministrazione tassava la prostituzione, che garantiva il 25% delle entrate comunali totali», ricorda l’autore. Sebbene anche la Chiesa tollerasse il mercato del sesso, in quanto fonte di guadagno, molti religiosi esortavano le prostitute a cambiare vita. Ne sono testimonianza i bandi emanati dai cardinali tra Quattrocento e Cinquecento, riportati nel volume, che imponevano ad esse limiti e divieti.

Il centro della prostituzione bolognese si spostò con l’arrivo di Napoleone Bonaparte: nel 1804 trasferì l’università dall’Archiginnasio, dove era ubicata dal 1564, a Palazzo Poggi, in via Zamboni, attuale cuore dell’area universitaria. La strada più malfamata divenne così il Borgo della Paglia (oggi via delle Belle Arti), come emerge da numerosi bandi comunali. «Il libro si conclude con il 20 settembre 1958, data in cui i ’casini’ furono chiusi in base alla legge Merlin. A completare il volume, un’appendice riporta una testimonianza di Adolfo Melchionda, tratta da un libro Pendragon non più in commercio, in cui narra la sua esperienza all’interno delle case chiuse», conclude l’autore.

Alice Pavarotti, Il Resto del Carlino – 6 dicembre 2024

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