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Fango, tronchi e detriti. La città ferita al cuore

Il Ravone esplode, Via Andrea Costa epicentro cittadino della distruzione: garage, cantine, appartamenti devastati dalla furia dell’acqua

Con i tetti delle auto ridotte a piccole isole, persone che trasportano amici e parenti sulle spalle in via San Mamolo. E nessuno, ovviamente, dimentica la giovanissima vittima di Pianoro, oltre ai disastri nelle aree della Provincia, da San Lazzaro e Budrio. Una città colpita al cuore, si diceva. Nelle strade all’altezza della Chiesa di San Paolo, in via Andrea Costa, il Ravone è esondato con una forza che non si era mai vista, allargando cantine, garage, negozi. Dieci dita di fango e detriti, rami e tronchi anche di una certa dimensione fuoriusciti da cortili interni (quello, ad esempio, all’altezza del civico 83), con l’asfalto che si è sollevato inondando l’area. La solidarietà non manca: chi lavora alla Casa del Materasso, per dire, si è presentato a dare una mano ai titolari. «Un sacco di roba da buttare – scuote la testa Marco Rabbi, dipendente –. La verità è che la nostra non è più una città infrastrutturata per reggere queste piogge». Al Bar Venezia, Simona Cattani non ne può più: «Anche l’anno scorso abbiamo avuto danni, ma mai così: li vede quei tronchi che sono fuoriusciti dal cancello. Ma li puliscono questi canali o no?». All’esterno dei locali si accumulano detriti, pezzi di biciclette, riviste, fumetti, lampade, poi passe-ranno a recuperarli i netturbini: tracce di vita. La laterale via Brizio, nella nottata, si è trasformata in un fiume. «Faceva davvero paura – racconta la resi-dente Daniela Salino –, dal cancello uscivano fontane d’acqua, e tutto all’improvviso». Al civico due di via Brizio, che fa angolo con Andrea Costa, il cortile interno è stato devastato, auto spostate e detriti ovunque. «L’acqua è arrivata a un metro e quaranta, è stato necessario svellere due portoni per far defluire l’acqua», spiega Luca D’Oristano, resi-dente e consigliere di FdI. E se Fabio Berti, della Trattoria Bertozzi ricorda «come l’acqua ti portasse quasi via, l’altra notte», Michele Banzi della Cremeria D’Azeglio, ha dovuto buttare via tutto per-ché senza corrente va tutto a male. «Si riparte, da zero…». Ma non è facile convivere con la paura.

Via Riva Reno
«Fango, c’è fango dappertutto, attenti a non scivolare», dice la signora affacciata sulla porta dell’ingresso del palazzo di casa rivolgendosi a chi, giù per le scale, la sta aiutando a svuotare la cantina invasa dall’acqua e dal fango. Anche via Riva Reno, ieri, all’incrocio con via Lame, si è svegliata con grandi disagi: attorno al cantiere del tram i segni della distruzione sono evidenti. E non sono pochi i capannelli di persone ‘incolpano’ questi la-vori di aver peggiorato l’allagamento. E si sfogano con il presidente di Quartiere, Giacomo Cipriani, che ha fatto un sopralluogo per toccare con mano i danni.

Viale Sabena e il Maggiore
Viale Sabena ancora sott’acqua, ieri sera, dopo le abbondanti piogge del sabato. Il sottopasso – una delle arterie principali che porta all’ospedale Maggiore – è stato completamente allagato, la circolazione interrotta. Situazione migliore, per fortuna, nella struttura ospeda-iera, dove non sono stati rilevati, al momento, grossi danni se non alcuni locali seminterrati parzialmente allagati.

Viale Togliatti e aeroporto
Una delle immagini più potenti di quest’ultima alluvione sono le auto e i camion allagati in via Togliatti (foto a destra). Ancora ieri pomeriggio, infatti, nell’arteria salita all’onore delle cronaca, negli ultimi giorni, per la raffica di multe scattare con il velox, era chiusa perché allagata all’altezza del civico 25, vicino al sottopasso che poi immette nella ro-tonda. Un vero lago da cui spuntavano i tetti dei mezzi abbandonati, un disastro, con l’acqua che faticava a defluire e i soccorsi al lavoro.
Mattinata difficile anche in zona aeroporto, a Borgo Panigale: chiuso (di nuovo) il sottopasso vicino all’Aeroporto Marco-ni, così come l’uscita della tangenziale che porta allo scalo bolognese, in quanto la rotonda don Libero Nanni era invasa dall’acqua.

Via Murri
Via Murri è rimasta chiusa nella notte tra sabato e domenica e poi ieri mattina riaperta, ma a viabilità alternata, nel tratto di carreggiata all’altezza con l’incrocio con via Dagnini. Qui infatti la pressione dell’acqua che scorreva nelle fognature al di sotto del manto stradale ha fatto esplodere l’asfalto, creando una piccola voragine, subito contingentata e transennata. L’accesso alle loro proprietà per i residenti dei civici coinvolti è stato deviato. Il traffico, però, non ha riportato particolari disagi, se non quelli legati alla situazione di allerta comunque perdurata per tutta la giornata di ieri

Via San Mamolo
In via San Mamolo, sabato sera, racconta il direttore della Clinica ortopedica del Rizzoli, Cesare Faldini, «l’acqua arrivava alla vita a me che sono alto 1,87. C’era gente in piedi sulle auto e bambini aggrappati ai muretti . Una persona ne portava un’altra a cavalluccio per ’guadare il fiume’». Al civi-co 169, la pressione ha divelto un cancello fissato col ce-mento: «L’esondazione di un ruscello qui dietro ci ha allega-to garage e cantine, distrutto il giardino. Come a maggio 2023: avevamo sistemato, siamo da capo», dice Davide Piervitali. Lungo la via, la melma ha invaso palazzi, cantine, negozi. Al civico 155 l’acqua ha riempito il garage interrato fino al soffitto. «Temo che per le auto dentro e le cantine ci sia poco da fare», commenta la residente Angela.

Vie dei Colli e di Roncrio
Via dei Colli è stata chiusa all’altezza dell’incrocio con via di Roncrio, per-ché ha ceduto un tratto della sede stradale che ospita il guardrail della via accanto, sopraelevata. E lungo via di Roncrio, l’acqua, pur in quantità ridotte rispetto a sabato, anche ieri ha continuato a scendere, fuoriuscendo dall’Aposa e da un vicino ruscello che vi confluisce e che scorre proprio nascosto tra alcune case. In via di Roncrio, giardini, cantine e pianterreni di palazzi e anche diverse ville sono stati allagati e devastati dall’acqua, nella notte tra sabato e domenica, e i disastrosi risultati erano ancora ben visibili, ieri mattina, dove di buona lena i proprietari si sono adoperati per salva-re il possibile

Via del Ravone
Due donne intrappolate in due appartamenti in via del Ravone sono state salvate dai Vigili del fuoco. La chiamata è stata fatta verso le 22 da una delle due donne, che stava in un appartamento seminterrato dove l’acqua stava entrando a fiumi. All’arrivo, i vigili del fuoco si sono trovati di fronte, in realtà, a due donne in due locali separati. L’altezza esterna del livello dell’acqua era molto alto, ma per fortuna sono riuscite a resistere. I vigili del fuoco del distacca-mento Carlo Fava, aiutati da volontari e sommozzatori, hanno dovuto farsi largo tra mobili che galleggiavano e porte ostruite, riuscendo alla fine a salvare entrambe, con anche il gatto. Le donne sono state affidate alle cure del 118, erano in ipotermia

Andrea Bonzi, Il Resto del Carlino – 21 ottobre 2024

Andrea Costa, choc e rabbia “Noi sommersi dal Ravone” – L’ira di chi ha perso tutto

Case evacuate, negozi devastati

L’acqua, il fango, il panico: erano le 21 di sabato quando la piena del torrente Ravone ha cominciato a salire e un intero quartiere ha visto ville e palazzi, negozi e boutique, ristoranti e bar, trasformarsi in scenario di devastazione. Il torrente che scorre sotto l’asfalto si è imbizzarrito, si è creato una breccia, poi due, poi tre, l’acqua ha preso a scorrere, in cascate, trasportando fango e detriti, inondando cantine e garage, spostando automobili. Tutto sotto gli occhi increduli di residenti e commercianti: c’è chi è andato ai piani alti, chi ha cominciato a svuotare i seminterrati. «I miei genitori sono stati fino alle 2 di notte qui a portare via tutte le scarpe – spiegava la figlia dei titolari del negozio Lotti, infangata fino ai capelli – a un certo punto l’acqua ha rotto le finestre del seminterrato e sono usciti».

Poco lontano Sebastiano Meli, nella merceria Elsa, mostra rotoli di pizzo completamente immersi nel fango: «Abbiamo cercato di raggiungere il negozio ieri sera, ma era impossibile, abbiamo perso tutto, questo era il nostro laboratorio di borse, l’acqua ha sommerso le macchine da cucire». L’acqua è uscita di getto, con una forza devastante, al numero 70 di via Andrea Costa, di fianco a un forno, adesso completamente rovinato e allo storico Bar Venezia. Il solaio di alcuni negozi è saltato. Al civico 83, una casa intera è sprofondata di un metro e mezzo: adesso è inagibile, i proprietari sono in lacrime: «Questa casa l’ho voluta con tutte le mie forze, adesso non c’è più – dice Carla – c’erano 6 appartamenti ma il terreno è sceso, come portato via dall’acqua. Sono danni incalcolabili». In via Zoccoli, il Ravone è esploso: alcuni buchi nell’asfalto fanno capire da dove è uscito il mare di fango che ha invaso le cantine, i garage e ha reso inaccessibile per ore l’edificio ai civici 15 e 17. Un muretto, su cui campeggia la scritta «Pericolo di crollo», molto antecedente al disastro, si è trasformato in una vera e propria cascata. «L’acqua è arrivata a 5 gradini dalla porta di casa, dentro al condominio – spiega Luca, 44 anni – mio figlio di 7 anni mi ha detto: ho tanta paura che sto svenendo».

L’acqua e il fango sono ovunque, anche nella chiesa di Sant’Eugenio, in via Felice Battaglia. «Ci sono tanti volontari a pulirla, ma è un disastro – spiega Don Mirco – preghiamo che non piova ancora». Federico Grazzini, meteorologo, spiega: «Il punto in cui il Ravone si intomba, a monte di via del Genio, è stato sormontato dalla piena, la griglia era stata pulita ma l’acqua è stata così tanta che si è creata una pressione enorme, l’acqua è arrivata almeno a 4 metri, poi il rilevatore ha smesso di funzionare, la pressione ha fatto esplodere il Ravone lungo via Saragozza, via Andrea Costa, via Sa fi, perché la conduttura non era stata progettata per smaltire una portata di quel genere, gli argini si sono rotti anche ai Prati di Caprara, allagando tutto il sottopassaggio di via Sabena. Quando il Ravone è pienissimo, ci sono delle finestre sotto via Sabotino che immettono l’acqua nel canale di Reno, che è esondato all’altezza di via Riva Reno, ma se fosse stato coperto, c’era il rischio che cadesse il solaio perché era già pericolante». Insieme all’acqua esonda il malcontento di tutti i residenti. «Pensano al tram e noi finiamo sott’acqua» è la frase più ricorrente. Mentre il cielo si rannuvola e ancora minaccia pioggia.

Eleonora Capelli – La Repubblica, 21 ottobre 2024

Riva Reno, esplode la rabbia

“Tutta colpa del cantiere”

Bologna che lotta contro il fango. E una domenica di rabbia, devastazione, fatica e poi di solidarietà quella dei bolognesi colpiti dall’alluvione. A subire l’eccezionale precipitazione notturna è soprattutto il quadrante occidentale della città, dalle pendici collinari di ‘Costa Saragozza fino a Riva Reno e Lame. In quell’are si sono registrati danni e allagamenti a macchia di leopardo, a seconda degli avvallamenti
del terreno. Fiumi d’acqua che scorrono a valle, verso nord, con via Andrea Costa, ieri chiusa al traffico che diventa la: linea Maginot. Idem per Sabotino.

E tutte le aree vicine ai corsi d’acqua e ai canali. Ecco
allora che anche in San Mamolo, fuori porta, la strada che porta verso il centro è diventata un vero fiume, mentre sui colli si registrano smottamenti e piccole frane con tanto di chiusure di strade. Per non parlare di via Riva Reno, dove ci sono i lavori di scoperchiamento del canale e dove la cittadinanza, già sul piede
di guerra per i cantieri, si è ulteriormente arrabbiata per questo disastroso evento. La furia di notte, l’immediata reazione di giorno. Tutti luoghi attraversati dagli assessori e dagli amministratori, che non hanno ricevuto esattamente degli applausi. Un risveglio shock, con la pala e la vanga in mano. In strada
per pulire e nei piani bassi per salvare il salvabile.

Un risveglio, ma solo per chi non ha passato la notte in piedi subito in azione per cercare di opporsi alla furia dell’acqua: «Nel mio condominio ieri notte abbiamo azionato una pompa con cui abbiamo buttato fuori l’acqua dalle cantine», dice Renato Nucci del Comitato Palasport, «diversi negozianti ed esercenti hanno lavorato tutta la notte per evitare danni ulteriori. Quelli del ristorante Re Crudo hanno usato anche dei sacchi di sabbia presenti nel cantiere del tram per contenere la furia dell’acqua. E poi il cantiere, un disastro: se non si fosse aperto il canale non sarebbe successo tutto questo». Punto di vista opposto a quello del sindaco Matteo Lepore che ha chiosato così: «La scopertura del canale ha permesso l’acqua di sprigionare la pressione in modo diverso quindi abbiamo avuto meno esplosioni nel sottosuolo e nelle fognature. I canali della città servono proprio per raccogliere l’acqua dei torrenti come il Ravone e l’Aposa». Cantiere sì, cantiere no. Intanto i pianterreni, i seminterrati e le cantine vanno liberate dal fango prima che si solidifichi. Uria corsa contro il tempo. Sotto il portico il ristorante Bertino ha ammassato tavoli e sedie e altro per pulire il locale. E come lui tanti altri. La Farmacia del Palasport, all’angolo in via Lame, è stata travolta. Intanto il canale scoperto e il cantiere del tram si sta lentamente svuotando, ma sono ben evidenti i segni dell’impatto dell’acqua. Scenario emblematico si fotografa in via Andrea Costa, un’arteria collassata. Fango ovunque e gente a spalare. Una situazione molto simile a quella che abbiamo visto un anno fa in Romagna, dove la
devastazione fu più dirompente .. A bordo strada vengono ammassati i detriti, i mobili, tutte le cose ammalorate. Cumuli e ancora cumuli. «Siamo scesi subito stamattina per rimuovere il fango e il rusco», dice una signora.

Ci si muove a piedi e in bici. «Ho trascorso la notte per cercare· di tamponare l’acqua che entrava nelle cantine, · ci sono riuscito in parte con delle tavole, ma non è bastato, ora sono qui con i secchi e le calosce», dice un ragazzo ricoperto di fango; Gli esercenti hanno alzato le serrande, non per vendere ma per pulire e fare la conta dei danni. Un chilometro di disastro. Per non parlare delle vie limitrofe, alcune trasformate in fiume. Stesse scene a San Mamolo, con i cittadini basiti. «Mai vista una cosa così, dice un signore col giubbotto infangato. Particolarmente colpita via Zoccoli, che corre dietro il portico di Saragozza, in un avvallamento. Cantine e garage
allagati fino al soffitto con le auto immerse. Lì è stato allestito un punto di smistamento per i volontari per portare mutuo soccorso e aiuto. Presente un gazebo con tè caldo e materiale utile per sgombrare:
stivali, kway, cibo per la merenda e soprattutto tanta buona volontà. Guai dimenticarsi di chi è in difficoltà.
Ferdinando Pellerano, Il Corriere di Bologna – 21 ottobre 2024

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