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L’Appennino nel fango. Tanta rabbia e paura. «Peggio del 2023. E ora chi pagherà?»

Viaggio tra l’Idice e lo Zena esondati: famiglie evacuate e disperate. Da Botteghino a Monterenzio, fino Loiano: «Qui lavori fatti male»

L’Appennino bolognese è di nuovo in ginocchio, dopo poco più di un anno, a causa delle piogge incessanti che, da martedì pomeriggio, e fino le 17 di ieri, hanno flagellato il territorio. Un viaggio, il nostro, tra la pianorese, Botteghino di Zocca, Monterenzio, San Lazzaro e Loiano, che parte dalla notte di mercoledì, dall’esondazione del torrente Zena, fino a quando ieri i primi raggi di un sole già al tramonto hanno rassicurato l’animo dei cittadini. «Ma davvero non sta piovendo più?», chiede un residente di Monterenzio, quasi commosso dalla fine della perturbazione. Gli animi, però, sono adirati, demoralizzati: il nastro della tragedia sembra essere tornato tragicamente indietro, a quel maledetto maggio del 2023. Ne parlano fuori dai denti i cittadini del Comitato Val di Zena, nuovamente una delle aree più colpite a causa dell’esondazione dell’omonimo torrente. 

«Una nuova e ancor più grave alluvione è un evento inaccettabile. Noi residenti siamo arrabbiati e angosciati per il nostro futuro. I lavori di messa in sicurezza di strade e ponti, la mancata pulizia dello Zena, interventi annunciati, ritardati e mai effettuati. Città Metropolitana, Regione, Protezione Civile hanno precise responsabilità. Contro di loro ci avvarremo nelle sedi opportune». Lo dicono fuori dai denti parlando già di azioni legali: «Chi deve pagare e ora rimpalla le responsabilità, pagherà. Rimandano, ridendo, sulla nostra pelle e i nostri beni. Ora il gioco è finito: non hanno fatto nulla, siamo messi così e l’inverno sta arrivando», dichiarano altri cittadini attorno al bar del Botteghino. Proprio qui i gestori hanno aiutato e dato caffè e ospitalità fino alla tarda notte di mercoledì, mentre il torrente zampillava fuori dagli argini, portando via tutto quello che trovava. A raccontare la terribile esperienza, all’alba di giovedì, è Francesco Antonio Rizzuto, residente della Val di Zena: «Ho lottato, quasi del tutto spogliato, contro la corrente per poter arrivare a casa mia e mettere in salvo i miei cani. Due sono morti e ho rischiato la vita anche io perché, nonostante l’allerta, chi doveva essere pronto non lo era. Nemmeno i gommoni dei sommozzatori erano disponibili. Tutto quello che avevo appena ricostruito, a spese mie, è andato distrutto. Di acqua ne è venuta il doppio: in casa ne avevo quasi due metri. Ora chi ha procrastinato i lavori, fatti male, poco e senza tener conto della struttura del territorio, pagherà». 

Rizzuto aggiunge: «Vivo nell’area dove il letto del torrente è più basso e gli argini pure. L’unica cosa che hanno fatto, uno scivolo per far defluire le acque da su, l’hanno calcolata male. Perché con le piene, come successo ieri (l’altro giorno, ndr), l’acqua arriva ancora più forte». Gli stessi danni lo Zena li ha causati, di nuovo, nella frazione di San Lazzaro del Farneto dove le case, evacuate la sera prima, sono state invase dall’acqua in più punti. Monterenzio, dove erano appena iniziati i lavori di ripristino definitivi della sp7 Idice, è stata spezzata nuovamente a Bisano da tre frane, cadute a pochi metri l’una dall’altra. A Loiano, Molino Mingano è stata mangiata dal maltempo, necessitando l’evacuazione di una decina di persone, mentre la Fondovalle Savena è stata nuovamente sgretolata in più punti dal maltempo. 

Per tutta la giornata di ieri spostarsi da un Comune all’altro è stato un rebus. A Castenaso la piena dell’Idice si è portata via il ponte pedonale della Pedagna. «Sono necessari interventi di somma urgenza – tuona il sindaco di Loiano, Roberto Serafini –, ma ne abbiamo bisogno ora. Che il Governo venga qui a vedere come dobbiamo apprestarci all’inverno».

Zoe Pederzini, Il Resto del Carlino – 20 settembre 2024

Strade franate e allagamenti. La stima della Città Metropolitana «Superati i dieci milioni di danni»

Il sindaco Lepore: «Ora paghiamo noi per far fronte all’emergenza, ma lo Stato li deve restituire» Stanziate le prime risorse per poter riaprire le arterie ancora bloccate a causa degli smottamenti

«Abbiamo stimato 10 milioni di euro di danni nel territorio metropolitano». Lo ha detto il sindaco Matteo Lepore, facendo il punto sulla situazione maltempo, ieri pomeriggio nella sede della Città metropolitana. «La scorsa notte abbiamo speso 100mila euro per le prime urgenze – apre Lepore –, poi stanzieremo altri due milioni di fondi metropolitani per avviare cantieri che saranno operativi da stamattina, con l’obiettivo di riparare le strade provinciali e fare manutenzione». La prossima settimana, invece, «metteremo a disposizione altri cinque milioni di euro per interventi già richiesti alla struttura commissariale, ma non ancora riconosciuti, poiché le frane del maggio 2023 si sono riattivate. Anticiperanno i bolognesi, ma questi soldi dovranno rimborsarceli», sottolinea Lepore. Tuttavia, «la conta dei danni è destinata ad aumentare nei prossimi giorni, perché i movimenti franosi continuano a esserci e probabilmente vedremo ancora la terra muoversi nelle prossime settimane», afferma Lepore. Per questo, visto che «sta per arrivare la stagione invernale, invece di litigare bisognerebbe rimboccarsi le maniche insieme e fare una volta per tutte questi lavori di messa in sicurezza», attacca il sindaco e aggiunge: «La mia sensazione è che questa bomba d’acqua sia stata addirittura superiore all’alluvione del maggio 2023 in termini quantitativi.

Poi, tra dieci giorni potrebbero tornare i 30 gradi e la siccità. Quindi, ci dobbiamo adattare a questa incerta situazione climatica e cambiare la morfologia del territorio», dice Lepore, chiedendo un aggiornamento del piano di assetto idrogeologico della Regione. Infatti, l’allerta si abbassa, ma «ci sono ancora alcune situazioni critiche all’interno del territorio: la rottura di un argine a Budrio; l’esondazione e le famiglie evacuate a Botteghino di Zocca (298 persone) e Rastignano (86); e la parte appenninica che continua ad avere smottamenti», fa notare Lepore. Danni che «potevano essere addirittura peggiori – secondo il sindaco –, se non ci fosse stata l’allerta tempestiva della Regione». I due milioni stanziati nella giornata di ieri serviranno a riaprire «la Sp7 ‘Valle dell’Idice’, interrotta nella zona di Monterenzio, e la ‘Fondo Valle Savena’, interrotta tra Loiano e Monzuno», annuncia Davide Dall’Omo, sindaco di Zola Predosa e delegato alle Infrastrutture della viabilità e manutenzione strade della Città metropolitana. Intanto permane chiusa anche la ‘Val di Zena – Sp 36’, bloccata dalle esondazioni. Mentre sono state riaperte la Sp 29 all’altezza del ponte sul fiume Idice, la ‘San Vitale’ e la ‘Sant’Antonio’ all’altezza del ponte sul Sillaro, e la Sp 325 al chilometro 13. La polizia locale mercoledì ha effettuato controlli mobili, soprattutto nell’area di Budrio, con quattro pattuglie. Ieri, mattina e pomeriggio, per il presidio fisso di alcune strade a Budrio, nel Circondario imolese e a Monterenzio sono state impegnate in totale otto pattuglie, a cui si aggiunge il presidio mobile della pianura.

Giovanni Di Caprio, Il Resto del Carlino – 20 settembre 2024

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