«Consegne a domicilio per agevolare i ragazzi»
L’estate è finita, si torna in classe e bisogna comperare i testi anche perché l’inizio delle scuole, nella nostra regione, è fissato per domani. Segno rosso sul calendario, allora, sugli ultimi giorni di vacanza, che sono serviti anche per procurare i libri, con cui milioni di studenti hanno un rapporto catulliano di ‘odi et amo’. È in questo ambito che aiuta l’esperienza di Nerio Nanni. In via de’ Musei è ormai un’entità mistica e conosciuta ai più, la Libreria Nanni è uno degli ultimi baluardi dei tradizionali negozi di libri in cui, tra uno scaffale e l’altro, il suo proprietario ti guida alla ricerca del libro più adatto alle tue esigenze. Il dialogo gentile ed efficiente di Nerio è uno degli aspetti caratterizza questo luogo nato nel 1825.
Nanni, in questo periodo va più l’usato o il nuovo?
«Notiamo una richiesta maggiore verso l’usato, quest’ultimo però è legato molto alla disponibilità degli studenti. Per quanto riguarda il nuovo, che si è sempre venduto, i clienti ci consegnano le liste e dopo una settimana o poco più gli mandiamo un messaggio chiedendogli di passare a ritirare i libri».
A livello di prezzi è cambiato qualcosa?
«Per quanto ci riguarda non è cambiato niente, anzi davvero poca roba».
Avete un qualche tipo di offerta che date ai clienti?
«La consegna a domicilio a chi ha diversi problemi di salute o di età. Come libreria cerchiamo di agevolare chi ha un qualsivoglia problema che gli impedisce in venire sul luogo e consegniamo a casa. Inoltre, alcune persone fanno fatica ad arrivare in centro».
A ritirare i libri, di solito, passano più adulti o ragazzi?
«Tendenzialmente per i ragazzi delle medie vengono i genitori o i nonni, mentre quelli delle superiori arrivano in modo autonomo. I più grandi vengono qui, prendono l’usato risparmiando sul prezzo e la differenza di denaro se la tengono (sorride; ndr), una cosa che facevamo anche ai miei tempi».
Il Resto del Carlino, 15 settembre 2024
“Finché sarà apprezzato e sostenuto il suo forte ruolo di servizio alle comunità, il negozio non morirà mai perché è sinonimo di collettività, di socialità, di sicurezza, di coesione”