Esplode la bufera sui social. Le opposizioni: «Ennesimo scempio». Orioli: «Manovra temporanea di sicurezza. Soprintendenza avvisata». I commercianti: «Modalità sbagliate che recano un danno all’immagine»
Una turista arriva all’incrocio tra via Santo Stefano e via Farini, armata di macchina fotografica. Avvicina l’occhio all’obiettivo, poi lo toglie ed esclama: «Ma che è successo qui? Non era così la strada». È il frutto della nuova asfaltatura provvisoria che ricopre le strade più chic e raffinate del centro storico. Arterie che, al momento, di elegante e raffinato hanno ben poco, perché i basoli, le lastre di roccia che in origine occupavano il suolo di Farini e Santo Stefano, sono stati ricoperti da una gettata «grossolana» di cemento.
L’intervento tra via Guerrazzi e piazza Minghetti solleva non poche polemiche e sui social esplode la bufera. Ma il lavoro serve a mettere in sicurezza la strada e il trasporto pubblico e privato, anche perché «intervenire sui basoli avrebbe significato aprire un cantiere di molti mesi su un asse stradale che in questo momento, anche a causa della chiusura della viabilità legato al cantiere della Garisenda assorbe un importante parte della mobilità cittadina», spiega l’assessora alla Nuova Mobilità Valentina Orioli. L’idea, per i commercianti, non è sbagliata; la riuscita, però, lascia a desiderare. Infatti, «i lavori andavano fatti, ma non così: la modalità è sbagliata – commenta Marcello della salumeria La Cotica –. Sembra che il Comune non abbia una programmazione ben definita delle opere e dei lavori che bisogna fare. Bologna è tutto un cantiere».
Ponendo il cemento sui basoli, tra l’altro, «non sono state ancora disegnate le strisce pedonali – continua il salumiere -. La curva tra le due vie è pericolosa, servono almeno le strisce provvisorie. E poi bisogna capire che strada intraprendere: hanno coperto tutto, tranne un margine di strada rimasto scoperto. Le cose vengono fatte a metà e male, non è elegante». «L’immagine è rovinata – dicono i titolari di Sanpol, Paolo e Sandra –. Ma il problema sorge a monte: la pavimentazione di un tempo andava sostenuta con tempistiche e maniere adeguate. Cosa che non è stata fatta. E quindi ora ci ritroviamo con questa gettata qui. Per quanto sia brutto da vedere, almeno non rischiamo di cadere o fare incidenti».
Di certo c’è che «hanno speso soldi e tempo per coprire le buche che c’erano sulla strada, creando dei brutti rattoppi – concludono –. L’immagine parla da sé: era diventato brutto prima, tra buche e rattoppi, ora è peggio, ma almeno non ci sono pericoli». La priorità è la sicurezza per alcuni. «Con le buche era una strada impraticabile – racconta Alessio Cervelli, della sartoria Cervelli –. Tornare alla pavimentazione originale costerà tempo, ma almeno c’è più sicurezza». Concordano Chiara e Irene del negozio FlorB: «Finalmente abbiamo un’asfaltatura come si deve, prima era pericoloso».
La situazione, assicurano dal Comune, è provvisoria. «Dopo la conclusione dei cantieri del tram e la riapertura di via San Vitale si potrà intervenire» per ripristinare l’asfalto originale. Insorgono le opposizioni. «L’intervento viene venduto come provvisorio, ma sarà definitivo perché per la riapertura di via San Vitale bisognerà attendere la fine dei lavori sulla Garisenda, quindi almeno dieci anni per quanto detto da Lepore ai tempi – tuonano l’europarlamentare e consigliere comunale Stefano Cavedagna e il consigliere Francesco Sassone di Fratelli d’Italia –. Uno scempio. Abbiamo già depositato un’interrogazione in Consiglio comunale per chiedere cosa stia accadendo, quali le tempistiche e i costi».
«Un lavoro mal fatto, una colata di asfalto sovrapposta in fretta e furia ai basoli, già oggetto di manutenzione e rifacimento – afferma Giulio Venturi, consigliere comunale della Lega –. Così si completa il disastro della Giunta. Occorre maggiore competenza. Cosa dirà la Soprintendenza?». Orioli non ci sta. «Una polemica che dimostra come la destra ha il solo scopo di alimentare i malumori. L’intervento di copertura serve a proteggere la pavimentazione originaria dall’aumento del carico di mobilità, che verrà ripristinata dopo la conclusione del cantiere del tram, insieme a tutte le altre vie riqualificate che l’opera lascerà in eredità alla città. La Soprintendenza è stata ovviamente informata di questa decisione».
di Mariateresa Mastromarino, il Resto del Carlino, 28 agosto 2024
“Finché sarà apprezzato e sostenuto il suo forte ruolo di servizio alle comunità, il negozio non morirà mai perché è sinonimo di collettività, di socialità, di sicurezza, di coesione”