Sangalli (Confcommercio): «È necessario contrastare la desertificazione commerciale»
La desertificazione commerciale, ovvero la riduzione o l’assenza di negozi tradizionali vicino alle abitazioni, è un tema che si sta affermando soprattutto negli ultimi anni, accentuato anche dalla pandemia. Un fenomeno che mette a rischio la vitalità dei centri storici e la sicurezza delle aree residenziali. Gli italiani vogliono vivere nei quartieri dove ci sono più esercizi di prossimità, perché questi
rafforzano le comunità (per il 64% degli intervistati), sono un presidio di sicurezza (5796) e fanno crescere il valore delle abitazioni (fino al 26% in più). È quanto emerge dall’ultima indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Swg, nell’ambito del progetto Cities che si occupa di contrasto alla desertificazione commerciale nelle città italiane. «Anche nell’era digitale i negozi di vicinato sono insostituibili: rendono le città più vivibili, più attrattive e più sicure. È necessario, però, contrastare la desertificazione che sta facendo scomparire molte attività commerciali » ha commentato il presidente
di Confcommercio, Carlo Sangalli. La presenza di spazi verdi e di servizi pubblici, come scuole, ospedali, centri sportivi, sono dunque determinanti nelle scelte insediative dei cittadini. Secondo la ricerca, infatti, per nove italiani su 10 questo è un fattore rilevante. La desertificazione genera nelle persone un sentimento negativo che spinge un italiano su 5 addirittura ad ipotizzare di cambiare abitazione nel caso in cui il fenomeno dovesse acuirsi nella zona in cui abita per la preoccupazione che tale fenomeno possa incidere negativamente sulla qualità della vita nella zona di residenza. Tra le attività commerciali di prossimità, diminuiscono i negozi di abbigliamento, elettronica e alimentari. Solo i servizi per il tempo libero (tra cui bar e ristoranti) sono percepiti in aumento dal 43% degli intervistati. Osservando le varie aree geografiche «al Nord i processi di desertificazione sono segnalati dal 43% degli abitanti, mentre al Sud dal 31%. Le chiusure sono maggiormente percepite nelle città tra 100 e 25omila abitanti, meno in
quelle tra 30 e 100 mila. Aumento del degrado urbano, riduzione della qualità della vita e riduzione della sicurezza sono le preoccupazioni maggiori generate dall’aumento del fenomeno soprattutto al Nord e nei grandi centri, mentre al Sud e nei piccoli centri sta a indicare prevalentemente riduzione delle occasioni di lavoro, aumento del rischio di spopolamento e riduzione delle occasioni di socialità. «Occorre incentivare
l’innovazione – ha aggiunto il presidente Sangalli – e sostenere la riqualificazione urbana attraverso un miglior utilizzo dei fondi europei».Emily Capozzucca, Corriere della Sera – 24 luglio 2024
“Finché sarà apprezzato e sostenuto il suo forte ruolo di servizio alle comunità, il negozio non morirà mai perché è sinonimo di collettività, di socialità, di sicurezza, di coesione”