«Congelati alcuni cantieri per contenere i disagi. Con i lavori lo scalo cambierà il suo volto»
«L’ultimo weekend è stato senza dubbio uno dei periodi più difficili per l’aeroporto Marconi: il crash informatico, il rallentamento nelle procedure d’imbarco, i ritardi dei voli, lo sciopero di domenica, uniti ai canonici problemi che attraversano l’attività di uno scalo come quello di Bologna hanno creato molti disagi. Ma fortunatamente, come racconta il presidente dell’aeroporto Enrico Postacchini, il peggio è passato.
Presidente, come possiamo raccontare gli ultimi giorni?
«È stato un weekend pesante. L’estate solitamente è sempre un momento animato nell’attività di uno scalo come il nostro, ma si è trattato di un evento internazionale non prevedibile. Fortunatamente le cancellazioni sono state poche. I problemi sono stati soprattutto per le compagnie aeree, ai check-in e ai gate d’imbarco. Per quanto riguarda lo sciopero di domenica, invece, non ci sono stati particolari disagi».
E poi per lo scalo di Bologna, interessato anche dai lavori, questo è un momento delicato.
«In questo periodo alcuni li abbiamo rallentati per non creare ulteriori disagi, altri sospesi. Certo è che cantieri che da un’altra parte durerebbero 2 anni, realizzati in un aeroporto ne durano 5. Dal 15 settembre riprenderemo i lavori ai quattro varchi di sicurezza che ancora devono essere sostituiti. Nei quattro nuovi già attivati le operazioni consentono un risparmio del 30% del tempo».
Negli ultimi tempi a Rimini non sono mancate le polemiche per il dirottamento su Bologna, causa mancanza di controllori, di voli che sforavano le 23: è un problema?
«In realtà è una questione che si è sempre posta anche per scali come Parma o Forlì che non possono garantire la copertura h24 nei turni dei controllori. Ma queste situazioni capitano anche in altri contesti: non è raro che, causa condizioni meteo avverse, arrivino su Bologna aerei destinati a Malpensa o a Verona».
Qual è lo stato di salute delle compagnie aeree? Quanto influenzerà il futuro del Marconi?
«Noi collaboriamo con tutti, low cost e compagnie di linea. Questi due mondi devono continuare a convivere, bisogna trovare il giusto equilibrio nei flussi».
Quali obiettivi si pone a medio termine?
«Noi siamo in crescita e non vogliamo fermarci. Abbiamo un programma di investimenti che da qui al 2030 cambierà di molto il volto dell’aeroporto. Ci saranno disagi soprattutto nel periodo di massimo sforzo dal 2024 al 2028, ma ripenseremo e rinnoveremo spazi e layout. Dovremo coniugare crescita e sostenibilità. Anche dal punto di vista ambientale».
Recentemente c’è chi ha sostenuto che non è stato lungimirante realizzare l’aeroporto nella città. Che ne pensa?
«Diciamo che non sarebbe stato lungimirante magari costruirgli la città intorno, visto che l’aeroporto c’è dagli Anni Trenta. Una cosa è certa: il Marconi non aspira ad essere un hub internazionale, ma allo stesso tempo non si può pensare di spostarlo da un’altra parte. Se Bologna lavora molto è perché è Bologna. E questo resta un fatto positivo. Non c’è un aeroporto che non abbia almeno un comitato contro, noi comunque ascoltiamo tutti. Vogliamo crescere, ma sappiamo anche che ci sono dei limiti ai progressi strutturali che si possono fare dal punto di vista delle dimensioni».
Da tempo impazza la polemica tra Comune di Bologna e tassisti sul tema dei servizi serali, in particolare dal momento in cu i smette di funzionare il People Mover. Che idea si è fatto?
«Sinceramente per noi più mezzi pubblici arrivano in aeroporto più siamo contenti. Però queste sono questioni che non ci riguardano direttamente, possiamo solo guardare e vedere come si risolve la situazione».
Merlini Marco, Il Corriere Bologna – 23 luglio 2024
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