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L’allarme del Consorzio dei Colli: «A rischio la produzione di vino»

Il presidente Capelli mette in luce una situazione critica per il settore: «Molte cantine hanno già chiuso». Colline colpite dall’abbandono e dal dissesto idrogeologico

Cantine che chiudono, frane, vigneti abbandonati, calo della produzione: è a rischio la produzione di vino in tutto il territorio collinare bolognese. Più che il consueto appello ai candidati delle prossime elezioni amministrative è un grido di allarme quello che proviene dal Consorzio vini Colli Bolognesi che riunisce 90 cantine attive nella zona di produzione dei vini della Docg Colli Bolognesi Pignoletto e Doc Colli Bolognesi, le denominazioni riconosciute dall’organismo di tutela e promozione dell’eccellenza enologica ‘made in Bologna’. Si avvicina la scadenza elettorale e il consorzio guidato da Antonio Capelli mette in luce una situazione critica per il settore: il territorio collinare bolognese, infatti, da anni registra una forte sofferenza evidenziata dal calo produttivo e quindi della redditività delle cantine che ha già portato a molte chiusure. Uno scenario che preoccupa non solo le singole aziende del comparto per le possibili conseguenze economiche, ma che interessa il tessuto socio-economico dell’area collinare, soprattutto per i gravi effetti che questo comporta sul territorio e sull’ambiente. 

Conseguenza immediata il deterioramento del paesaggio che rappresenta la principale attrazione dell’enoturismo confermata dal successo delle Cantine aperte della settimana scorsa e che priverebbe i cammini come la Via degli dei, la Via della lana e della seta, la Piccola Cassia e la Via dei Brentatori, di un elemento distintivo ed attrattivo. Colline disegnate da boschi e vigneti, colpiti dal dissesto idrogeologico conseguente al cambiamento climatico e all’abbandono. Situazioni inedite che sono il frutto «di politiche locali, regionali, nazionali ed europee che spesso hanno sostenuto modelli agricoli che escludono le aree marginali come la collina e la montagna con effetti drammatici, come già hanno evidenziato l’alluvione di un anno fa e i disagi dovuti alle forti piogge dei giorni scorsi», sottolineano i viticoltori. 

«Come Consorzio sentiamo la necessità e l’obbligo di sottolineare la situazione critica in cui versa la nostra viticultura collinare -dice il presidente Capelli- si tratta dell’habitat di origine di una coltivazione di eccellenza. Questo ha aggravato un quadro già complicato dagli effetti climatici, dalle instabilità dei mercati e da una domanda interna in calo costante», osserva Capelli che è anche produttore di punta del comprensorio. «Oggi appare indispensabile e urgente prevedere un’iniziativa che possa dare un segnale evidente di aiuto al comparto per evitare un completo abbandono del territorio. Le azioni da introdurre sono molte: un esempio è rappresentato dall’applicazione dello sgravio contributivo per il lavoro agricolo per le aziende di collina, in considerazione del grave carico di lavoro non meccanizzabile che tali colture richiedono. Il riconoscimento dell’intera zona di produzione collinare bolognese come zona svantaggiata potrebbe incentivare le aziende a resistere, dando anche, aspetto importante, un’opportunità ai giovani che nutrono un crescente interesse per il mondo agricolo».

Gabriele Mignardi, Il Resto del Carlino – 5 maggio 2024

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