Sangalli (Confcommercio): categoria importante con un legame solido con tutta la filiera
I grossisti sono una categoria tradizionale del nostro sistema di approvvigionamento alimentare, ma
sono, comunque, una categoria giovane. Un quarto dei vostri associati ha meno di 40 anni, la metà ne
ha meno di 50 e il ricambio nelle imprese familiari resta la sfida cruciale. Per questa ragione e per
l’integrazione con il resto della filiera la vostra categoria sta rispondendo in modo reattivo al cambiamento. Certo restano le criticità storiche, dagli investimenti alla burocrazia. Ma oltre alle antiche
criticità, ci sono poi le sfide dei nostri giorni, come quella della sostenibilità ambientale e quella della
transizione digitale. Ed entrambe riguardano tutti, cittadini ed imprese, compreso il vostro mondo.
Richiamando ancora i vostri dati, mi pare che uno delle vostre priorità sia proprio la sfida digitale. E qui
vorrei fare una riflessione che nasce proprio dall’uso della tecnologia. La questione non è quale
tecnologia usiamo ma come la usiamo.L’innovazione – dalla stessa intelligenza artificiale fino alla genetica – richiede infatti l’esercizio condiviso della responsabilità. Responsabilità che, come ‘associazione e come imprese, ci è richiesta anche nell’altra sfida che richiamavo, quella della sostenibilità. Un tema centrale per una categoria che gestisce il prodotto alimentare e la logistica dello stesso. Sostenibilità rievoca talvolta la formula “impatto zero”, quasi come se l’obiettivo della sostenibilità fosse la neutralità. A me piace lanciare una sfida: la sostenibilità a cui dobbiamo puntare, non dovrebbe ( mai essere neutrale, indifferente. Dovrebbe invece assicurare una ricaduta positiva sulla nostra vita quotidiana. In grado, cioè, di cambiarla, in meglio, ovviamente. Le iniziative di un’impresa dovrebbero essere valutate non solo perché “non sprecano”, ma anche per quanto “generano”, per quanto creano di nuovo e di migliore. Questa mi piace chiamarla “sostenibilità generativa”, capace di generare, perché in capace di innovazione. E guardate questo “essere generativi”, questa “cultura del fare” è oggi – sempre o di più – un esercizio di responsabilità diffusa necessaria nel contesto a complessità crescente in cui viviamo.
A livello nazionale, l’economia cresce lentamente, ma meglio del previsto. Preoccupano molto, invece,
le forti tensioni internazionali. L’inflazione è sotto controllo: quindi, auspichiamo a giugno un taglio dei
tassi di mezzo punto per rilanciare la fiducia . Calo demografico, produttività stagnante e bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro: sono, in fondo, questi i problemi da affrontare e
risolvere. Occorre, allora, rafforzare gli investimenti e accelerare l’attuazione della riforma fiscale, dentro
un’Europa più attenta alle esigenze di famiglie e imprese, anche e soprattutto attenta alle PMI.
Responsabilità, dunque, nei confronti di un sistema Italia dentro un’Europa più compiuta, sia per i temi
economici che quelli politici. Perché l’Europa è un orizzonte che nessun settore si può permettere di
perdere di vista. Responsabilità, dicevo. E come sistema di rappresentanza la Confcommercio porta con
sé quella di sottoscrivere alcuni dei più importanti contratti collettivi di lavoro del nostro Paese. A partire
da quello del Terziario, che si applica a 3 milioni di dipendenti in Italia.Siamo arrivati di recente, finalmente, al rinnovo di questo contratto. Il contratto – alla fine – è un traguardo complessivo che va oltre al semplice “lavorare”. Perché al contratto sono collegate antiche e nuove tutele, dal welfare alla formazione, che ci permettono di affrontare meglio e con più qualità le sfide della modernità di cui parlavamo prima. Il contratto è al cuore del nostro essere e fare sindacato, della nostra credibilità e autorevolezza come corpo intermedio. Un contratto come il nostro è equilibrato e strategico, non a caso adottato da oltre il 90% delle imprese italiane del terziario, e mette sempre al centro le persone che fanno e si sentono comunità. Come nelle nostre Associazioni, fare comunità, fare squadra è l’unico modo che ci permette di far fronte alle grandi sfide del presente e del futuro. Davanti alla complessità del mondo contemporaneo (vale in politica, in associazione o dentro le imprese) nessuno si salva da solo. Nessuno si salva da solo. Perché nessuno dispone di tutta la conoscenza necessaria per gestire tutta l’innovazione, per orientarsi in tutta la complessità del presente.
Agricolae EU, 21/05/2024