Confcommercio: obiettivo del Pil all’1% a rischio
Confcommercio esprime «fondate preoccupazioni ma nessun allarme» per la crescita «troppo lenta» nel nostro Paese, «ancora tutta da costruire ». Le stime del Def (Documento di economia e finanza), pari all’1%, non si discostano troppo dallo 0,96 atteso dall’associazione guidata da Carlo Sangalli che, ieri e oggi, tiene il tradizionale Forum romano, a Villa Miani. Eppure, si sottolinea, «le indicazioni congiunturali non aiutano a tracciare un percorso di ripresa». Tutto questo malgrado, nei primi mesi dell’anno non siano mancati i segnali favorevoli: l’inflazione è inferiore alla media dell’area euro e il mercato del lavoro mostra tassi di attività e di disoccupazione decisamente positivi. Quanto alle presenze turistiche, Io scorso mese di febbraio è stato il migliore di sempre. A pesare sono certamente le prospettive incerte dettate dai due conflitti in corso che fanno aumentare i prezzi delle materie prime. A una produzione industriale «ancora debolissima», si aggiunge un «netto calo dei consumi», che fanno il 60% del Pil, a fine 2023, e che «continuano ad essere deboli».
E così i timori prevalgono: «Senza alcun pessimismo – ha spiegato Sangalli -, devo dire che questo è davvero un problema, perché mette a rischio l’obiettivo di crescita per il 2024, che non può scostarsi troppo dall’1%». E anche la previsione di crescita dell’ 1,2% per il 2025 nello scenario tendenziale, indicata nel Def «appare ottimistica». Per Sangalli la conferma per il 2025 taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef a tre aliquote, ad oggi finanziati solo fino al 2024, e indispensabile anche solo per centrare l’ 1,2% dello scenario «tendenziale» del Def. Tra i fattori che potrebbero migliorare lo scenario, c’è l’apporto che potrebbe fornire la Banca centrale europea segnale di coraggio, tagliasse i tassi di mezzo punto a giugno e non di un quarto, come atteso».
Al governo Sangalli chiede di usare «tutte le leve possibili, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica». Dai maggiori investimenti alla riforme del Piano di ripresa e resilienza, agli strumenti fiscali: «Aspettiamo conferma della riduzione del cuneo contributivo anche per il 2025» e sarebbe «una boccata d’ossigeno» se il governo «estendesse la riduzione del carico fiscale al ceto medio». In un orizzonte di medio termine, a preoccupare sono «i significativi gap rispetto ai Paesi europei in termini di calo demografico, di tassi di partecipazione al lavoro, in particolare quello femminile e di produttività». Nel report dell’ufficio studi di Confcommercio.
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