Il presidente Faldella traccia il bilancio del primo quinquennio: «La generosità di cittadini, imprese e volontari può migliorare le cose. È la trasparenza che convince il territorio a donare»
Cinque anni di assistenza, ausilio e aiuto. E di vicinanza, comunità e concretezza. Cinque anni trascorsi al fianco di chi soffre e di chi deve affrontare il percorso della malattia e soprattutto della cura. Fondazione Sant’Orsola, fiore all’occhiello del nostro sistema socio-sanitario territoriale, spegne le candeline, guardando ai servizi svolti e realizzati con soddisfazione e gratitudine: tra progetti, iniziative e incontri, la Fondazione ha creato una vera comunità su cui poter contare, che fa affidamento sull’aiuto e sulla generosità del prossimo: le donazioni raccolte, infatti, ammontano a oltre otto milioni di euro.
Risorse totalmente destinate alla realizzazione dei progetti, perché i costi dell’ente sono coperti, invece, dalle 13 aziende promotrici, nove delle quali hanno dato vita alla Fondazione, che sostengono ogni anno la Onlus. Un valore economico immenso, che non avrebbe senso senza l’amore e la presenza dei 263 volontari, che si prendono cura dei pazienti del Policlinico e di Casa Emilia.
«Insieme possiamo davvero migliorare le cose, a beneficio di tutti – spiega il presidente Giacomo Faldella –, e quando le persone vedono che è davvero così partecipano, ci mettono del proprio, perché a tutti fa piacere contribuire a creare qualcosa di bello». Oltre a Bcc Felsinea, Faac, Iema, Illumia, Up-Day, Azimut, Banca di Bologna, Car, Comet, Crif, Lavoropiù, Mec e Pelliconi, al fianco della Fondazione ci sono privati, cittadini e imprese che attivamente sostengono le iniziative. Come sta facendo Rekeep per ’L’acqua e le rose’, il Centro benessere dei pazienti all’interno dell’ospedale, inaugurato nel 2022, con docce, vasca per il bagno assistito, barbiere e parrucchiere, tutto gratuito, per rispettare la dignità del malato e aiutarlo a sentirsi bene con sé stesso.
Il territorio, quindi, «dà prova di una capacità di donare per gli altri – continua Faldella –, che tiene su la nostra comunità e le permette di andare avanti. Ed è la trasparenza che libera la generosità e garantirla è il nostro impegno principale». Per questo i siti di comunicazione della Fondazione sono costantemente aggiornati sull’andamento dei numerosi progetti. Tra questi, c’è il primo servizio della Onlus rivolto ai più piccoli: la logopedia precoce per i bambini con la sindrome di Down, a partire dagli zero anni, gratuita per permettere loro di liberare le proprie potenzialità. Al momento, i pazienti seguiti sono 43. Sempre in campo pediatrico, nel 2022 è stata inserita la musicoterapia in ben sei reparti, aprendo anche un laboratorio per mamme e neonati.
Cuore pulsante della Fondazione è Casa Emilia, che accoglie i malati e le loro famiglie in una struttura gratuita che conta 19 appartamenti, con bagno e cucina autonomi. Qui arrivano pazienti da fuori regione che devono rimanere a Bologna per il periodo di riabilitazione o di cura. «Casa Emilia è il bene – racconta la parente di un’ospite –. Quando viene diagnosticato un tumore, il mondo ti crolla addosso: ci si sente completamente nudi, ma Casa Emilia ti copre e ti riveste. L’accoglienza non è solo materiale o economica, ma umana. La Fondazione è meravigliosa, e proprio per questo, quando andremo via da qui, contribuiremo al servizio». A creare il focolare è il rapporto «tra le famiglie e i volontari – commenta Faldella –, che fa nascere legami di comunità che aiutano a superare i momenti più difficili del percorso di cura e a vivere, concretamente, la gioia di non essere soli».
Sono tre, infine, i nuovi progetti in programma per il 2024: ‘Il Parco della luna’, spazio verde dedicato ai pazienti pediatrici, che consentirà loro di giocare, dipingere, fare pet therapy o musicoterapia; la realizzazione del nuovo Day hospital di Oncologia femminile, al padiglione 2, e l’estensione del progetto di musicoterapia per gli anziani.
Mariateresa Mastromarino, Il Resto del Carlino – 27 marzo 2024
“Finché sarà apprezzato e sostenuto il suo forte ruolo di servizio alle comunità, il negozio non morirà mai perché è sinonimo di collettività, di socialità, di sicurezza, di coesione”