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Il decano dei macellai Giancarlo, da 75 anni dietro al bancone. «Era il mio sogno»

In piazza della Pioggia, Montanari gestisce il negozio di carni più antico. La mia attività è stata premiata come una tra le più belle d’Europa»

Tre quarti di secolo in punta di coltello, filetti, controfiletti, bistecche, scaloppine, polpette, polpettoni e polpettine. Il cavalier Giancarlo Montanari, 88 anni portati con disinvolta baldanza, lavora ancora con lo stesso entusiasmo del primo giorno del 1949 quando mise piede nella Macelleria della Pioggia, nell’omonima piazzetta tra via Galliera e via Riva Reno. «Fare questo mestiere è sempre stato il mio grande sogno e i miei genitori mi hanno consentito di realizzarlo. Iniziai a 13 anni come ‘cinno di macelleria’ e clientela quasi esclusivamente femminile, che era già un vantaggio perché in quegli anni e a quell’età non era facile scambiare due chiacchiere con una donna». 

Da allora camice, coltello e bancone 

«Da 75 anni sempre qui, e dal 1977 come proprietario. Questo, per me, è un ulteriore motivo di orgoglio perché la mia storica macelleria, aperta dal 1244, è considerata la più antica d’Italia. La documentazione che lo prova si trova nell’archivio della chiesa di Santo Stefano». 

Perché lì? 

«Perché la Compagnia dei beccari si riuniva proprio in Santo Stefano. Non dimentichiamo poi che in questo negozio ha lavorato un nome illustre nel mondo dell’arte: Agostino Carracci che, come riportano i testi, veniva da una famiglia di macellai». 

Negozio importante, clientela importante.

«Buona parte di chi si serve da me appartiene a famiglie storiche di Bologna. Medici clinici, chirurghi, industriali, impiegati, artigiani e anche artisti come Emanuele Montagna e, giusto per fare un altro nome, Michele Placido, che pure è passato da qui. E gli atleti? Tantissimi e di tutti gli sport: da Augusto Binelli a Dan Gay a Sasha Djordjevic a Helmut Haller, un habituè, a Harald Nielsen, a Pilmark, Fogli, Tumburus, Bulgarelli, insomma il Bologna dello scudetto al completo o quasi». 

Il tempo passa e, prima o poi, dovrà appendere il camice al classico chiodo. 

«Continueranno mio figlio Stefano e la moglie Cristina, davvero bravissimi. L’altro figlio, Marco, sposato con Roberta, è un geometra libero professionista. Io, invece, ho accanto mia moglie Ornella, sposata 62 anni fa. Posso essere soddisfattissimo: faccio il lavoro che ho scelto di fare, nel ’69 ho vinto la medaglia d’oro per la più bella esposizione e il più bel taglio di carne della provincia e nell’81, ultima meritato riconoscimento, la mia bottega ristrutturata è stata definita dalle aziende specializzate di New York e di Dusseldorf, in un concorso con la Camera di Commercio e la facoltà di Veterinaria, la più bella macelleria d’Europa. Ma vorrei aggiungere un altro paio di importanti dettagli della mia vita». 

Li aggiunga

«Custodisco con grande passione la bicicletta con cui Bartali vinse il Giro nel ’36. Me la regalò un meccanico, ex ciclista: Amleto Dall’Aquila. Mettiti in ginocchio, prendila e rispettala, disse. L’altro dettaglio ugualmente importante riguarda il Carlino. La mia famiglia è abbonata da sempre. Cominciò mio padre, 85 anni fa e da allora, era il 1938, giorno dopo giorno, il giornale è sempre entrato in casa mia perché l’abbonamento l’ho continuato io, un giorno dopo l’altro, senza interruzioni».

Gianni Leoni, Il Resto del Carlino – 17 marzo 2024

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