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Case di riposo, sì agli aiuti. Dieci milioni dalla Regione

Confermato l’aumento delle rette. Il contributo vale solo per il 2024

Avanti con gli aumenti delle rette nelle case di riposo accreditate deliberati il 18 dicembre, ma per i meno abbienti la Regione ci mette una pezza. Una pezza che, nel 2024, vale una dote di 10 milioni di euro di extra-trasferimenti ai Comuni che poi dovranno decidere come e a chi assegnare quelle risorse. Lo prevede l’accordo sottoscritto martedì dai sindacati confederali e dalle rispettive sigle dei pensionati, e dalla Regione Emilia-Romagna, dopo settimane di proteste da parte di Cgil, Cisl e Uil e di famiglie da ogni dove, lungo l’asse da Piacenza a Rimini. Due i punti cardini dell’accordo. Il primo: da gennaio 2025, con le nuove regole dell’accreditamento (ancora da discutere) verrà introdotto l’Isee in modo lineare nel calcolo delle rette degli utenti delle Cra. Il secondo: per il 2024 ai Comuni andranno 10 milioni di euro in più di Fondo sociale regionale per sostenere le famiglie con redditi medio-bassi e bassi nel pagamento delle rette. Nel frattempo, però, verrà istituito un tavolo da hoc tra Regione, Comuni e sindacati per determinare i criteri per la fruizione di quei 10 milioni.

«Un’intesa importante – sottolineano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale al Welfare, Igor Taruffi – che giunge al termine di un confronto proficuo con le organizzazioni sindacali». I 10 milioni di euro, precisano i due, «si aggiungono agli oltre 30 milioni in più che nell’ultimo anno e mezzo avevamo messo sul Fondo regionale per la non autosufficienza. Continuiamo quindi a supplire all’assenza del Governo, che taglia sulle risorse per la sanità e i servizi socio-assistenziali, facendo fino in fondo la nostra parte».Tutto risolto, insomma? Non proprio. Gli aumenti (4,10 euro al giorno) restano per buona parte dell’utenza, ma quanta ne è toccata non è chiaro: una volta definiti i criteri per l’uso dei 10 milioni si capirà chi dovrà, invece, pagare tariffa piena. Gli aumenti sono scattati da febbraio, perché quasi tutti i territori si sono presi il mese di gennaio per adeguare i contratti con le strutture e quel che pare certo è che, nel 2024, i gestori incasseranno o con retta o con integrazione pubblica le somme promesse. Diverso, invece, lo scenario che si apre nel 2025 con l’introduzione dell’Isee nella modulazione della retta: ci sarà chi pagherà anche di più di quanto sta pagando o verrà utilizzata come retta massima quella vigente oggi dopo l’aumento, con la Regione impegnata a coprire la parte mancante ai gestori?

Cristina Degliesposti, Il Resto del Carlino – 8 febbraio 2024

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