La presidente Pannuti preoccupata per la carenza di specialisti «Situazione difficile anche per i pochi infermieri, serve lungimiranza».
Presidente Raffaella Pannuti, Ant è un’eccellenza del territorio da 46 anni. Il modello ideato dal professore Franco Pannuti si è rivelato efficace. Cosa è cambiato negli anni?
«È cambiato tutto, è innegabile. Sono cambiati la politica, la sanità, la comunicazione, il fundraising e ogni aspetto del nostro lavoro. Ma il modello pensato da mio padre regge. E, anzi, è quasi come se i mutamenti della società avessero avvicinato il mondo alla sua idea pionieristica, che sembrava utopia: portare gli specialisti della salute a casa dei malati cronici, anziché l’opposto, è infatti ora una necessità sempre più pressante. Lo dicono i bilanci del Ssn, lo ha detto la pandemia e lo chiedono i cittadini, che vedono lavorare realtà come Fondazione Ant. Ma il nostro modello si è dovuto adattarre ai cambiamenti, interpretandoli e valorizzando il nostro impegno a casa».
Quali sono i progetti per il 2024?
«Il 2024 vuole essere un anno di continuità e di attenzione all’innovazione. Continuità, ad esempio, significa rinvigorire gli sforzi sul fronte della prevenzione, con l’allestimento di un terzo Ambulatorio Mobile utile per portare nelle strade e nelle piazze le nostre visite gratuite di diagnosi precoce. Significa anche migliorare e ottimizzare sempre di più il modello di assistenza domiciliare sanitaria e psicologica, così da garantire la continuità delle cure ed eventualmente anche ampliare il numero degli utenti che, nel 2023, si attesta a 10.900 assistiti, tra pazienti oncologici e familiari seguiti per l’elaborazione del lutto. Il 2024 sarà l’anno in cui, dopo un percorso formativo che avvieremo a febbraio, testeremo il nuovo modello assistenziale di derivazione anglosassone che pone gli infermieri in prima linea, dietro un’attenta pianificazione dei percorsi di cura da parte dei medici loro coordinatori».
La telemedicina è il futuro. Come sta cambiando il vostro operato?
«Non è da oggi che in Ant si è iniziato a parlare di innovazione delle pratiche sanitarie e sono già tanti i progetti su cui ci siamo impegnati, testando diversi strumenti per il monitoraggio da remoto delle funzioni vitali dei sofferenti. In questo modo è possibile limitare gli accessi a domicilio dei pazienti per la semplice rilevazione dei parametri vitali, personalizzando l’intervento e ottimizzando le risorse umane disponibili. Viviamo un momento difficile, con una forte carenza di medici e infermieri anche per il settore privato sociale».
Dal Covid alla carenza di personale. Tante le sfide…
«Mettiamoci anche il disastro della crisi energetica, che ha fatto lievitare i costi fissi. Aggiungerei anche le difficoltà nel gestire la transizione generazionale dei volontari e pure una possibile crisi di fiducia nei confronti del Terzo Settore. Affrontiamo le difficoltà con flessibilità, immaginazione e lungimiranza. Durante il Covid il nostro modello organizzativo ha permesso di continuare l’assistenza; con la crisi energetica sono state salvifiche la scelta di dotarci di mezzi sostenibili, e l’installazione di un sistema fotovoltaico nella nostra sede. Da sempre lavoriamo con le giovani generazioni sui temi della salute, della solidarietà e del volontariato per formare nuove leve e accrescere la consapevolezza su questo settore».
La vostra assistenza pensa ai pazienti e alle loro famiglie.
«I pazienti e i loro familiari ce lo dicono spesso: quando una persona si ammala, si ammala anche la sua famiglia. È intrinseco nel nostro modello di assistenza prendere in carico anche i caregiver, attrezzandoli dal punto di vista tecnico ed emotivo. Ant è la realtà con il più ampio gruppo di psiconcologia in Italia: ci occupiamo delle persone in maniera personalizzata in base al bisogno».
Mariateresa Mastromarino, Il Resto del Carlino – 30 gennaio 2024
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