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«Mela Rosa Romana: buona, ma troppo poca»

Convegno nella sede di Ascom dedicato al frutto che rappresenta la biodiversità dell’Appennino: «Eccellenza che rischia di sparire»

«La mela Rosa Romana è un mito, è la viva rappresentazione della ricchezza della biodiversità del nostro Appennino. E’ la mela dalle migliori caratteristiche nutrizionali e salutistiche. Ma se ne produce troppo poca, e se non si fanno nuovi impianti rischiamo di perderla per sempre». Così ieri mattina il professor Silviero Sansavini, professore emerito di frutticoltura all’Università di Bologna, autorità indiscussa su questo settore, nella sede di Confcommercio Ascom ha esaltato la protagonista del calendario realizzato dall’associazione mela Rosa Romana ma ha al contempo lanciato un allarme sulla prospettiva di questa eccellenza agricola e gastronomica. «Se ne producono si e no 400 quintali, mentre per soddisfare minimamente le richieste del mercato ne servirebbero almeno 20mila» ha aggiunto Sansavini che ha riconosciuto l’importanza del lavoro dell’associazione presieduta da Dario Mingarelli ed animata da Antonio Carboni, così come il lavoro dell’Università e di alcuni ristoratori. Un valore per l’economia e l’attrazione turistica, ha sostenuto il presidente della commissione delle De.Co Bologna, Duccio Caccioni. Il direttore generale di Confcommercio Ascom Giancarlo Tonelli ha ribadito l’impegno della categoria e ricordato il piccolo investimento fatto nel meleto della Fattoria Zivieri. 

Il presidente di Bologna Welcome Daniele Ravaglia ha sottolineato il valore culturale di questo recupero: «Diamo anche atto al coraggio e alla caparbietà di questo gruppo di appassionati a favore di territorio, ambiente e valore del ben vivere. Sosterremo questa esperienza» ha promesso dopo avere ascoltato l’appassionata descrizione del valore di questa mela e dell’agricoltura che rappresenta fatta dalla dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice scientifica emerita dell’Istituto Ramazzini, originaria di Grizzana: «Prodotti come questi contribuiscono all’obiettivo europeo di dimezzare l’uso di pesticidi entro il 2030. Perchè questa mela non necessita di trattamenti chimici e dimostra che il nostro Appennino è ‘naturalmente bio’». 

La novità del calendario 2024 sta nell’illustrazione dei prodotti e alle preparazioni che negli ultimi mesi hanno ottenuto la DeCo: come appunto la Mela Rosa Romana, il Tagliere dei Salsamentari, lo Strichetto bolognese, la Torta grassa castiglionese, l’Africanetto di Persiceto, gli Imbutini di Ozzano, l’albicocca Reale di Imola, il carciofo Violetto di San Luca, l’olio extravergine Colli di Bologna, la Tagliatella al ragù bolognese, il Garganello di Imola e il Panone. Specialità che entrano nelle ricette proposte da fior di ristoratori come Alberto Bettini (Amerigo), Fattoria Zivieri, la pasticceria Gino Fabbri, Maria Pia Vitali, Camilla Belletti (Montepastore) e Andrea Tedeschi. Senza trascurare l’aperitivo Rosetto di Carlo Gaggioli e la birra Rosa Romana di Zapap. E soprattutto descrivendo i grandi patriarchi di frutta antica censiti da Claudio Buscaroli e coltivati dagli agricoltori della collina e dell’Appennino, con le loro rivendite e le botteghe storiche come quella di Antonio Contini Carboni a Riola di Vergato.

Conferenza Mela Rosa Romana

Gabriele Mignardi, Il Resto del Carlino – 17 gennaio 2024

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