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Il Museo Ottocento valutato ’migliore nuova struttura in Italia’

Il riconoscimento è arrivato da Artribune. Francesca Sinigaglia: «Oltre settemila visitatori dall’inaugurazione di aprile 2023»

Il riconoscimento arriva inaspettato, e quindi tanto più gradito. Artribune è una grande e diffusa redazione culturale del Paese sui temi dell’arte e della cultura, oltre che rivista cartacea distribuita in 55.000 copie in Italia: proprio Artribune ha valutato il Museo Ottocento di piazzetta S. Michele ’miglior Nuovo Museo in Italia’. Un grande risultato che, oltre a rendere fiera la storica dell’arte Francesca Sinigaglia, ideatrice e promotrice del Museo, fa bene anche anche alla città.

Sinigaglia, questa una notizia importante… 

«Sì, è un importante riconoscimento per il lavoro fatto in neanche un anno di apertura. È stato un forte impegno di ricerca artistica eseguito sul nostro territorio. Ciò di cui sono più fiera è di ristudiare tutti gli artisti bolognesi e di valorizzarli, perché meritano di essere conosciuti in tutto il mondo». 

Quanti sono stati i visitatori del Museo sino ad oggi? 

«Oltre 7.000 in 8 mesi». 

Dar vita ad un museo che non esisteva è stato faticoso? 

«Certo, ma io ho avuto tante persone che hanno creduto subito nel mio progetto. Questa è l’occasione per ringraziare Giancarlo Tonelli, direttore generale di Ascom Bologna, Eva Degl’Innocenti direttrice del Settore Musei Civici, Mauro Felicori, assessore regionale alla cultura ed ovviamente tutti gli sponsor. Ringrazio anche i tirocinanti della nostra Università che lavorano molto con me». 

Quale sono stati i risultati più sorprendenti derivanti dalle sue ricerche? 

«Gli studi sui nostri pittori Fabio Fabbi e Mario De Maria di cui i bolognesi sanno poco, ma che hanno fatto un percorso internazionale: Fabbi per lo stile orientale e De Maria per l’apporto del simbolismo nazionale con Gabriele D’Annunzio. Il museo deve diventare un punto di riferimento e di valorizzazione per la comunità, un centro di ricerca. Infatti molti eredi di artisti bolognesi, come quelli, per esempio, di Amleto Montevecchi, hanno donato al museo delle opere perché possano essere esposte». 

Qual è la ragione del successo del museo? 

«La condivisione. Abbiamo inaugurato il museo a fine aprile, e raggiungere in poco tempo un traguardo così importante è il frutto di una ‘catena di montaggio’, dove ogni persona ha un proprio ruolo. Io faccio ricerca, poi un mini team elabora il mio lavoro, altri curano i prestiti museali, altri la comunicazione e la divulgazione spetta ai ragazzi dell’Università che imparano per poi informare il pubblico che viene a vedere le opere. Il tutto si svolge come in un’armoniosa azienda in favore di una cultura viva». 

Il suo è un museo privato, cosa significa? 

«Significa che l’obbiettivo è dare borse di studio agli studiosi della pittura dell’Ottocento bolognese. Poi essendo privato è indubbio che significa anche velocizzare tanti procedimenti. Comunque il tutto passa sempre al vaglio del comitato tecnico scientifico formato da me, Eva Degl’Innocenti, Dante Mazza del Collegio Venturoli e l’Università con Irene Graziani e Giuseppe Virelli». 

Nicoletta Barberini Mengoli, Il Resto del Carlino – 30 dicembre 2023

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