FIPE-Confcommercio, la Federazione italiana Pubblici Esercizi, esprime soddisfazione per l’approvazione definitiva della norma contenuta nella Legge sulla Concorrenza che stabilisce la proroga fino al 31 dicembre 2024 del regime di semplificazione su dehors e tavolini all’aperto.
Una disposizione, questa, che permetterà ai titolari di Pubblici Esercizi di non richiedere l’autorizzazione paesaggistica e culturale per gli spazi esterni funzionali all’attività di somministrazione di alimenti e bevande.
La norma va di pari passo con il nuovo stile di consumo degli italiani, che si sposta sempre di più verso il fuori casa. Per questo è arrivato il momento di una riforma strutturale nell’ottica di favorire un cambiamento di paradigma – più volte evocato dalla Federazione – che passi da pura occupazione del suolo pubblico a una vera e propria riprogettazione urbana degli spazi esterni. I dehors, infatti, rappresentano un valore aggiunto non solo per le imprese, ma anche per i cittadini e le amministrazioni comunali: sono presidi di sicurezza, rendono i centri urbani più attrattivi, migliorano la fruizione della città, consentono di sperimentare nuove modalità di socializzazione e, da ultimo, rappresentano un’importante voce nel bilancio dei comuni.
“Come Federazione confermiamo la nostra disponibilità a un confronto chiaro e costruttivo con le Istituzioni”, ha dichiarato Matteo Musacci, Vicepresidente Nazionale di FIPE-Confcommercio. “Proprio su questo punto forniremo il nostro contributo sul disegno di legge che reca una delega al Governo per il riordino della cornice normativa in materia, che tenga conto, da un lato, delle esigenze di carattere economico e di programmazione degli investimenti delle categorie imprenditoriali e, dall’altro, della salvaguardia della sicurezza, dell’ordine pubblico, dell’accessibilità e del decoro urbano”. Secondo Musacci, “è arrivato il momento di prendere atto dell’importanza di queste strutture per le nostre città e di evitare atteggiamenti, come avviene in molte amministrazioni comunali italiane, che disincentivano le richieste e le concessioni di suolo pubblico”.