Il presidente dei commercianti: ma alla manovra chiediamo maggiore determinazione. C’è bisogno di azioni concrete per stimolare i consumi. E resta determinante l’apporto del Pnrr
Il governo punta su un rapporto più collaborativo tra fisco e imprese: l’accordo preventivo sulle tasse da pagare, attraverso il concordato biennale, può essere una via?
«Certamente è un primo passo per rendere più collaborativo e sereno il rapporto tra fisco e contribuenti – avvisa il leader di Confcommercio, Carlo Sangalli – Del resto, semplificazione degli adempimenti e promozione di compliance sono gli assi portanti individuati dalla legge delega per la riforma fiscale proprio per favorire l’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti. L’introduzione del concordato preventivo biennale per le piccole e medie imprese ed i lavoratori autonomi rientra in questa logica. Può contribuire anche alla riduzione del tax gap, dell’evasione, che in Italia viene calcolato tra i 75 ed i 100 miliardi di euro».
Nel pacchetto ci sono anche la riduzione delle sanzioni e nuove regole semplificate per favorire un rapporto più equo.
«Sì. Altrettanto importanti sono la qualificazione dello Statuto dei diritti del contribuente come legge generale dello Stato e il riordino della normativa fiscale nella prospettiva di un unico Codice tributario. A conferma che una buona amministrazione e la valorizzazione delle risorse informative digitali dell’Amministrazione finanziaria sono, oggi, gli strumenti fondamentali per una efficace azione di contrasto e recupero di evasione ed elusione».
Dunque guardate con favore alla riforma tributaria?
«La legge delega al governo per la riforma fiscale è una riforma complessiva del nostro sistema fiscale che nelle intenzioni mira a perseguire, contestualmente, l’impulso alla crescita attraverso la riduzione del carico impositivo, il contrasto di evasione ed elusione, la semplificazione degli adempimenti, la certezza del diritto. Obiettivi ovviamente più che condivisibili che ci auguriamo possano finalmente essere raggiunti».
La riforma arriva con una manovra giudicata prudente e poco orientata alla crescita. Condividete?
«È una manovra necessariamente prudente che tiene conto dei difficili equilibri di finanza pubblica. Bene gli interventi in materia di riduzione del cuneo contributivo e fiscale e l’introduzione in un sistema Irpef a tre aliquote. Misure finalizzate a contrastare l’impatto dell’inflazione sui livelli di reddito bassi e medio-bassi ma limitate, però, al solo 2024. In prospettiva, occorre che diventino strutturali. Per il resto, è chiaro che tanto per gli obiettivi di crescita, quanto per il buon andamento della finanza pubblica, resta determinante l’attuazione delle riforme e degli investimenti del Pnrr».
Temete il rischio di una recessione alle porte?
«La fiducia delle famiglie ed i loro consumi nell’ultimo bimestre saranno cruciali per la conferma delle previsioni di crescita del 2023 che stimiamo sotto l’1%. Per i consumi, le misure di riduzione del cuneo contributivo e il nuovo assetto di aliquote e scaglioni Irpef, secondo le stime della Nota di aggiornamento del Documento di economia dovrebbero stimolare nel 2024 maggiori consumi per almeno sei miliardi di euro».
Quanto può incidere il contesto geo-politico?
«Stiamo affrontando uno scenario geopolitico e congiunturale difficilissimo ed esposto a rischi di peggioramento. Nonostante le buone performance del nostro turismo sarà difficile raggiungere, nel complesso del 2023, il record delle presenze del 2019. Va ricordato che il settore turistico è già stato protagonista della ripresa post-crisi con un ruolo di propulsore anti-ciclico dell’economia italiana che meriterebbe definitivo e concreto riconoscimento. Nel terzo trimestre, l’alta inflazione ha provocato una perdita del potere d’acquisto e una frenata dei consumi con un conseguente rallentamento del Pil».
Claudia Marin, Il Resto del Carlino QN – 3 novembre 2023
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