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Quella storica, galleria delle griffe di lusso

“Siamo l’alta velocità della moda e della cultura”

Sono i proprietari di un pezzo pregiato di Bologna e rivendicano anche un ruolo nella cultura e nei costumi della città. «Ma guardiamo anche al futuro e alla sostenibilità», rivendica Paola Pizzighini Benelli, proprietaria di Galleria Cavour 1959.

Iniziamo dalla storia, come nasce la Galleria Cavour?.

«Il progetto risale al 1949, dopo chenel 1944 una bomba rase al suolo Palazzo Francia Comì. Mio suocero Giorgio Pizzighini pensò di costruire un palazzo di ispirazione razionalista, con l’intuizione urbanistica di collegare le quattro piazze del centro: Maggiore, Minghetti, Cavour e Galvani. Nel 1956 erano già terminati il primo e H secondo lotto coi negozi, poi per un po’ ci fu l’ipotesi di inserire anche un cinema e un ristorante, ma prevalse con la proprietà di allora dell’altra parte, i Sassoli de’ Bianchì, di fare tutti negozi, con un fulcro attorno al Caffè Viscardi».

Un cambio non da poco, per il centro.

«È stata una rivoluzione dei costumi, cambiò la passeggiata dei bolognesi. Attorno al palazzo bombardato c’erano vicoli o strade malsane, col progetto invece si riempiva di negozi e di vita. Mio suocero comprò le quote dalla famiglia Francia Comi tra il 1949 e il 1956».

Ma oggi che numeri ha Galleria Cavour 1959?

«I negozi occupano5.600 metri quadrati, che diventano 9mila con magazzini e superfici accessorie. Negli anni Novanta avevamo 31 negozi, poi tramite accorpamenti siamo arrivati a 21 perché i grandi marchi di moda occupano più spazi. Negli anni Sessanta tra le prime botteghe c’era Bang Bang di Vittoria e Carlina Capelli, con novità da tutto il mondo, oppure Papillon di Elda dall’Oca, che aveva Valentino e i francesi. Ma c’erano anche concessionarie di auto, negozi storici di biancheria e la Galleria d’arte Foscherari che nel 1968 ospita la prima mostra di arte povera. Nel 1976 Cartier apre il primo monomarca: La Galleria però non è un semplice condominio, ma un organismo complesso. L’attenzione alla sostenibilità richiede investimenti continui: siamo certificati Carbon neutral dal 2019 e abbiamo abbattuto le emissioni da consumo di energia elettrica del 59% nel giro di quattro anni».

Come va dal punto di vista commerciale?

«Avremo tre nuove aperture, Mc2 Saint Barth, che apre in questi giorni di fianco al Caffè Armani, poi avremo Damiani e Montblanc, dove oggi c’è la mostra degli abiti di Cecilia Matteucci. Le mostre e la cultura sono sempre state presenti nella nostra storia».

Avete subito gli effetti della Pandemia?

«Nel 2019 sono passate in Galleria 2,5 milioni di persone, nel 2020 sono diventate 1,6 milioni, nel 2021 siamo tornati a 1,8 milioni e 2,1 nel 2022. Quest’anno dovremmo arrivare a 2,3 milioni, non ancora i livelli pre Covid ma con una crescita costante. uri dato interessante è che oltre ai tanti stranieri da quando c’è l’Alta Velocità sono aumentati anche i milanesi, che superano altre città della regione. I negozi hanno capito che devono tenere aperto anche ad agosto per i turisti».

Ma in questi anni hanno chiuso, molti negozi?

«Pochi, ma abbiamo sempre ammortizzato coi negozi temporanei o le mostre. Il fatturato minimo, prodotto dai negozi durante la pandemia, è stato di 30 milioni, mentre nel 2023 contiamo che possa arrivare a 40 milioni. In Galleria lavorano circa 120 persone fisse, più tutto l’indotto che porta il totale ad almeno 250 persone. Offriamo anche servizi importanti per la clientela internazionale. Quindi farebbe piacere che questo peso venisse riconosciuto dalla città».

Cosa chiedete alle istituzioni?

«Per esempio vorremmo delle insegne nel Pavaglione, che ci hanno negato per trent’anni, perché per i bolognesi è scontato che ci sia la Galleria ma non lo è per i turisti. E poi più pulizia in via de’ Foscherari. Noi vorremmo anche mettere degli alberi al posto di auto e motorini.

Progetti futuri?

«Abbiamo sempre nuovi progetti culturali, con mostre temporanee e permanenti, sarebbe bello avere anche una libreria e poi vorremmo avere anche uno spazio per i prodotti della nostra azienda agricola, la “Due Giardini” di Rimini».

La verdura in Galleria Cavour?

Frutta e ortaggi, ma è un progetto complesso, siamo ancora gli inizi. Sul piano culturale mi piacerebbe organizzare visite nei luoghi del razionalismo a Bologna, visto che mio suocero ha fatto anche il Circolo tennis dei Giardini Margherita. Al posto di fare mostre sarebbe, più redditizio affittare ai negozi, Ma questo non ci viene riconosciuto».

la Repubblica, lunedì 30 ottobre 2023

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