Carlo Sangalli. Confcommercio, in Sardegna con mille dirigenti per la Conferenza di sistema
Cambia lo scenario e le proposte, ma il luogo e i protagonisti sono gli stessi. Carlo Sangalli, navigato leader di Confcommercio, come negli anni passati ha richiamato in Sardegna circa mille dirigenti da tutta Italia per la Conferenza di sistema, da ieri e fino a domani, utile per fare il punto sulla situazione del nostro Paese e sulle politiche dell’organizzazione.
Inflazione galoppante, mutui alle stelle, famiglie in difficoltà: gli italiani stanno soffrendo.
«Stiamo affrontando un periodo ancora una volta molto difficile. L’Italia quest’anno è cresciuta più di altri paesi europei, ma la situazione economica presenta alcuni moti vi di preoccupazione. Il nostro Ufficio studi ha rivisto al ribasso la crescita per l’anno in corso allo o,8%. Inoltre i consumi sono ancora deboli, tanto che le famiglie hanno perso negli ultimi due anni 17mila e 600 euro in termini di potere d’acquisto. Anche occupazione e produzione mostrano segni di fragilità. Serve un’operazione fiducia attraverso la detassazione degli aumenti contrattuali e delle tredicesime confermando, anche per il 2024, la riduzione del cuneo fiscale. Sarebbe una boccata di ossigeno in grado di rimettere in moto i consumi e la nostra economia».
Confcommercio propone una mobilitazione con prezzi bloccati per i beni di prima necessità? «Confcommercio, insieme alle federazioni della filiera del suo sistema associativo, ha aderito sin da subito e con senso di responsabilità al patto anti-inflazione proposto dal ministero delle Imprese e del Made in Italy e appena firmato con il presidente del Consiglio Meloni. Ancora una volta facciamo la nostra parte per tenere bassi i prezzi dei prodotti di largo consumo e tutelare il potere d’acquisto delle famiglie».
Come uscire da questa situazione con soluzioni stabili, posto che il debito pubblico costringe il Governo a soluzioni quasi obbligate?
«È bene precisare un punto. È vero che siamo in forte rallentamento, ma è altrettanto vero che arriviamo a questo tornante congiunturale in ottima salute. Europa, istituzioni nazionali, lavoratori, imprese, cittadini, tutti hanno ben cooperato per costruire un’impensabile ed eccezionale reazione a pandemia e crisi energetica. È da questa consapevolezza che bisogna ripartire».
I dati però confermano che far quadrare i conti non è facile.
«Le cifre della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza confermano quanto sia impegnativo in uno scenario in cui la crescita rallenta e si fa sentire tutto l’impatto di una stagione di politica monetaria severa. Tanto più per un Paese con un debito pubblico superiore al 140 per cento del Pil. Tornano così di attualità parole d’ordine di lungo corso come la spending review, un po’ l’araba fenice della politica economica italiana. La conclusione è comunque tanto concettualmente semplice, quanto fattualmente e politicamente complessa: non ci sono scorciatoie. Tenere i conti in ordine e costruire crescita e sviluppo sono due facce di una stessa medaglia: quella -voglio dire- della scelta dì pigiare il pedale delle riforme e di fare avanzare – con determinazione – il percorso del Pnrr. È il modo migliore anche per contribuire con credibilità. ed autorevolezza alla costruzione di un’Europa all’altezza delle sfide del nostro tempo: clima, tecnologie, migrazioni ed una pace da recuperare. Ma occorre anche adottare i primi provvedimenti di semplificazione a costo zero relativi alla delega fiscale e negoziare conia Commissione europea e gli altri pa1tner un nuovo patto di crescita e stabilità che coniughi regole efficaci con la necessaria flessibilità di bilancio».
Tassa sulle banche, è giusta?
«La nostra vera preoccupazione è la stretta creditizia che, anche per effetto degli Accordi di Basilea, sta penalizzando le imprese di minori dimensioni, il 95% della base produttiva del nostro Paese. Ed è un’emergenza dilunga data. Cito solo un dato: negli ultimi 12 anni i prestiti del sistema bancario verso le imprese con meno di 20 dipendenti si sono ridotti di un terzo. Serve, quindi, più attenzione da parte del sistema bancario verso le imprese del terziario per poterne cogliere le peculiarità e riequilibrare il rapporto tra sistema finanziario ed economia reale. Occorrono una coerente rivisitazione del Fondo di garanzia per le Pmi e un maggiore coinvolgimento dei confidi».
Migranti, possono essere una risorsa per l’Italia posto che si trovano sempre meno lavoratori in alcuni settori?
«Il terziario di mercato registra una persistente carenza cli personale. Le faccio un esempio; solo nel turismo e nel commercio mancherebbero, rispetto al 2022, circa 480mila lavoratori. E vi è un concreto rischio che molte richieste delle imprese non possano essere soddisfatte, soprattutto per mancanza di competenze. Dunque, anche la manodopera straniera, adeguatamente formata, può rappresentare una risorsa per le aziende e per la qualità della loro offerta. Occorre, però, adeguare le quote previste dal decreto flussi e tenere presente, nella loro distribuzione, le esigenze di settori, come la filiera turistica, già caratterizzati da un’alta percentuale di stranieri».
Turismo, dal suo osservatorio che estate è stata?
«Purtroppo, il tanto sperato record non ci sarà. Aumento del costo della vita e avverse condizioni meteo hanno pesato sulla spesa turistica di italiani e stranieri. Da gennaio a luglio di quest’anno ci sono quasi 14 milioni di notti perse rispetto al 2019. Il peggioramento del quadro complessivo si vede nella progressione mensile. I primi quattro mesi di quest’anno ottimi, poi a maggio crollo degli italiani, a giugno rallentamento degli stranieri e infine a luglio, mese importantissimo, crollo di presenze, sia italiane sia estere. Quasi il 13% in meno rispetto allo scorso anno. Sinceramente, e mi dispiace dirlo, non credo che agosto e settembre possano compensare quanto perso nei mesi precedenti».
Trasporti e infrastrutture carenti ostacolano il turismo.
«Buone infrastrutture e un buon funzionamento di trasporti elogistica sono precondizioni indispensabili per migliorare l’accessibilità dei nostri territori e sostenere le attività legate ai servizi e al turismo. È necessaria però – lo ribadisco -una piena realizzazione di riforme e investimenti del Pnrr, in particolare nel Mezzogiorno destinando risorse per infrastrutture più efficienti e sfruttare al meglio la straordinaria risorsa turismo che in quest’area può dare un importante contributo alla crescita e a nuova occupazione. Solo se riparte il Sud riparte il Paese».
Qual è la vostra posizione sul salario minimo?
«Abbiamo più volte espresso la nostra contrarietà a un intervento per legge su questo tema. Riteniamo che, a nostro avviso, la migliore risposta alla questione del salario minimo sia nella valorizzazione erga omnes dei contratti di lavoro stipulati tra chi rappresenta realmente il mondo delle imprese e il mondo del lavoro. Il Cnel può certamente essere la sede per favorire, attraverso il coinvolgimento delle parti sociali, la costruzione di una simile proposta. Voglio in ogni caso evidenziare come il contratto del te1·ziario firmato da Confcommercio quello più applicato nel settore – già preveda trattamenti economici complessivi superiori alla soglia dei nove euro ed un articolato sistema di tutele e di prestazioni in favore dei lavoratori, a partire dalla previdenza e dall’assistenza sanitaria integrative».
Giuseppe Deiana, L’Unione Sarda – 29 settembre 2023
Carlo Sangalli, Presidente Confcommercio Imprese per l’Italia