Il Presidente Postacchini: «Io non conosco tassisti ricchi o privilegiati, servirebbe un po’ di rispetto»
«E comunque io a Parigi ho passato una notte a cercare un taxi senza trovarlo…». Il presidente dell’Aeroporto di Bologna Enrico Postacchini conosce bene il problema della carenza di taxi in città durante le ore notturne. E non solo per la lunga e vana recherche nella Ville Lumière. Spesso sono gli stessi utenti a chiedere conto dei disservizi del trasporto pubblico allo scalo bolognese. «Se la prendono con noi, come se la colpa fosse nostra. Ma noi non possiamo chiamare i tassisti e dire loro “venite qui”, così come non può farlo la stazione dei treni o un teatro. Non è un tema nostro, né una nostra inefficienza, e come Aeroporto saremmo certo felicissimi se il servizio funzionasse alla perfezione. Ma…».
C’è un ma?
«Io non conosco tassisti ricchi o privilegiati. È sempre gente che offre un servizio in ore scomode. E bisognerebbe anche avere rispetto dei lavori meno comodi di altri».
Lo «sfogo» del professor Dario Braga, pubblicato sul Corriere in cui raccontava di un incontro-scontro in aeroporto, dopo un’attesa di mezzora, con un tassista senza pos funzionante, l’ha stupita?
«Quel che è accaduto al professore è un fatto che non definirei come una regola. Sicuramente però la notte, di taxi, c’è carenza. Anche in stazione ferroviaria, come a conclusione di un concerto o altro è complicato trovarli. Da sempre. Ed era così anche quando avevamo più fiere e congressi. Ma la notte è la notte, la situazione non è dissimile a quella di un ospedale: non funziona tutto come durante il giorno».
Il racconto del professor Braga tocca anche il tema dell’uso del Pos sulle auto bianche forse non è gradito da tutti i titolari delle licenze…
«Faccio presente, però, che in Europa sono installati poco più di 10 milioni e mezzo di pos e in Italia superiamo i 3 milioni e mezzo, più di un terzo quindi».
Il servizio secondo lei è all’altezza della richiesta, alla luce anche del numero di turisti che sbarca in città quotidianamente?
«Idealmente la nostra dovrebbe essere una città in cui i tassisti parlano tutti l’inglese, i ristoratori tre lingue, ma non è così da nessuna parte perché se a New York sali su un taxi fatichi a sentire una parola in americano e i tassisti vivono (mangiano, bevono, dormono) nella macchina. Noi abbiamo un servizio molto più alto: i nostri taxi, salvo rare eccezioni, sono puliti e profumati. All’estero, dove hanno liberalizzato, il servizio non è altrettanto alto e i tassisti non hanno le commissioni (relativamente ai pos) che si hanno qui in Italia né pagano le tasse che la categoria paga da noi. La speranza è che dal confronto tra tassisti e Comune, per aumentare il numero di automobili, si arrivi a una sintesi che soddisfi entrambi».
Un accordo ancora non si è trovato. Secondo lei come potrebbe risolversi la situazione?
«Indennizzando i tassisti della licenza, dando loro indietro quello che hanno speso, e ricominciando a quel punto da zero liberalizzando le licenze. Ma non facendolo prima con un esproprio proletario. Se vogliamo qualcosa di più non dobbiamo martoriare chi deve dare il servizio».
Tornando alle criticità serali in aeroporto, non si può pensare a una soluzione alternativa di trasporto pubblico durante le ore notturne e lo stop del People mover?
«Se il Comune e Tper trovano un accordo… ben venga: più è completo il servizio, per noi, meglio è».
Ci sono città che possono essere d’esempio per Bologna?
«Le città che hanno sviluppato la massima intermodalità: dalla bici al treno, al taxi, al bus, al cugino che ti viene a prendere… che è un po’ quello che si sta cercando di fare qui a Bologna, poi».
F. B., Il Resto del Carlino – 1 settembre 2023
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