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‘Città 30’, la frenata delle imprese. «Non si può fare in tutta la città»

Ventidue associazioni di categoria si dicono «preoccupate per l’impatto economico sulle attività»

La ‘Città 30’ non convince le associazioni di categoria. Che, dopo un incontro con l’assessora Valentina Orioli, restano contrarie al provvedimento che introduce in quasi tutta la città il limite di velocità di 30 chilometri orari. Nonostante la promessa di un «monitoraggio durante la fase di sperimentazione, che si chiuderà a dicembre, per valutare gli impatti della misura sulle attività economiche».

«Gli imprenditori hanno confermato le preoccupazioni per la sostenibilità economica e i disagi alle attività, già provate in questi anni, nonché la contrarietà alla generalizzazione dei limiti dei 30 praticamente a tutte le strade di Bologna, salvo poche eccezioni», spiega Lanfranco Massari, portavoce di TimBo, il tavolo metropolitano di coordinamento permanente dell’imprenditoria bolognese che raggruppa 22 associazioni delle diverse categorie economiche della città.

Il provvedimento varato dalla giunta Lepore «rischia di rallentare anziché fluidificare il traffico e di ottenere effetti contrari a quelli sperati», avverte Massari. Nessuno, assicura, «contesta lo sforzo», ma «non si condivide la sua generalizzazione e il far diventare una eccezione regola o norma estesa anche laddove non è necessario».

Le imprese hanno chiesto al Comune «di procedere, nella attuazione della delibera, per gradi o step successivi e in via sperimentale, e di apportare correzioni ove necessario».

Orioli ha promesso «un’intensificazione» dei momenti di confronto, perché l’obiettivo «è condividere queste scelte per migliorare complessivamente il modo in cui la città si muove, tenendo conto delle esigenze di tutti».

Cna incassa la disponibilità del Comune al confronto, raccogliendo le indicazioni che verranno dalla categorie, ma si fa nello stesso tempo portavoce del sentiment negativo con cui le imprese hanno accolto il provvedimento. «C’è chi parla di referendum, ma non è il modello a cui pensiamo», premette Claudio Pazzaglia, direttore Cna. «Tuttavia l’opinione prevalente tra gli associati, come è emerso da un nostro sondaggio su un migliaio di aziende associate, è che il limite a 30 km/h può rappresentare un problema».

A Orioli, aggiunge Pazzaglia, «abbiamo chiesto se gli incontri servono per confrontarsi o se siamo chiamati solo a prendere atto di decisioni già prese. Ci è stato assicurato che c’è la volontà di confrontarsi». Il direttore di Cna non nasconde però qualche dubbio sulla possibilità che sei mesi siano sufficienti a far digerire alla città un cambiamento così radicale: «In sei mesi è quasi impossibile cambiare abitudini. Sugli orari, per esempio, ci sono questioni insormontabili».

E proprio sugli orari della città – tema sollevato da Ascom – si è tenuto ieri un incontro in Comune con l’assessora al Commercio Luisa Guidone e il direttore generale Valerio Montalto. Presenti, fra gli altri, Ascom, Confesercenti, Cna, Confartigianato, Caab, Università Cgil, Cisl, Uil e Camera del lavoro.

È stato costituito un tavolo di lavoro che studierà la possibilità, in tempi brevi/medi, di modificare e diversificare alcuni orari della città per migliorare la qualità della vita dei bolognesi.

Il primo passo sarà quello di leggere i dati di traffico, con l’analisi dei flussi, per capire i ‘pesi’ della mobilità privata, pubblica e conto terzi sulla mobilità cittadina.

Luca Orsi, Il Resto del Carlino – 8 luglio 2023

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