Decine di attività produttive non riescono a ripartire a causa della viabilità interrotta sulla via Idice. La rabbia dei negozianti: «Ci hanno ipotecato il futuro. Abbiamo bisogno di una mano per rialzarci»
Un grido di preoccupazione, per la propria terra, per le proprie attività e per il futuro, si leva, all’unisono, dai commercianti di Monterenzio che si sentono abbandonati. «Ci hanno ipotecato il futuro senza chiederlo», raccontano mentre guardano quello che, sulla via Idice, fino a un mese fa era uno dei centri produttivi nevralgici del paese. «Noi ci siamo trovati con il fango, i tronchi, sassi grandi come case dentro le attività, ma non vogliamo mollare, vogliamo ripartire, ma non possiamo farcela da soli senza le istituzioni, in primis il Comune che sembra, però, dimenticarsi di tutti noi».
E sulla Idice, a due passi dal centro di Monterenzio, la preoccupazione tocca tutte le attività produttive, nessuno escluso: i bar, che in un mese hanno dimezzato il fatturato perchè essendo la strada interrotta, a monte, molti clienti abituali non passano; la concessionaria Autoimmagine di cui rimangono, per fortuna, la struttura e la voglia di ripartire dei titolari, la Mecatech che produce a livello mondiale automodelli radiocomandanti, il Conad, dove molti clienti non riescono più ad arrivare e la carrozzeria storica del paese.
«Qui ci sono tante persone che devono lavorare per vivere. I locali sono stati dichiarati inagibili per precauzione, poi non è stato più detto nulla a nessuno di noi – raccontano ancora -. I mutui chi li paga? Gli stipendi dei dipendenti? Chi ci dà i soldi per vivere? Molti stanno lavorando ugualmente in questi locali a proprio rischio e pericolo, perché non hanno scelta e nessuno ci dà risposte. Il sindaco dice sempre che Monterenzio è solo un ‘paese dormitorio’. Qui c’è gente che vive e lavora in paese, perchè amiamo questo paese e diamo lavoro alle persone della zona. Come possono non capire che questa emergenza, se non ascoltata, porterà Monterenzio a sparire?».
E poi ci sono tutte quelle attività produttive al di là: dall’altra parte di quella frana, una delle duecento, che da un mese ha interrotto la sp7. Aziende e attività di grande rilievo per il territorio e per tutti i paesi metropolitani bolognesi che sono isolate. «Tutti loro rischiano di essere schiacciati dal peso della logistica: merci che non partono e non arrivano, pezzi di ricambio irraggiungibili. C’è tra loro anche chi ha prodotti deperibili che andranno buttati e sempre a questi non arrivano le materie prime per sfornare quegli stessi prodotti. Siamo preoccupati. L’emergenza maltempo ha colpito duro dopo poco dalla fine del Covid, abbiamo bisogno di un aiuto per rialzarci», concludono.
di Zoe Pederzini , il Resto del Carlino, 15 giugno 2023