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Appennino sotto la lente «Bisogna avere cura di ambiente e imprese. Ma servono i fondi»

Ieri a Sasso Marconi il dibattito sullo scenario post alluvione. Tonelli (Ascom): «Serve un patto plurale a cui partecipino istituzioni, associazionismo economico e sociale»

Boschi a perdita d’occhio, ruderi di case contadine, chiese abbandonate, poche abitazioni, strade invase da colate di fango ed erose dai torrenti che nel pomeriggio, dopo un violento temporale, sono tornati a fare paura. È lo scenario più che realistico nel quale ieri alla Fattoria Zivieri di Sasso Marconi si è dibattuto relativamente allo stato dell’Appennino bolognese. Una risorsa o un problema dopo l’emergenza maltempo? È questa la domanda che si sono posti gli esperti che si sono succeduti negli interventi coordinati dal direttore generale di Confcommercio Ascom Bologna, Giancarlo Tonelli, che non ha avuto dubbi: «L’Appennino è un’opportunità e quanto realizzato qui alla Fattoria Zivieri ne è un esempio» ha detto prima di snocciolare la litania dei problemi aperti da anni, dalla mobilità stradale e ferroviaria al dissesto che, che anche su questa fascia montana, ha dimostrato tutta sua la fragilità geologica. 

«Non avremmo mai pensato – continua Tonelli – di dovere fare i conti con questo scenario che non è un evento casuale, e che manifesta in pieno la necessità di avere cura del territorio. In questa zona operano tante imprese ed è chiaro che dobbiamo acquisire una nuova consapevolezza a un contesto di vita e lavoro che deve essere più attento al territorio. Serve un grande patto plurale su economia e ambiente al quale partecipino tutti i livelli istituzionali, l’associazionismo economico e sociale. Solo se lavoriamo tutti insieme senza veti riusciremo a intervenire sul territorio in modo efficaci, senza divieti o multe, consapevoli che siamo sulla stessa barca». La richiesta, quindi, è chiaro: servono sostegni e finanziamenti. Perchè, ha chiarito l’ex ministro dell’ambiente e attuale presidente di Emil Banca, Gian Luca Galletti, «chi fa impresa in montagna è un valore aggiunto anche per chi opera e vive in pianura. Il loro lavoro impedisce che l’acqua dei fenomeni meteo sempre più estremi arrivi direttamente in città. Svolgono una preziosa opera intersistemica che va finanziata adeguatamente, favorendo la permanenza delle persone e delle imprese». 

E ancora: «La nostra banca – prosegue Galletti – ha scelto di non chiudere gli sportelli nei piccoli centri, anche se non hanno la redditività richiesta dagli standard» Poi l’ex ministro ha insistito sulla necessità di un cambio culturale: «Non va tutto ripristinato come prima, perché le cose sono radicalmente cambiate. Le opere non vanno progettate sulla base delle serie storiche, ma guardando al futuro, verso il quale dobbiamo mostrare capacità di adattamento in un clima che ha caratteristiche tropicali e che va studiato, anche grazie al Centro meteo europeo». 

Le dinamiche abitative e agricole della nostra montagna sono state descritte da Tiberio Rabboni, presidente del Gal Appennino bolognese, che ha ripreso la metafora del Giano bifronte: «Il titolo del convegno esprime questa situazione: la bellezza e la fragilità della montagna. Una fragilità acuita dall’abbandono dell’agricoltura (la superficie agricola è calata del 50% negli ultimi 30 anni), dal cambiamento climatico, dalla polarizzazione abitativa e dall’assenza di manutenzione. In quattro anni abbiamo finanziato quasi 200 aziende agricole e fatto partire il Distretto Bio, ma non possiamo competere con la produttività della pianura, dobbiamo puntare sulla qualità ambientale e sulle produzioni di nicchia». 

Aldo Zivieri ha chiesto un cambio radicale di rotta: «Abbiamo fatto investimenti importanti – dice – ma non possiamo essere imprenditori sprovveduti e folli perché la politica dei cammini, come la Via degli Dei, con un turismo a basso valore aggiunto, non può essere il nostro futuro, o addirittura diventare un alibi per non sostenere le iniziative che possano davvero mantenere il territorio». Un punto di vista sostenuto dall’imprenditore Giancarlo Nigelli, che per le opere idrauliche ha chiesto un controllo costante come quello svolto nelle fabbriche. Il direttore di Confagricoltura Bologna, Andrea Flora, ha osservato che le zone abbandonate hanno registrato danni maggiori e che va rafforzata la collaborazione con gli operatori locali, di coloro che conoscono il territorio in profondità. Enrico Della Torre, direttore di Vivi Appennino, ha allargato lo sguardo a tutto il contesto appenninico nazionale e al ruolo che la rete stradale minore può svolgere nella promozione turistica. Medardo Montaguti, danneggiato pesantemente dall’esondazione del torrente Ghiaia a Monteveglio, ha insistito sull’esigenza di ridurre la burocrazia per stare vicino alla concretezza della gestione del territorio. 

Gabriele Mignardi, Il Resto del Carlino – 5 giugno 2023

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