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Pianeta commercio. Una chiusura al giorno, ma le tante aperture parlano di ripartenza

L’analisi delle associazioni: «Il settore è vivo, però sta cambiando». «Bologna però ha voglia di ripartenza», assicura Giancarlo Tonelli, direttore dell’Ascom.

Negli ultimi tre anni, anche sul commercio si è abbattuta una tempesta perfetta. Prima la pandemia con i suoi lockdown, poi la guerra e la crisi energetica hanno messo in ginocchio molti negozi di vicinato e attività commerciali.

Secondo i dati al 31 dicembre 2022 di Infocamere-Camera di commercio, dal 2019 – anno pre Covid – fra città e provincia sono registrate 824 attività commerciali in meno, in massima parte suddivise fra dettaglio (-271) e ingrosso (-547). Si è passati da un totale di 21.639 a 20.815.

Secondo altri dati, solo nell’ultimo anno ha chiuso un negozio ogni 24 ore. Insomma, la crisi si fa sentire anche in un tessuto commerciale dalle spalle larghe come quello di Bologna.

E Valerio Veronesi, presidente della Camera di commercio, riconosce «il valore insostituibile dei negozi di vicinato». E sottolinea come, al di là delle statistiche, il commercio «sia un settore fondamentale per la vivibilità, la sicurezza e l’attrattività dei luoghi in cui viviamo».

Il commercio al dettaglio tenta dunque di resistere alla crisi e di guardare al futuro con ottimismo. Intanto, il boom del turismo sotto le Due Torri, tornato a pieno regime dopo lo stop imposto dalla pandemia, dà ossigeno alle attività della ristorazione. Dal 2019, per esempio i ristoranti (e le attività di ristorazione mobile) sono passati da 3.449 a 3.613.«Soprattutto nel centro storico, l’indotto del turismo dà una grossa mano al commercio», afferma Loreno Rossi, direttore di Confesercenti. Mentre «fuori dalle mura e in provincia, gli operatori soffrono ancora».

«Bologna però ha voglia di ripartenza», assicura Giancarlo Tonelli, direttore dell’Ascom. I primi due mesi del 2023 sono infatti stati molto positivi per gli esercizi commerciali. E i saldi invernali hanno pesato in media per un 10% sui fatturati.

«Nel commercio, purtroppo, in questi ultimi anni si sono viste molte chiusure anche a Bologna, che rimane economicamente forte», commenta Rossi. E il problema delle nuove aperture «è la durata di vita media, che spesso non supera i tre anni di attività».

Fra i settori che più risentono della crisi c’è quello alimentare. «L’impennata dell’inflazione riduce il potere di spesa delle famiglie – afferma Rossi – con conseguente taglio al carrello della spesa». Secondo la Camera di commercio, le attività di commercio al dettaglio di prodotti alimentari dal 2019 sono calate di 39 unità, passando da 1.551 a 1.512.

In generale, però, si assiste a una trasformazione del tessuto commerciale della città. Aumentano i pubblici esercizi, le attività di accoglienza extra alberghiere (B&B, Airbnb, case vacanze) e le attività per i servizi a imprese e famiglie.

«E sono in aumento – afferma Tonelli – le attività gestite da imprenditori non italiani, o da poco in Italia, soprattutto nell’ortofrutta e nell’artigianato».

Se, dal punto di vista dei numeri, ci sono attività tradizionali che hanno chiuso o sono in difficoltà, «è anche vero – afferma Tonelli – che nel mondo del terziario sono entrate moltissime attività e imprese che ci chiedono di offrire servizi nuovi e differenti».

Fra le cause di molte chiusure di negozi tradizionali viene spesso citato il commercio online. Tonelli invita a vederlo «come una risorsa importante, anche nel settore del terziario. È ormai parte del lavoro, strumento nuovo complementare all’attività. Non se ne può più fare a meno».

Luca Orsi, Il Resto del Carlino – 3 aprile 2023
Giancarlo Tonelli, Direttore Generale Confcommercio Ascom Bologna

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