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Stop dei taxi, la carica dei trecento «Ora il Comune ci dia delle risposte»

Fari puntati su mobilità, geolocalizzazione e tariffe

Clacson, striscioni e bandiere. Il serpentone bianco dei tassisti bolognesi è partito ieri mattina, alle 10.30 in punto, dal distretto fieristico puntando dritto verso piazza Maggiore. Oltre 300, su 722 licenze totali, le auto che, a passo d’uomo, hanno sfilato in segno di protesta: si tratta della seconda giornata di sciopero (il servizio è rimasto fermo dalle 8 alle 22) in meno di un mese, dopo quella del 28 febbraio scorso. 

Lo stop dei taxi arriva a seguito dell’incontro di lunedì, conclusosi in un nulla di fatto, tra le associazioni di categoria (Ascom taxi, Cna Fita taxi, Confartigianato Tp Uiltrasporti, Unica taxi e Uritaxi) e il Comune. «Un tavolo – attacca il segretario regionale di Uiltrasporti, Mirko Bergonzoni – fallito perché l’amministrazione non è stata capace di trovare soluzioni alle nostre richieste. Noi siamo molto preoccupati per quello che sarà il nostro futuro». 

Tanti i nodi da sciogliere: mobilità, riorganizzazione dei turni, adeguamento delle tariffe e geolocalizzazione. Su quest’ultimo punto in particolare, da Palazzo D’Accursio «propongono di utilizzare un’app – le parole di Cosimo Quaranta, Cna Fita – che geolocalizzi gli operatori durante tutta la giornata». Una possibilità che, però, non ha incontrato il favore dei tassisti, i quali hanno rilanciato con una controproposta: «Abbiamo chiesto – continua Quaranta – di utilizzare un portale web che avrebbe le stesse funzioni in termini di definizione della presenza e qualità del servizio, ma il Comune vuole a tutti i costi quest’app. Noi, prima di dare qualsiasi risposta, vogliamo vederla e capirne la sicurezza in termini di privacy e tutela dei dati sensibili, sia nostri che dei clienti».

Un altro punto ‘caldo’ che ha portato alla frattura tra Comune e associazioni di categoria riguarda il tema della mobilità. «C’è un problema oggettivo – tuona il presidente di Cotabo, Riccardo Carboni – di capacità del servizio di muoversi all’interno della città, il che rende difficoltoso fornire delle prestazioni di buon livello». 

Fari puntati, in tutti i sensi, sui cantieri con un occhio ai più noti per tram e passante. Ma non solo. «Via de’ Carbonesi – prosegue Carboni – è stata chiusa per nove mesi e questo ha bloccato la città. Noi, non potendo passare di lì, dovevamo obbligatoriamente optare per dei percorsi più lunghi, motivo per cui i clienti si lamentavano. Se si taglia a metà la città, i servizi non funzionano».

Il corteo, sorvegliato a vista dalle forze dell’ordine, ha paralizzato la città, creando molti disagi al traffico soprattutto nelle zone vicine al passaggio del serpentone bianco: nello specifico, piazza della Costituzione, via Liberazione, piazza dell’Unità, via Matteotti e Indipendenza. La mobilitazione è poi terminata in piazza Maggiore, con le auto bianche che hanno circondato tutto il Crescentone, spingendosi fin sotto la statua del Nettuno. Qui, all’ombra di un Palazzo D’Accursio velato di rosso a causa di alcuni fumogeni lanciati al centro della piazza, i tassisti hanno continuato la loro protesta lanciando un ulteriore messaggio all’amministrazione. 

La categoria chiede, inoltre, un adeguamento delle tariffe, punto sul quale però «non si è ancora mossa una foglia». I tassisti lamentano tariffari fermi dal 2018, a fronte di uno scenario profondamente cambiato in termini di costi. «Gli aumenti – spiega Carboni – impattano sulla categoria. Non si può chiedere efficienza o miglioramento del servizio riducendo la nostra capacità di investire in tecnologia, mezzi puliti, o banalmente in formazione del personale».

Il corteo si è sciolto e il traffico bolognese ha ripreso il suo flusso regolare, ma una cosa è certa: se non si troverà presto un punto d’incontro, i clacson di protesta torneranno a risuonare tra le vie della città. 

Chiara Caravelli, Il Resto del Carlino – 22 marzo 2023

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