«Nulla potrà fermare le sue idee sul lavoro». Il regalo dell’associazione commercianti alla moglie del giuslavorista. Postacchini: «Un esempio». Tonelli: «Tracciò la strada giusta» Marina Orlandi: «Marco aveva a cuore le persone senza tutele»
Il 20 febbraio 2002, a meno di un mese dall’agguato delle Nuove brigate rosse, che lo uccisero sotto casa il 19 marzo, Marco Biagi prese parte a un convegno sul mercato del lavoro a Palazzo Segni Masetti, sede dell’Ascom. Quel pomeriggio, il giuslavorista anticipò quelle che sarebbero state le linee guida della riforma che ha preso il suo nome.
«Quel convegno ha fatto da spartiacque», commenta Enrico Postacchini, presidente Ascom, che 21 anni fa era il vice di Bruno Filetti. Il lavoro di Biagi, «la sua idea di solidarietà sociale in cui ci ritroviamo, ha segnato un’epoca anche nel nostro mondo».
«Come Ascom condividiamo il pensiero e le idee di Biagi, il cui ricordo è tutt’altro che sbiadito», conferma Giancarlo Tonelli, direttore dell’associazione commercianti di strada Maggiore. Per «sottolineare nel ricordo» questa condivisione – a pochi giorni dal 21esimo anniversario della morte del giurista – ieri Ascom ha donato a Marina Orlandi, moglie di Biagi, una foto incorniciata del giuslavorista Con questa dedica: «Grazie Marco. Noi sappiamo che le tue idee, ancora oggi attuali, hanno garantito lo sviluppo del Paese e dell’occupazione. Nulla le potrà fermare».
«Marco – ricorda la moglie – mi parlò di quel convegno. Era stato molto contento di essere stato ascoltato con interesse. Per lui quello era un momento difficilissimo».
In quegli anni, Biagi parlava un linguaggio nuovo. «Allora, parlare di flessibilità in entrata e in uscita, che Biagi riteneva uno dei principali limiti allo sviluppo del mercato del lavoro, era tabù», commenta Postacchini.
Che ricorda la passione con cui il giuslavorista raccontava alla platea di soci Ascom «il mix di soluzioni che proponeva per aumentare l’occupabilità e rendere il lavoro regolare sempre più vicino alle esigenze di flessibilità delle imprese».
Anche grazie alla lezione di Biagi, «che insegnava il valore del confronto, del dialogo, anche robusto, noi di Ascom abbiamo imparato a essere un sindacato datoriale che sa dialogare con le parti sociali e le organizzazioni sindacali».
E le sue idee si sono riflesse «sul modo di assistere e affiancare i nostri iscritti. Coniugando nel modo migliore la cura della loro imprenditorialità e il posto di lavoro dei loro dipendenti».
Quella tracciata da Biagi «era la strada giusta, il suo disegno riformatore, in cui il lavoro è visto come valore, avrebbe dato risultati importanti», commenta Tonelli. E aggiunge: «Oggi quella strada, quella sfida, andrebbe ripresa. Perché negli ultimi anni c’è stato un calo di attenzione proprio sul concetto del lavoro come valore, con le necessarie garanzie per le fasce meno tutelate, a cominciare dai giovani, che voleva entrassero nel mercato del lavoro dalla porta principale».
Con Marina Orlandi, all’Ascom ci sono Francesca Biagi, sorella del giuslavorista, con il figlio Giulio Venturi. «Marco – spiega la moglie del professore – aveva una grande attenzione per i deboli, per i giovani, per le persone senza tutele. Per loro si è battuto a costo della vita». E la sua eredità «è oggi, in questo momento di crisi, più che mai attuale».
Ieri, intanto, l’aula della Camera ha tributato una standing ovation per Marco Biagi quando Alessandro Cattaneo, di Forza Italia, ne ha ricordato la figura. Tutti i deputati e i ministri, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si sono alzati in piedi per applaudire.
Luca Orsi, Il Resto del Carlino – 16 marzo 2023
Marina Biagi, 21 anni dopo «La lezione di mio marito è sempre più attuale»
La moglie di Marco: «Aveva una grande attenzione per le persone più deboli Dai giovani ai senza tutela: per loro si è battuto a costo della vita»
«La lezione di Marco è senz’altro attuale, attualissima. Ancor più in questi anni difficili». Così riflette Marina Orlandi, moglie del giuslavorista ucciso dalle Nuove brigate rosse sotto casa, nel cuore del centro di Bologna, il 19 marzo 2002.
La professoressa Orlandi è a Palazzo Segni Masetti, nella sede di Confcommercio Ascom Bologna. Il presidente Enrico Postacchini e il direttore Giancarlo Tonelli le donano una fotografia del marito incorniciata, con la dicitura «Grazie Marco. Noi sappiamo che le tue idee, ancora oggi attuali, hanno garantito lo sviluppo del Paese e dell’occupazione. Nulla le potrà fermare».
Un pensiero, a pochi giorni dal 21esimo anniversario della morte di Biagi, «per sottolineare, nel ricordo, la nostra condivisione per il suo lavoro e le sue idee», commenta Postacchini.
Marina Orlandi – vicino a lei ci sono Francesca Biagi con il figlio Giulio Venturi, sorella e nipote del giuslavorista – sorride. Annuisce. «Marco – spiega – aveva una grande attenzione per i deboli, per i giovani, per le persone senza tutele. Per loro si è battuto a costo della vita». E la sua eredità «è oggi più che mai attuale».
Due porte più in là, nel Salone d’onore della sede Ascom, il 20 febbraio 2002 Marco Biagi, meno di un mese prima dell’agguato di via Valdonica, partecipò a un incontro pubblico organizzato dall’associazione dei commercianti. «Me ne parlò la sera stessa, era stato molto contento di essere stato ascoltato con tanto interesse, della partecipazione e dell’attenzione», ricorda la moglie Marina. E aggiunge: «Era un periodo difficilissimo per lui».
In quell’incontro Biagi declinò quelle che sarebbero state le linee guida della riforma che ha preso il suo nome. «Quel convegno è stato un vero e proprio spartiacque», afferma Postacchini, che allora era vicepresidente dell’Ascom. A quei tempi, «parlare di temi come flessibilità in entrata e in uscita era tabù».
La lezione del giuslavorista apriva le porte al confronto, al dialogo (anche robusto), parlava di dignità del lavoro. «In fondo – riconosce Postacchini –, da Biagi abbiamo imparato a essere un sindacato datoriale che sa dialogare anche con le parti sociali, con i sindacati».
Marco Biagi «tracciò la strada giusta, che avrebbe dato risultati importanti», afferma Tonelli. Ma oggi, aggiunge, «quel percorso va ripreso. Perché negli ultimi anni c’è stato un forte calo di attenzione per il lavoro come valore. Mentre questo, il lavoro come valore, era uno dei pilastri dell’insegnamento del professor Biagi».
Luca Orsi, Il Resto del Carlino – 16 marzo 2023