L’intervento di Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia: «Siamo sempre stati in prima fila, insieme a Conftrasporto, nel denunciare i rischi connessi ad un approccio alla transizione a tratti ideologico, non equilibrato e poco sensibile alle esigenze delle imprese»
Sin dalla presentazione, nell’estate 2021, del pacchetto europeo “fit for 55” siamo stati in prima fila, insieme a Conftrasporto, nel denunciare i rischi connessi ad un approccio alla transizione a tratti ideologico, non equilibrato e poco sensibile alle esigenze delle imprese. Abbiamo, quindi, rappresentato con forza, in Europa e in Italia, l’esigenza di perseguire sempre la sostenibilità dal punto di vista non solo ambientale, ma anche economico e sociale. È evidente che sulla delicata partita della riduzione delle emissioni climalteranti qualsiasi scelta – anche quella ambiziosa di raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica nel 2050 – debba essere valutata con il mondo delle imprese, per evitare di tradursi in una pericolosa penalizzazione per l’intero sistema produttivo nazionale ed europeo.
Su questo punto la neutralità tecnologica era ed è ancora il nostro riferimento: si dica al mondo della produzione dove si vuole arrivare e si lasci poi alle imprese la libera scelta della tecnologia più adatta da utilizzare per raggiungere quell’obiettivo. Ad esempio, in alcuni ambiti – penso alla mobilità delle persone nelle città – l’elettrico rappresenta sicuramente una valida soluzione, ma in altri comparti del trasporto non è ancora una tecnologia matura e sono quindi preferibili – tra quelle già esistenti – altre alimentazioni sostenibili dei motori termici.
Certo, il tempo è ormai trascorso e molte case costruttrici hanno già fatto investimenti, anche significativi, che non possono essere vanificati. L’auspicio è, quindi, che la riflessione avviata sull’abbandono definitivo del motore a combustione interna conduca al varo di una coerente politica industriale europea per la filiera dell’auto e il trasporto sostenibile che ne garantisca, al tempo stesso, la transizione ecologica e la competitività sui mercati internazionali. In ogni caso, l’eventuale scelta di abbandonare le motorizzazioni endotermiche per le auto e i veicoli commerciali leggeri dovrà essere accompagnata da interventi – come adeguate e capillari infrastrutture di ricarica e misure di supporto al rinnovo del parco circolante – che evitino impatti economici negativi su cittadini e imprese. Il perseguimento della sostenibilità dei trasporti è, insomma, una sfida estremamente impegnativa, che richiede la mobilitazione di tutte le risorse e le tecnologie disponibili.
È, quindi, positiva la previsione, contenuta nel testo approvato dal Parlamento europeo, di una possibile riconsiderazione del divieto entro il 2026, alla luce dei progressi che saranno conseguiti sul fronte della riduzione delle emissioni delle altre tipologie di alimentazione. Biocarburanti e carburanti sintetici potranno, in tale ambito, continuare a dare attraverso i motori endotermici il loro contributo per una sostenibilità del trasporto completa. Ma imprese e consumatori hanno bisogno di certezze per una transizione giusta che preservi l’eccellenza nazionale ed europea della filiera automotive. Il nostro auspicio è, quindi, che su questi temi si prosegua con pragmatismo, attraverso il confronto costruttivo, evitando scelte controproducenti e autolesionistiche per il sistema produttivo nazionale.
Il Giornale, 14 marzo 2023