Maria Sirica, vedova del barista della Riccardina di Budrio, ha chiesto 800mila euro di danni. L’istanza dell’avvocato Bacchelli: «Gravi negligenze dimostrate reiteratamente sul caso di Feher»
Ottocentomila euro a risarcimento dell’«immobilismo» dello Stato, che non ha eseguito i provvedimenti di espulsione nei confronti di Igor «il russo» Vaclavic, alias il serbo Norbert Feher, e ha così di fatto permesso che lui quel tragico 1° aprile del 2017 assassinasse suo marito Davide Fabbri, nel loro bar della Riccardina di Budrio.
Maria Sirica, tramite il suo avvocato Giorgio Bacchelli e per conto anche del defunto suocero Franco Fabbri, morto due anni fa, che ha nominato la nuora sua erede, ha citato a comparire davanti al tribunale civile di Bologna la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell’Interno e il Ministero della Giustizia per risarcirla del danno della morte del marito. Un danno causato dalle «gravi negligenze dimostrate reiteratamente nel non aver proceduto ad attuare i provvedimenti espulsivi nei confronti di Norbert Feher», si legge nell’atto di citazione. Mancate espulsioni, scrive l’avvocato Bacchelli, che hanno «senza dubbio una connessione causale diretta con le attività delittuose commesse da questo soggetto estremamente pericoloso», in primis appunto gli omicidi della Riccardina e di Portomaggiore, ad aprile 2017. E «non è scusabile, né giustificabile che lo Stato italiano non riesca a risalire all’identità certa di un carcerato che ha scontato la pena nei suoi istituti», attacca Bacchelli.
La somma quantificata per il risarcimento è quella che stabilì il giudice Alberto Ziroldi il 25 marzo 2019, quando condannò Igor all’ergastolo, nel processo di primo grado con rito abbreviato. Ossia 497.880 euro per Sirica e 300.000 per Franco Fabbri, cui si aggiungono gli altri ventimila circa di spese legali nei tre gradi di giudizio, che l’imputato avrebbe dovuto liquidare. Sirica e Fabbri si erano costituiti parte civile assieme alla famiglia dell’altra vittima italiana di Igor, Valerio Verri, e all’agente sopravvissuto all’agguato di Portomaggiore, Marco Ravaglia.
Non solo. In via subordinata, qualora non fosse accolta questa prima richiesta, l’avvocato di Sirica, Giorgio Bacchelli, ne formula una seconda: quella dell’equo indennizzo previsto dalle leggi comunitarie per le vittime di reati violenti, se il condannato non può farlo. Come in questo caso, dato che Igor è in carcere in Spagna e potrebbe restarci tutta la vita. «Ma la normativa italiana è fortemente riduttiva nell’indicare le somme riconoscibili alle vittime – illustra l’avvocato Bacchelli –: ho perciò ritenuto di ’allargarmi’ chiedendo che queste vengano riconosciute in termini ben più elevati», riconducili cioè alle cifre di cui sopra.
«Il nostro desiderio è quello di fare giustizia – chiude l’avvocato –. Questo atto è frutto di un lavoro di ricerca piuttosto importante, non mi risulta esista finora una giurisprudenza che dia ragione alle vittime di questo tipo di reati».
di Federica Orlandi, il Resto del Carlino, 26 febbraio 2023