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Finalmente la neve, tutti in pista. Impianti aperti, si scia ovunque. Boom di escursioni e ciaspolate

Arriva il primo week-end con il sorriso: pronti Corno alle Scale, Cimone, monte Cusna e Campigna. Ma sull’Appennino anche lo scialpinismo sta diventando fenomeno di massa: ecco la nostra guida

La notizia che gli sciatori aspettavano: da domani apriranno le piste e gli impianti dal Cimone al Corno alle Scale. «L’attesa è stata lunga, ma finalmente la neve è arrivata e da sabato (domani, ndr) gli impianti di risalita e le piste del Corno alle Scale saranno in funzione. Il bollettino della neve annuncia un’altezza di oltre 50 centimetri, che permetterà alla stazione di presentarsi all‘appuntamento con il suo abito migliore», annuncia la società di gestione del comprensorio. E domani riapriranno anche gli impianti del comprensorio sciistico del Cimone. «La neve di questi giorni – osserva il presidente della Provincia di Modena, Gian Domenico Tomei – ci consente di aprire gli impianti e ripartire con la stagione invernale»». Sul fronte degli impianti, da domani saranno aperti a Sestola la seggiovia Sestola-Pian del Falco col servizio ski-bus Pian del Falco e Passo del Lupo; al Passo del Lupo le seggiovie Faggio bianco, Lamaccioni, Colombaccio e il tappeto camposcuola; al lago della Ninfa la seggiovia lago Ninfa e il tappeto, al Cimoncino la seggiovia a sei posti e i tappeti Capanna uno e due, e alle Polle la seggiovia Polle Valcava. Quanto alle piste, apriranno a Passo del Lupo le piste 9, 12, 13, 14, 15 e 16, al Cimoncino la numero 4, la 24 e la 6, al lago della Ninfa la pista 7 campo-scuola e alle Polle la 17, la 19 (parti basse) e la 20. Riparte anche la Campigna, in Romagna, dopo la neve di questi giorni: da domani le piste saranno aperte. Lo stesso per gli impianti del monte Cusna, nel Reggiano, così come in provincia di Parma.

Tutti in pista? No, non tutti. Ora che la neve è finalmente arrivata e gli impianti iniziano a girare, gli appassionati di montagna prendono anche strade diverse. Magari lui scia ma lei no. Oppure, entrambi amano le discese sulla neve, ma il costo di un fine settimana sulle piste, per una coppia con due bambini, di questi tempi è diventato un problema. O ancora, pur amando la neve pettinata dai battipista e lo spritz finale al rifugio, dopo una settimana in ufficio c’è più voglia di quiete e natura incontaminata. 

Sono tante le ragioni che spiegano come, nell’arco di pochi anni, siano aumentati a dismisura i frequentatori dell’altra neve, quella ancora intatta, dove è più facile incrociare le impronte di un animale selvatico che quelle di un altro essere umano. Lo scialpinismo e l’escursionismo con le ciaspole stanno diventando fenomeni di massa. Cresce la domanda, ma anche l’offerta da parte di guide ambientali escursionistiche, per trascorrere qualche ora nel fitto del bosco e nei valloni immacolati. Nelle principali località sciistiche della regione alla classica offerta di piste perfettamente preparate si affianca quella di un turismo lento della neve. Dove invece gli impianti non sono mai nati o sono stati abbandonati perché non sostenibili economicamente, si è aperto un nuovo mercato. Dal Montefeltro alle valli piacentine, si moltiplicano le comitive che rimontano i crinali con gli sci agganciati allo zaino per poi scendere sulla neve vergine e le file variopinte di ciaspolatori che silenziosamente attraversano foreste imbiancate.

«Sicuramente nella nostra piccola stazione hanno un’importanza pari sciatori e ciaspolatori, per completare l’offerta e aprire la strada a tutti – spiega Manuel Tassinari, maestro di sci e gestore degli impianti di Campigna, nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi –, anche se io resto convinto che una stazione invernale debba poggiare sullo sci. Tutto il contorno fa bene e aiuta, purché ci sia la neve». Gianluca Maini è una guida ambientale escursionistica della Madreselva, cooperativa di guide che opera sull’Appennino bolognese. Dove, peraltro, la convivenza tra sciatori e ciaspolatori non è sempre serena, perché l’accesso alle zone più elevate del Corno alle Scale è complicato dal divieto di attraversare le piste.

«Negli ultimi anni ho visto decisamente un interesse sempre maggiore per le escursioni con le ciaspole – racconta Maini –. Io iniziai a guidarle nel 2016, ma allora metà di quelle programmate non partivano neanche per mancanza di iscritti. Adesso siamo costretti a fare delle liste di attesa perché tutte le date vanno esaurite oppure a sdoppiare i gruppi con due guide, ognuna delle quali accompagna una comitiva di circa 15 persone. Molti apprezzano anche la convivialità di queste occasioni e hanno piacere di conoscere altre persone e fermarsi al rifugio per mangiare qualcosa».

«La maggior parte di chi si iscrive – aggiunge Maini – è alla sua prima ciaspolata, altri magari frequentano la montagna d’estate e vogliono iniziare a scoprirla anche d’inverno. Ma non mancano quelli che arrivano dallo sci». «Ciaspolando si ha la possibilità di immergersi nell’ambiente circostante – sottolinea Marco Barbieri, guida ambientale escursionistica – mentre sciando ci si concentra di più sulla tecnica e sul gesto sportivo, senza apprezzare fino in fondo ciò che sta attorno. L’accompagnamento negli ambienti innevati in 5-6 anni ha avuto un importante aumento di richieste da parte del pubblico. Ci sono colleghi che in una giornata fanno addirittura due turni di accompagnamento. Questa è già un’attività alternativa importante nei grandi comprensori come il monte Cimone, il Corno alle Scale e il monte Cusna. E i prezzi accessibili, dato che con 10 euro si noleggiano le ciaspole per una giornata, sono una motivazione in più».

Enrico Barbetti, Il Resto del Carlino – 20 gennaio 2023

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